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Marcella Stumpo della Fondazione MilaniTERMOLI – L’attacco al bene comune territorio in Molise sta ormai arrivando alla fase finale: se si guardano in successione i fatti succedutisi negli ultimi sette-otto mesi non si può fare a meno di percepire un disegno preciso, certo non casuale. Non si tratta più, ammesso che mai sia stato così, di semplice inerzia o mancanza di intuizione delle possibili conseguenze negative di una decisione, ma di coscienti scelte deleterie.
Scorriamo velocemente il riepilogo,forse anche incompleto, dei colpi inferti alla qualità della vita in Molise dall’anno scorso ad oggi, colpi purtroppo sin qui quasi riusciti:

ripubblicizzazione dell’acqua a Termoli: si decide di non decidere, rimandando tutto all’azione della Regione. Nel frattempo arriva il Decreto Sblocca Italia  (efficacemente ribattezzato Sporca Italia per i suoi nefasti effetti sull’ambiente) e rimette in pista la possibilità di privatizzare, cancellata dal voto di milioni di italiani. E nonostante gli sforzi titanici del Comitato Acqua Bene Comune di Termoli, dopo un primo incontro non si riesce ad andare avanti nei contatti con la costosissima Commissione Regionale appena insediata ad hoc, che ha già dichiarato di essere aperta a tutte le opzioni, inclusa quella privata. Tanto per ricordarci che non dappertutto va così, a Napoli è stato da poco approvato lo Statuto di ABC, Acqua Bene Comune, la società tutta pubblica che gestisce il servizio idrico integrato.

Decreto Sblocca Italia: per arginarne le gravissime conseguenze, dato che  di fatto con esso il governo centrale esautora tutti gli enti locali dalla possibilità di impedire gli insediamenti dannosi per il territorio, i comitati civici molisani  chiedono alla Regione di impugnarlo davanti alla Corte Costituzionale, come subito hanno fatto già sei regioni italiane. La Regione Molise non firma, si limita ad impugnare la legge di stabilità, rinunciando così ad un’arma potente contro lo strapotere del governo in materia ambientale. E i nostri parlamentari hanno tutti votato lo Sblocca Italia, nonostante gli appelli in senso contrario.

– Tagli alla Sanità: dopo anni e anni di gestione “poco accorta”, il commissariamento prima e il Decreto Balduzzi poi mettono in ginocchio il diritto alla salute dei cittadini molisani. Due consigli comunali (nel 2014 e pochi giorni fa) a Termoli non bastano per indurre Sindaco e Presidente della Regione a prendere una posizione decisa davanti al governo in difesa del bene comune salute,particolarmente sotto attacco nel Basso Molise. Addirittura la Regione non si presenta alla Conferenza di Servizio per far valere la specificità di un territorio difficile, dove le chiusure ormai quasi certe renderanno l’assistenza medica una scommessa con il destino, dalla nascita di un bimbo al soccorso ad un cardiopatico, violando in modo palese  la Costituzione. E il Comune tace.
Nel vicino Abruzzo i sindaci con la fascia tricolore guidano i cortei di cittadini e vanno a Roma a presidiare il Ministero, dichiarando e dimostrando con i fatti che non lasceranno sguarnito il loro territorio.

– Ampliamento industrie chimiche, o meglio ampliamenti: oltre alla Momentive, infatti, anche la FIS (industria farmaceutica) pare abbia ottenuto l’autorizzazione ad aumentare la produzione.
La Regione ha dato il via libera alla Momentive, nonostante tra le altre criticità manchi il piano di zonizzazione (come fatto rilevare dallo stesso Ministro Clini ) sin dal 2002. Il piano di zonizzazione, è bene ricordarlo, definisce gli interventi idonei per la riduzione degli inquinanti e le  loro concentrazioni atmosferiche. Manca insomma lo strumento di controllo e governo del territorio: come è possibile allora asserire che non vi sarà aggravio del carico inquinante totale, e autorizzare nuove produzioni, se non abbiamo il quadro del contesto esistente?
Già nel 2010 l’Istituto Superiore di Sanità invitava a monitorare attentamente l’area del Nucleo, dove alcune concentrazioni erano vicine allo sforamento; da allora l’Arpa è stata inoltre indebolita nei  suoi poteri di controllo, con i tagli economici e lo smantellamento del  laboratorio di Termoli.
Di che cosa parliamo, allora? Signori della Regione, come fate ad autorizzare nuove emissioni senza avere il piano di zonizzazione? E come mai i cittadini ancora oggi, 20 anni dopo il 1995 (quando pochi coraggiosi cominciarono a denunciare il totale buio che avvolgeva il Nucleo di Termoli), non sanno nulla delle decisioni in merito (come dimostra la FIS, del cui ampliamento nessuno sapeva nulla)? E l’attuale amministrazione non ha davvero nulla da dire?

– Emergenza trivelle e gasdotti: molti non sanno ancora che il territorio del Molise è esposto ad un altro pericoloso attacco, quello delle numerosissime autorizzazioni chieste per svolgere ricerche di idrocarburi, in terra e in mare. Il 70 per cento della nostra terra è coinvolto, e parallelamente è in corso di approvazione l’approvazione di un elettrodotto che dall’Abruzzo arriverà a Larino, attraversando e scempiando siti di interesse comunitario e zone di produzione agricola pregiate. Sempre per effetto dello sciagurato Decreto Sblocca Italia, sarà comunque difficile per le amministrazioni locali opporsi. Il tutto nell’indifferenza di politica e cittadini,poiché resta purtroppo vero che il nostro tasso di reattività è molto basso.

Eppure la vicenda delle Gran Manze e della biomasse bloccata a Campochiaro ci insegnano che reagendo con decisione e unendo le forze si riesce talvolta a fermare le aggressioni alla vita; perché di questo si tratta.
Il diritto ad un’esistenza sicura, in un territorio alla cui crescita collaboriamo e il cui futuro decidiamo insieme, non può esserci sottratto dai giochi di una politica piccola piccola, che sta cercando di trasformare la democrazia del nostro paese in una meschina dittatura.
Noi della Fondazione Milani ci siamo battuti su tutti i fronti qui elencati, e chiediamo a tutti i cittadini del Molise di svegliarsi prima che sia tardi, di informarsi, di partecipare agli incontri e alle iniziative che le varie associazioni stanno preparando, dovunque vengano proposte, e di difendere il territorio con tenacia e senza paura: solo alzandoci in piedi e dicendo NO con consapevolezza possiamo riprenderci il diritto di decidere del nostro futuro, solo rifiutando il ricatto salute-lavoro possiamo cambiare la strada che ci viene prospettata come unica possibile, solo infrangendo le catene del baratto elettorale dei posti di  lavoro riprenderemo a sentirci cittadini e non sudditi.
Marcella Stumpo

Fondazione “Lorenzo Milani” ONLUS

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