myNews.iT - Per spazio Pubblicitario chiama il 393.5496623
TERMOLI _ Bene comune: il bene messo in comune. Ciò che è buono/bene è di tutti – va messo a disposizione di tutti. Il bene di tutti, è di tutti. Ma cosa è bene? Questo è il punto; il bene comune è il primo valore che una concezione politica deve difendere a affermare. Ma dire questo non basta, se non si precisa quale sia il bene comune a tutti, il bene che deve essere allargato a tutti, a portata di tutti. Per esempio: il lavoro come valore è bene comune, è un bene che deve appartenere a tutti, come la casa, la salute, la vita, l’assistenza dei deboli, la sicurezza nelle case e per le strade, la crescita economica equilibrata, la pacifica convivenza, la libertà personale, una giustizia certa e veloce, il rispetto della dignità della persona, la cooperazione umanitaria e l’assistenza, lo studio, la cultura, la tecnologia, prezzi dei prodotti di prima necessità accessibili a tutti. Per una definizione breve del bene comune, possiamo così sintetizzare: l’interesse di ogni individuo si realizza assieme a quello degli altri, non già contro (come accade per il bene privato) né a prescindere da (come accade con il bene pubblico). Comune è infatti il luogo che non è solamente proprio, ma è il luogo che appartiene a tutti ed è lo spazio di relazioni interpersonali. La responsabilità di conseguire il bene comune compete, oltre che alle singole persone, anche alle istituzioni, poiché il bene comune è la ragion d’essere dell’autorità politica.

Le istituzioni, infatti, devono garantire coesione, unitarietà e organizzazione alla società civile di cui sono espressione, in modo che il bene comune possa essere conseguito con il contributo di tutti i cittadini. L’uomo singolo, la famiglia, i corpi intermedi non sono in grado di pervenire da se stessi al loro pieno sviluppo; da ciò deriva la necessità di istituzioni politiche, la cui finalità è quella di rendere accessibili alle persone i beni necessari — materiali, culturali, morali, spirituali — per condurre una vita veramente umana. Il fine della vita sociale è il bene comune storicamente realizzabile. Per assicurare il bene comune, ogni amministrazione ha il compito specifico di armonizzare con giustizia i diversi interessi settoriali.

La corretta conciliazione dei beni particolari di gruppi e di individui è una delle funzioni più delicate del potere pubblico; su di essa sarà valutato il suo valore dalla storia. Non va dimenticato, inoltre, che in un sistema democratico, in cui le decisioni, dibattute nelle sedi opportune tra tutte le parti sociali e politiche, sono solitamente assunte a maggioranza dai rappresentanti della volontà popolare, coloro ai quali compete la responsabilità di governo sono tenuti ad interpretare il bene comune del loro paese non soltanto secondo gli orientamenti della maggioranza, ma nella prospettiva del bene effettivo di tutti i membri della comunità civile, compresi quelli che appartengono ad esigue minoranze. Il bene comune della società non è un fine a sé stante; esso ha valore solo in riferimento al raggiungimento di tutti quei fini che attengono ai valori della persona.

Per nessun motivo si può privare il bene comune di ogni sua dimensione. Una visione puramente materialistica finirebbe per trasformare il bene comune in semplice benessere socio-economico, dimenticando l’educazione, l’arte, la cultura e tutta la ricchezza che in sé l’umanità contiene. Anche nelle piccole realtà locali la ricerca e la costruzione del bene comune seguono le stesse dinamiche, ma questo richiede da parte di tutti un impegno educativo per un autentico spirito democratico che non bisogna considerare mai come definitivamente acquisito e posseduto. Tutti si autodefiniscono democratici, portatori del vero senso della democrazia, …la prassi poi rivela qualcos’altro.