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Domenico Bruno
TERMOLI _ Il diciottenne deceduto a Termoli nel settembre del 2000 in uno stabilimento balneare di Rio-Vivo Marinelle non morì fulminato da una scarica elettrica. Lo ha accertato ieri mattina la Corte di Appello di Campobasso che ha assolto “perchè il fatto non sussiste” il titolare del lido, un imprenditore turistico di Termoli ed un familiare accusati di omicidio colposo.

La decisione dei giudici di secondo grado è stata resa nota al termine dell’udienza dibattimentale e ribalta completamente la sentenza di primo grado del Tribunale di Larino che aveva condannato a 6 mesi con il pagamento di una provvisionale di 240 mila euro il balneatore ed il familiare a seguito del decesso nello stabilimento balneare di Rio-vivo Marinelle di loro proprietà di un ragazzo di 18 anni. Secondo le tesi accusatorie il giovane, dipendente stagionale e saltuario durante il periodo estivo, morì perchè fuliminato da una pulitrice elettrica che si trovava nelle vicinanze al luogo dove il giovane stava camminando, costellato di chiazze di acqua.

I giudici di secondo grado hanno accolto le tesi difensive portate avanti dal penalista Domenico Bruno sostenute anche dai periti dei magistrati secondo cui il diciottenne non sarebbe stato fulminato mentre camminava all’interno dello stabilimento ma il decesso è avvenuto per patologie mediche.

E’ soddisfatto il penalista Bruno che sottolinea: “eravamo convinti sin dall’inizio della morte del giovane per altre cause non riconducibili all’elettrolocuzione. Per questo motivo ho rinunciato alla prescrizione del procedimento giudiziario così come hanno chiesto i miei assistiti. Eravamo certi delle nostre tesi e siamo riusciti finalmente a dimostrarlo appieno”.

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