Un’immagine di prigionieri
TERMOLI _ Il 26 ed il 27 gennaio, presso il teatro-cinema Lumière, si è svolto lo spettacolo organizzato dal Liceo Scientifico “Alfano da Termoli” per commemorare il Giorno della Memoria.

Il titolo dello spettacolo di quest’anno è “Ci sarà sempre il cielo”: “Abbiamo posto l’attenzione sull’orrore dei campi, ma anche sulla speranza che nasce da testimonianze dalle quali emerge che anche nelle condizioni più terribili è possibile non perdere la speranza. Ecco perché il titolo dello spettacolo, che intende sottolineare questa speranza”, come ha dichiarato il professor Michele D’Ambra, che si è occupato della creazione dell’idea iniziale, della realizzazione delle musiche e dell’aspetto scenico dello spettacolo, e come ha sottolineato a sua volta il professor Lucio Cassone, che invece si è

 occupato della scelta dei testi e della comunicazione.

 Come nasce l’idea di questo spettacolo? 

Cassone: “Quando si finisce la scuola, a giugno, si inizia già a pensare a cosa fare durante il prossimo anno scolastico. Quindi, si dedica l’estate alla lettura, perché non si ha già un’idea ben precisa su cosa realizzare. Infatti, nonostante sul programma siano indicati quattro libri (Diario, Hillesum; Lasciami andare madre, Schneider; Auschwitz spiegato a mia figlia, Wieviorka; Diario clandestino, Guareschi), ne sono stati letti molti di più e sono state fatte numerose scremature: questi ci sono sembrati più adatti ad una trasposizione teatrale”

D’Ambra: “Come quasi tutti gli spettacoli realizzati da alcuni anni al Liceo per la Giornata della memoria, l’idea di questo spettacolo è nata dall’amicizia di un gruppo di docenti tra cui, oltre al sottoscritto, ci sono il prof. Sorella, la prof.ssa Di Giacobbe e il prof. Cassone. Alcuni incontri estivi hanno permesso all’idea di prendere corpo” 

Quali sono state le fasi preparatorie?

Cassone: “ La prima fase è stata quella di trasformare i brani scelti nella sceneggiatura, passando cioè dalla prosa al linguaggio teatrale, fase alla quale io ho partecipato. La seconda fase, sempre per quanto riguarda me, è stata quella della comunicazione, fase che va dalla realizzazione della locandina alla ricerca di sponsor, all’andare a parlare con il teatro, comunicazioni ai ragazzi di vario genere e tutto ciò che riguarda la comunicazione. Tornando alla preparazione in generale, invece, a fine ottobre, dopo la lettura dei testi, c’è una sorta di audizione, in cui i ragazzi vengono scelti per partecipare allo spettacolo e sono suddivisi in base alle loro capacità più marcate. Si creano quindi dei laboratori, differenti per le attività svolte in ognuno: in uno si lavora sui testi, in un altro ci si occupa delle musiche e delle scenografie, in un altro ancora della recitazione, e così via. Ogni laboratorio lavora per conto proprio, ma comunque deve essere in sinergia con ogni altro”

 

Quali difficoltà sono state incontrate?

 

D’Ambra: “Le maggiori difficoltà hanno riguardato la messa insieme dei vari pezzi di cui lo spettacolo è composto, difficoltà aumentata dal fatto che non sempre tutti i ragazzi che facevano parte dei vari gruppi erano presenti in maniera assidua”

  Qual è stato il suo ruolo? 

Cassone:  “Ho curato la prima parte, quella della scelta e dell’elaborazione dei testi, e quella della comunicazione con gli alunni e con le varie persone esterne alla scuola necessarie alla realizzazione di questo spettacolo. Comunque, nessuno ha avuto un ruolo ben preciso, nonostante quanto indicato sulla locandina: tutti hanno fatto tutto, ci siamo sempre rimescolati nelle varie attività”

 

D’Ambra: “Il mio ruolo è stato quello di condividere con gli altri colleghi l’idea iniziale e collaborare alla progettazione dello spettacolo. Per quel che riguarda la sua realizzazione, invece, io mi sono occupato di cercare e, ove non fosso possibile trovare, di comporre le musiche che fanno parte dello spettacolo; infine, novità di quest’anno, di realizzare una serie di video che faranno da scenografia digitale allo spettacolo.

Come sono stati preparati gli alunni?

 

Cassone: “In seguito all’audizione di cui ho parlato prima, il primo passo è stato spiegare loro cos’è la Shoa, perché è avvenuta, come si è sviluppata, ecc , percorso compiuto anche con l’ausilio dei testi scelti. I ragazzi che avevano già collaborato allo spettacolo dell’anno scorso hanno aderito in massa, entusiasti, mentre i nuovi avevano, all’inizio, un po’ di titubanza, di timidezza, anche perché, lavorando in laboratori separati tra di loro, non avevano visione del prodotto finale. Importante è stato farli sciogliere sul palco: c’è stata una crescita graduale, aiutata anche da continui stimoli e motivazioni da parte nostra, ed insieme ad essa è sorta una maggiore consapevolezza del loro ruolo e di quello che è il tema trattato e lo spettacolo in sé”

 

D’Ambra: “A differenza di altri anni abbiamo rivolto la nostra attenzione ai ragazzi del biennio e delle prime classi del triennio, quindi le informazioni storiche le abbiamo dovute fornire perché non erano inserite nei programmi scolastici. Questo è stato fatto attraverso la lettura delle testimonianze di cui è composto il copione. La risposta è stata molto buona. I ragazzi, anche quelli del biennio, sono riusciti ad entrare molto bene nella loro parte”

 

Come si sviluppa lo spettacolo?

 

Cassone: “ Quest’anno il teatro l’abbiamo definito ‘teatro nel teatro’, poiché, quando si apre il sipario, c’è un gruppo di ragazzi col prof che prepara lo spettacolo. E’ una sorta di teatro Pirandelliano, come in ‘Sei personaggi in cerca d’autore’. Quindi, nel momento in cui il prof. spiega i vari perché della Shoa, vengono proiettate su uno schermo delle immagini per sottolineare quello che si sta dicendo. Sul palco c’è una vera e propria classe, con i banchi, la cattedra, e così via: gli alunni si alzano ad uno ad uno, recitando la propria parte ed interpretando i propri personaggi come se stessero provando, mentre in realtà si è già nel vivo dello spettacolo. Si litiga anche, perché alcuni personaggi, recitando, si riconoscono: poi, quando un ragazzo ha finito la propria parte, o rientra, oppure esce dal palcoscenico, in base a quello che sarà il suo ruolo successivo. Intorno a tutto questo, inoltre, ci sono altri ragazzi che si muovono in base alle loro coreografie”

 Come è stato realizzato l’aspetto scenico? 

D’Ambra: “La scenografia è stata curata da un gruppo di colleghi con la collaborazione di una scenografa di professione come Alessandra Benaduce, che ha già lavorato in teatro, anche con attori come Paola Quattrini, e che ha collaborato con lo scientifico anche l’anno scorso nello spettacolo riguardante il genocidio degli armeni, strage cui Hitler stesso ha affermato di essersi ispirato nel suo folle progetto di sterminio”

 

Chi ha curato la parte musicale?

 

D’Ambra: “Le musiche sono state curate da me con l’ausilio del maestro Tiziano Albanese, componendo melodie nuove laddove non fosse stato possibile trovarne di adatte”

 Sono intervenuti o interverranno dei sopravvissuti? Cassone: “A differenza del primo anno, quando durante lo spettacolo “Numeri” sono intervenuti Pupa Garribe e Milani, quest’anno non è stato possibile avere con noi nessun testimone: è stato un peccato, perché lo stesso Milani, durante il nostro spettacolo, ha raccontato per la prima volta la sua esperienza. E’ un avvenimento frequente questo, in quanto molto spesso ci si vergogna dell’esperienza vissuta e si preferisce tacerla. E’ tuttavia abbastanza difficile, ormai, trovare testimoni disponibili: sono poco disponibili perché tra il 26 ed il 27 gennaio si concentrano centinaia di manifestazioni riguardanti la Giornata della Memoria. E’ molto complicato ricevere dal vivo la loro testimonianza” Che finalità vorrebbe che avesse questo spettacolo? Che messaggio vorrebbe che trasmettesse? 

Cassone: “ Lo stile che abbiamo voluto dare quest’anno allo spettacolo è che, anche nella tragedia, c’è sempre la speranza. Se si parla ogni anno di tragedie sempre nello stesso modo si finisce per annoiare: quest’anno abbiamo quindi voluto trasmettere questo messaggio di speranza. Per questo il titolo ‘Ci sarà sempre il cielo’. Abbiamo tentato di avvicinarci, ispirandoci, alla stessa leggerezza che c’è nel film ‘La vita è bella’, in cui il dramma viene raccontato ma con una certa leggerezza”

 

D’Ambra: “La finalità dello spettacolo è conoscere e far conoscere quanto è accaduto nei campi di concentramento tedeschi e non. Il messaggio di quest’anno ha una particolarità in più: abbiamo posto l’attenzione sull’orrore dei campi ma anche sulla speranza che nasce da testimonianze dalle quali emerge che, anche nelle condizioni più terribili, è possibile non perderla”

  Come vorrebbe che fosse vissuta la giornata della Memoria? 

D’Ambra: “Il mio desiderio sarebbe che, attraverso queste giornate, ci si rendesse conto del male che l’uomo è capace di fare, ma, al tempo stesso, che misto a tutto questo male c’è anche la possibilità di sperimentare che l’uomo ha mille risorse che possono fargli comprendere che l’ultima parola sulla storia non è il male. Chiudo con quello che dice uno dei brani dello spettacolo tratto dal diario del noto scrittore italiano Giovanni Guareschi, ‘non muoio neanche se mi ammazzano’. Questo è il senso del nostro messaggio:  c’è qualcosa nell’essere umano che è più grande di tutto il male di cui è fatto oggetto”

      

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