myNews.iT - Per spazio Pubblicitario chiama il 393.5496623
CAMPOMARINO _ La Commissione Europea ha annunciato il via libera entro l’estate alla coltivazione della patata geneticamente modificata Amflora e di tre varietà di mais. Un argomento di stretta attualità e che, per forza di cose, interesserà anche il territorio molisano. Queste decisioni sono in netto contrasto rispetto alla strada finora seguita e rappresentano un segnale pericoloso per il futuro del settore primario europeo e soprattutto per l’agricoltura del nostro Paese e delle nostre regioni. Lo Afferma l’on. Anita Di Giuseppe, dell’Italia dei Valori. La giustificazione addotta dal commissario europeo è stata che i nuovi OGM approvati saranno utilizzati solo a scopi industriali. In realtà, le cose non stanno così, dato che saranno presenti anche nei mangimi per gli animali, estendendo di fatto il rischio alla filiera dell’alimentazione umana, con l’inaccettabile rischio di compromettere la salute e la sicurezza dei consumatori.
Nonostante il parere contrario delle associazioni di rappresentanza, si è deciso comunque di procedere. La questione degli organismi geneticamente modificati è molto delicata, perché i progressi della ricerca scientifica biotech hanno aperto scenari ampi e spesso difficilmente controllabili senza una normativa chiara e univoca. Con queste decisioni, la Commissione rischia di aggravare il divario con gli Stati membri, che non si sentono rappresentati e che vedono così minacciata la propria sovranità, specialmente in un settore come quello dell’agricoltura, essenziale in molti Paesi europei. Francia, Germania, Austria, Lussem burgo, Ungheria e Grecia hanno già deciso di avvalersi della cosiddetta “clausola di salvaguardia”, che permette loro di discostarsi in questo ambito dalla legislazione comunitaria. Il futuro della nostra agricoltura non è nelle coltivazioni OGM.

Il presupposto per uno sviluppo solido delle aree rurali e per il rilancio del comparto agricolo del nostro Paese e anche nel nostro Molise è legato in maniera indissolubile alla qualità; bisogna valorizzare il territorio e le produzioni tipiche, invece di favorire gli interessi economici delle multinazionali e occorre inoltre tener presente la diversità biologica e soprattutto le incognite per la salute dei cittadini. La strategia della qualità deve riuscire a coniugare il rispetto per la tradizione con lo sviluppo dell’innovazione, legandosi indissolubilmente ai riconoscimenti di denominazione a marchio DOP e IGP italiane. “La particolare vocazione del nostro Paese – conclude l’onorevole – deve garantire alle produzioni biologiche di molte colture un percorso preferenziale, per rendere la nostra agricoltura un’agricoltura di pregio, di qualità, un punto di forza dell’economia italiana. Non è certo con la patata transgenica che si supera la crisi del settore”.