TERMOLI _ In questi giorni, grazie alle lentezze giudiziarie e alla competenza di ottimi avvocati, diversi esponenti istituzionali di spicco hanno festeggiato la liberazione da procedimenti penali in corso più che l’anniversario della liberazione dal fascismo di cui si sono dimenticati. 

Resterà una macchia perenne nel percorso politico di tali figure assolte più dal Tempo che è trascorso anziché da un regolare processo in cui avrebbero
potuto dimostrare la propria innocenza con relativa estraneità ai fatti.
Se l’unico riferimento è il risultato non c’è che dire, la prescrizione di taluni reati  per  decorrenza dei termini non fa una piega. E’ un modo come un altro per affrancarsi da noie processuali e connessi rischi di eventuali condanne.

C’è  però una prescrizione ben più grave che è già scattata nel senso comune e tra i cittadini. C’è una rassegnazione apatica che induce l’opinione pubblica a restare in silenzio ed accettare supinamente ogni evento come fosse un fatto normale che un Presidente, un Assessore, un Consigliere, un Parlamentare o un Sindaco siano sottoposti a una o più inchieste da parte della Magistratura.

C’è un sensibile abbassamento della soglia etica che porta a considerare tutti alla stessa stregua. I  più  spocchiosi  reagiscono sbeffeggiando coloro che ancora esprimono costernazione su simili comportamenti. Come a dire che loro sono persone di mondo e non hanno di che sorprendersi. Eppure nonostante questo clima di generale impunità che assolve gli imputati senza bisogno di celebrare i processi, c’è ancora una minoranza di cittadini che invoca il rispetto delle regole.

Inchieste, articoli di stampa e intercettazioni pubblicate mostrano una rete, una pratica e un metodo che meritano una riflessione sul piano politico e istituzionale prima che giudiziario. La democrazia va affermata difendendo la credibilità, il rigore e la serietà di quanti ricoprono cariche elettive. E se giornali nazionali o magistrati di provincia sollevano dubbi è opportuno rispondere facendo chiarezza sui fatti e non rifugiandosi dietro la bravura dei propri legali .

                                                                                                                              Michele Petraroia

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