Michele Petraroia
CAMPOBASSO – E’ indubbio che il monito della Corte dei Conti vada repentinamente accolto traducendolo in atti amministrativi risolutivi che recepiscano le innovazioni legislative in materia di spesa pubblica, norme anticorruzione e tagli ai costi della politica ( legge n.190/2012, 228/2012, Decreti Legislativi n. 33, 35, 39 e 69/2013, leggi n.124 e n.147/2013 ). La Regione Molise ha l’obbligo di rispettare leggi dello Stato e non potrà che accelerare ogni adempimento in tal senso.

Premesso ciò, per rispetto della verità, bisogna dire che le tre leggi abrogate dalla Corte Costituzionale su rendiconto 2011, previsionale 2013 e legge sulle associazioni combattentistiche risalgono alla precedente legislatura e non sono imputabili ad errori di impostazione, ritardi od omissioni dell’attuale maggioranza di centrosinistra. Così come segnalare che al 31.12.2012 erano stati accumulati 334 milioni di debito nella sanità molisana è un’eredità della passata legislatura che non può essere attribuita alla Giunta Frattura.

Sul punto sarebbe opportuno riflettere se il sistema del commissariamento nazionale delle regioni in disavanzo sanitario da parte dello Stato non sia da contestare al cospetto dell’evidente fallimento intervenuto dopo sette anni di vigilanza del Tavolo Tecnico Ministeriale più che privare le Regioni dell’autonomia gestionale, accentrare tutto a Roma e poi bocciare ogni proposta o provvedimento attuativo. Sulla dismissione delle partecipazioni della Regione in aziende o società che operano sul mercato è giusto sanzionare i ritardi del Molise ed è giusto ammonire gli amministratori per non aver ancor provveduto in tal senso, ma se ciò è vero, è vero anche che le ricadute sociali di un’applicazione sic et simpliciter della dismissione equivale alla perdita di centinaia di posti di lavoro di persone che non godono di alternative occupazionali credibili.

La modalità più comoda per un pubblico amministratore regionale è quella di lavarsi le mani della crisi di Zuccherificio, Gam e altre imprese, ma sussiste un obbligo morale di chi governa un territorio proteso a tutelare il pubblico interesse che sono anche le condizioni di vita e di lavoro di centinaia di cittadini. Per concludere non c’è che dire circa l’esigenza di riordino gli enti strumentali sub-regionali, tagliare i costi della politica e ridurre le spese per dare l’esempio, ma contestualmente lo Stato non può pensare che la madre di tutti i tagli introdotta con il mutamento dell’art.81 della Costituzione che vincola al pareggio di bilancio e alla copertura preventiva di ogni uscita, debba essere pagata dalle regioni più deboli e dai cittadini più poveri.

Michele Petraroia

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