Lo stesso dolore, la stessa disperazione, lo stesso sconcerto l’ebbe chi guardava la televisione o ascoltava la radio. Le notizie si susseguivano, il numero delle vittime aumentava ad ogni telegiornale, ogni famiglia si interrogava se tra quelle macerie si trovava un proprio congiunto, un amico, un conoscente. Con il passare delle ore il disastro comincia ad avere i contorni reali. Arrivano i primi nomi delle vittime, ed il Molise scopriva che tra i 308 morti vi erano sei suoi figli, di cui 4 studenti. La regione si stringeva intorno ai genitori degli studenti di Isernia, Boiano e Carovilli. Ogni madre, padre, fratello e figlio comprendeva e condivideva ciò che i parenti delle vittime provano. Quei tragici momenti, come accadde sette anni prima a San Giuliano di Puglia, riuscirono a scuotere tutti e a rendere ciascuno partecipe in prima persona. Parlallelamente partiva la macchina dei soccorsi. Il Molise seppe fare la sua parte.
La Protezione Civile della Regione Molise, prima a giungere nel capoluogo abruzzese, allestì un primo campo con un ponte radio nel centro distrutto dell’Aquila. Poco dopo ci fu assegnato la gestione dei soccorsi nella frazione di Arischia. In tempi record vennero montate tende, la cucina da campo, i servizi igienici e così, a poche ore dal sisma, oltre 600 persone la sera poterono dormire al coperto. Le tragedie molte volte tirano fuori il meglio degli uomini. Fu proprio ciò che accadde a l’Aquila. Oggi, ad