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TERMOLI – Si è tenuto ieri, a Termoli, il primo concerto musicale di un certo spessore dell’estate termolese, con i salentini Nidi d’Arac, guidati dal leccese Alessandro Coppola. Una band di fama internazionale e in attività ormai da circa vent’anni. Uno spettacolo ricco di suggestioni nella loro personale e poetica rielaborazione della musica della tradizione popolare del Sud, in particolare della pizzica salentina, con forti contaminazioni elettroniche. Una sorta di “rave etnico”, che in meno di due ore di musica, ha letteralmente ipnotizzato il pubblico accorso per ascoltarli e per ballare.
Passiamo alle note dolenti. I Nidi d’Arac avrebbero meritato una presenza più massiccia invece che delle poche decine di persone intervenute, e questo, non certo per responsabilità degli artisti, ma per un combinato disposto di mancata informazione ed una location non proprio a portata di mano, anzi, di piede.
Abbiamo testato personalmente che, della presenza del gruppo lo sapevano davvero in pochi, tra i numerosi turisti e autoctoni che nella serata di ieri si trascinavano accalorati per il corso di Termoli ed il borgo antico.
La zona del concerto (lungo la passeggiata di Rio vivo, totalmente buia!), non è affatto disprezzabile, anche se abbastanza decentrata. Può essere idonea per artisti o festival di particolare richiamo di massa, che possono fare a meno di massicce campagne promozionali (vista anche una certa pigrizia istituzionale nel promuoverle!).
Forse un concerto di questo tipo, più ricercato, doveva essere realizzato in una location del centro e i riscontri sarebbero stati ben altri.
Va anche detto che questo spettacolo era inscritto nella rassegna dello “Street food truck festival” in cui è ricompreso anche il concerto della cover band “di lusso” dei Dire Straits Legacy. Tuttavia, la decantata rassegna gastronomica di sapori molisani e italiani erano, per la maggior parte, venditori ambulanti di hot dog, di patatine e di birra.
Insomma, sembrava la classica festa di paese o di quartiere – che a noi non dispiace affatto – ma senza la gente…
Non fraintendeteci: non vogliamo essere critici a forza e auspichiamo, anzi, che queste modeste note possano aiutare in futuro a migliorarsi. Del resto, più di ogni cosa, valgono i saluti finali della band salentina allo sparuto pubblico: “Un saluto a Termoli e all’Abruzzo!”.
Allora è vero, come sostengono in molti, che il Molise non esiste.