Aldo Caranfa
LARINO _ Perché non farlo santo subito, Aldo Caranfa, dopo quello che ha fatto e, soprattutto, dopo quello che ha detto con grande candore e, se si riesce, con la raccomandazione tangentata di qualcuno che i santi ce l’ha in Paradiso, non lo mandiamo in questo posto ideale dove si è già prenotato un suo ex collega di giunta? Se riesce il colpo non si può fare a meno di mandare definitivamente all’inferno chi ha avuto, non il buon senso o il dovere o il coraggio, ma la “sfacciataggine” di denunciarlo.

Come si è permesso di fare una cosa simile a una persona per bene!
Una persona che, sia chiaro, non per vizi, ma per scelta, quella di voler rimanere inoccupato tutta la vita, gli ha promesso, grazie alle tante conoscenze ed al ruolo di politico e amministratore, un posto di lavoro e, se ha chiesto un po’ di soldi in cambio, è solo per punirlo del fatto che ha detto di voler lavorare.

Un cattivo esempio che poteva sconfessare tutti gli inoccupati come lui, nel momento in cui lavorano solo i deficienti e quelli che sono rimasti legati ai valori di un tempo, quando anche una parola detta male ti portava a vergognarti di quello che avevi fatto. “Faccia mie sott’i matune” era la risposta della vergogna subita dai familiari e dai parenti. Ora si parla di rispetto del lato umano della persona e il rispetto viene svenduto proprio da chi non sa cosa vuol dire la parola rispetto. Ma il rispetto, quando è veramente rispetto, si professa prima di tutto a chi ha avuto il buon senso; ha sentito il dovere e ha mostrato di avere il coraggio di fare quello che è giusto fare, perché non ci siano altri a subire la stessa sorte e perché si continui a pensare alla politica in modo positivo e, così, al politico che è bravo non quando promette i favori e, soprattutto, quando promette e si fa pagare anche, ma quando si adopera per il bene comune, che è tale solo quando coinvolge tutti e non esclude molti o pochi che siano.

E la mancanza di lavoro è una esclusione per i giovani che non vogliono rimanere sospesi tra una birra o una grappa, tra una canna o un pizzico di polvere; per i padri di famiglia che si ritrovano senza lavoro a 40 o 50 anni e non sanno a cosa pensare; per le donne, soprattutto giovani, che vengono sfruttate e poi pagate, come sono nella generalità dei casi, quattro centesimi. Queste nostre riflessioni sono stimolate dalla vicenda che ha messo in luce un fatto grave per una comunità e per una città come Larino, che neanche la disperazione può giustificare; dai commenti che essa ha prodotto, in particolare quello del sindaco e della sua maggioranza che se la prendono con le opposizioni perché hanno avuto l’ardire di esprimere tutt’insieme un giudizio politico e non la solidarietà umana all’autore del misfatto; dai silenzi e dai comportamenti che hanno portato molti giovani a tifare per quello che Caranfa ha fatto e non per chi ha portato allo scoperto un atto che è la cosa peggiore di un politico e della politica. La causa prima di avere sulla ribalta tanti politici incapaci di governare le situazioni e, con essi, le istituzioni rappresentative più di problemi personali e di caste e quasi mai di progetti o di programmi, non diciamo di sogni.

L’amarezza di dover prendere atto di un mondo di valori completamento capovolto da una società che rende Dio il denaro e la cultura ed i valori ridotti a poca cosa, nelle mani di un Lele Mora o di un Corona, dello stesso Berlusconi, che è riuscito (se ne è accorto anche il Pd di Bersani) a portare allo sfascio il Paese ed a far vergognare quelli che non vogliono essere accattoni e vogliono difendere la propria dignità e sanno che, per mantenere ferma la barra dei valori, fondamentale è il lavoro e il rispetto dei diritti dei lavoratori.

Il Dio denaro di Comunione e Liberazione e del suo rappresentante Del Torto quando con candore, come Caranfa, afferma una sua verità, “fare cassa”. Stanno qui i silenzi di chi ha l’autorità, a differenza nostra, di esprimere un giudizio su fatti e personaggi simili, per bloccare un processo e provocare una inversione di rotta se non si vuole finire tutti nel baratro. Silenzi che puniscono il futuro delle nuove generazioni e le persone per bene come chi ha fatto trovare Caranfa con le mani nel vasetto della marmellata. Non dico che è quello che bisogna fare santo, ma almeno un grazie da parte di tutti quelli che sentono la bellezza di una società di persone per bene, di uguali e di giusti.

Se Caranfa è veramente pentito deve dimostrarlo cambiando atteggiamenti ed abitudini e spiegare ai giovani che gli danno la solidarietà umana che quello che ha fatto è un errore e, nel momento in cui sa che quello che ha fatto lui lo fanno anche altri, lo deve andare a raccontare ai tutori della legge per sperare che anche loro possano diventare pentiti e, così, liberare Larino e il Molise, di pratiche che stanno soffocando lentamente queste nostre realtà. Se ci possiamo permettere un consiglio alle opposizioni che vogliono fare politica: perché non cogliere questa situazione per chiamare i giovani a discutere politicamente dei fatti e renderli protagonisti di una nuova stagione qual è quella della partecipazione. Certo è bene sapere che fare questo bisogna uscire dai luoghi chiusi dei circoli o delle sezioni e scendere in mezzo alla gente e con la gente lottare.

Larino Viva

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2 Commenti

  1. comunque in questi gg si è parlato un po’troppo di questo “sant’uomo”e poco dell’autentico eroe che l’ha denunciato…non vorrei che quel ragazzo adesso paghi non trovando piu’lavoro per “eccesso di zelo”…in una terra malfamata come questa potrebbe succedere anche questo….