
Nonostante il parere contrario delle associazioni di rappresentanza, si è deciso comunque di procedere. La questione degli organismi geneticamente modificati è molto delicata, perché i progressi della ricerca scientifica biotech hanno aperto scenari ampi e spesso difficilmente controllabili senza una normativa chiara e univoca. Con queste decisioni, la Commissione rischia di aggravare il divario con gli Stati membri, che non si sentono rappresentati e che vedono così minacciata la propria sovranità, specialmente in un settore come quello dell’agricoltura, essenziale in molti Paesi europei. Francia, Germania, Austria, Lussem burgo, Ungheria e Grecia hanno già deciso di avvalersi della cosiddetta “clausola di salvaguardia”, che permette loro di discostarsi in questo ambito dalla legislazione comunitaria. Il futuro della nostra agricoltura non è nelle coltivazioni OGM.
Il presupposto per uno sviluppo solido delle aree rurali e per il rilancio del comparto agricolo del nostro Paese e anche nel nostro Molise è legato in maniera indissolubile alla qualità; bisogna valorizzare il territorio e le produzioni tipiche, invece di favorire gli interessi economici delle multinazionali e occorre inoltre tener presente la diversità biologica e soprattutto le incognite per la salute dei cittadini. La strategia della qualità deve riuscire a coniugare il rispetto per la tradizione con lo sviluppo dell’innovazione, legandosi indissolubilmente ai riconoscimenti di denominazione a marchio DOP e IGP italiane. “La particolare vocazione del nostro Paese – conclude l’onorevole – deve garantire alle produzioni biologiche di molte colture un percorso preferenziale, per rendere la nostra agricoltura un’agricoltura di pregio, di qualità, un punto di forza dell’economia italiana. Non è certo con la patata transgenica che si supera la crisi del settore”.