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i test sierologici sono fondamentali per affrontare la fase 2 e il ritorno al lavoro: positivo 1 test ogni 50 eseguiti.

TERMOLI – L’ Istituto Medico Chirurgico Italiano sta eseguendo da un mese i test sierologici per la ricerca degli anticorpi ani COVID-19. La strategia di ricerca nella popolazione del possibile contagio diventa infatti sempre più importante soprattutto nella cosiddetta fase 2 della pandemia virale.

Come infatti afferma il presidente WAIDID, l’Associazione Mondiale per le Malattie infettive e i Disturbi Immunologici, dott.ssa Esposito: “È necessario pianificare la ripresa definendo i controlli sanitari reali e concreti da effettuare ai lavoratori e alla popolazione in generale. I test sierologici servono ad individuare i soggetti che sono entrati in contatto con il virus, costituendo uno strumento di estrema importanza nella pianificazione post lockdown, così da allentare progressivamente le misure restrittive. Non si può affermare, così come avvenuto a lungo per i tamponi diagnostici e per le mascherine, che non servano o che addirittura test approvati dalle autorità regolatorie di Europa e Stati Uniti non siano affidabili, lasciando la popolazione libera di circolare affidandosi esclusivamente al distanziamento fisico.

L’unico modo per evitare la ripresa del contagio è quello di effettuare su larga scala test sierologici. Un conto è dichiarare che il Sistema sanitario nazionale non può farsi carico di sostenere le spese per la sierologia di tutti i lavoratori, un altro è affermare che non serva o che sia addirittura sbagliato effettuare valutazioni di siero-prevalenza”.

Sulla base di queste considerazioni sono stati finora eseguiti 300 test sierologici e sono risultati positivi alla presenza del Coronavirus 6 pazienti con un rapporto di un test positivo ogni 50 eseguiti. I positivi vengono poi segnalati e presi in carico dal sistema di prevenzione e igiene pubblica che decide il da farsi per ognuno dei pazienti segnalati.

I dati dell’Istituto confortano l’attendibilità del test utilizzato che è risultato positivo solo in pazienti che avevano tutti una storia clinica di malattia e sintomi respiratori da cui erano guariti o erano stati in stretto contatto con pazienti positivi al tampone o, in un caso, che era deceduto dopo aver contratto il virus.

Meno attendibili ci appaiono altri tipi test sierologici rapidi che riscontrano un numero troppo elevato di pazienti asintomatici positivi che sono probabilmente dei falsi positivi.

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