SOLLECITO La Presidenza del Consiglio dei Ministri ed i Ministeri in indirizzo ad attivarsi ciascuno per la propria competenza per risolvere la doppia problematica connessa con la gestione del post-terremoto del Molise. E’ assolutamente incomprensibile l’atteggiamento di assoluta insensibilità del Consiglio dei Ministri e del Governo su questioni istituzionali meramente interpretative che non richiedono esborsi economici, nuove spese o altre uscite. Dal mancato riscontro ad interrogazioni parlamentari presentate al Senato e alla Camera dei Deputati, Ordini del Giorno adottati in Parlamento e a mille esposti, note e petizioni, si evince un distacco planetario tra Capo di Gabinetto e Segreteria dei Ministri in indirizzo con la realtà e con le drammatiche condizioni di crisi che si vivono sui territori. Si potrebbe capire una difficoltà legata a stanziamenti indisponibili a causa delle notorie carenze di fondi pubblici ma nel caso di specie trattasi esclusivamente di insensibilità di una burocrazia legata a soggetti che vivono in una dimensione lunare.
Il quesito di dilazionare a 8 mila dipendenti pubblici le rate mensili per un importo di 15/20 euro pari a quelle dei lavoratori privati consentirebbe per l’appunto a 8 mila famiglie di avere a disposizione ogni mese un margine netto di 100/200 euro in più con evidenti riflessi positivi sui consumi e sulle condizioni sostanziali di quei nuclei senza arrecare alcun danno alle casse dello Stato. Perché questa vicenda sollevata unanimemente dal territorio, dai partiti e dai sindacati, che non costa nulla non si risolve? Stesso discorso trattasi per il completamento della ricostruzione post-sisma dove il Governo con apposita Delibera CIPE pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale ha messo a disposizione 346 milioni di euro, e lascia il territorio in una condizione di vuoto normativo non prorogando lo Stato di Criticità, né definendo di concerto con la Regione e i Comuni il pieno rientro in un sistema di intervento ordinario e normale.
Risultato di questo caos è che un Consiglio dei Ministri che sapendo della scadenza dello Stato di Criticità al 31.12.2011 ha lasciato passare l’intero mese di gennaio senza decidere né la proroga e né individuare un’altra soluzione amministrativa col paradosso che ci sono i soldi stanziati, i progetti approntati e non si può procedere ad aprire i cantieri per responsabilità della burocrazia ministeriale. Questo atteggiamento è grave perché si colloca in una fase emergenziale in cui i problemi delle famiglie e delle aree meridionali sono estremamente critici e c’è necessità di massima concretezza, tempestività ed efficienza nelle risposte delle Istituzioni. Michele PETRAROIA