TERMOLI _ Negli ultimi anni l’Ospedale “S. Timoteo” di Termoli, dal primato che vantava in un vasto ambito territoriale, dall’alta Puglia all’intera Regione fino al basso Abruzzo, ha imboccato il tunnel della marginalità con prospettive assai poco rassicuranti sulla sua permanenza come “ospedale” del territorio basso molisano. E di questo malcelato e voluto destino abbiamo tutti i segnali: basta entrare nell’ospedale per averne prove tangibili, a cominciare dal CUP (Centro di Prenotazione Unica). Per avere il timbro di accesso a un servizio, quando tutto va bene devi aspettare almeno un paio d’ore senza che a qualcu-no salti in mente di ridurre i tempi di attesa con una migliore utilizzazione del personale amministrativo.
Va bene così, tanto nessuno protesta e tanto meno ce la fa a protestare la persona anziana afflitta dai disagi fisici che rimane in attesa di una chiamata che non si sa quando verrà. Poi viene la sorpresa: quell’accertamento (TAC, Scintigrafia, Risonanza Magnetica, Raggi) o quella visita medica specialista (Neurologica, cardiologia, ortopedica, ginecologica, etc.) può essere fatta fra sei-otto-dieci mesi, giusto il tempo per consentire a una cellula malata di esplodere in metastasi o ad un cardiopatico di morire. Altro che prevenzione della salute, di cui tanto si parla. Per modificare il disservizio baste-rebbe aumentare le ore delle prestazioni del personale comunque in servizio: ci sarebbe non soltanto un taglio decisivo ( o meglio annullamento) delle liste di attesa ma anche la riduzione dei costi di ammortamento degli strumenti con conseguente riduzione pro-capite dei costi dei servizi prestati. Analoga è la situazione per le visite mediche specialistiche: per averla nel giro di pochi giorni, senza attendere svariati mesi all’interno dell’ospedale e dallo stesso medico, basta pagare una seconda volta. Chi invece non può, e oggi è la stragrande maggioranza delle persone ,deve rassegnarsi affidandosi a un Santo protettore che non sempre è in ascolto.
Veniamo a un altro aspetto: la carenza del personale medico e di quello infermieristico tra i quali, i cosiddetti ‘interinali’ che svolgono la loro attività negli ospedali di Termoli e di Campobasso provenendo magari da Isernia e provocando gravi problemi gestionali. Ci fu un tempo in cui andato in pensione un primario o un aiuto si provvedeva a sostituirlo indicendo il relativo concorso. Oggi, o meglio da più di un decennio, di concorsi non se ne parla più e la conseguenza è sotto gli occhi di chi, purtroppo, capita nel “San Timoteo”: più di qualche reparto e servizio è senza primario e carente di medici per cui il servizio va avanti proprio grazie all’impegno di un avamposto di volenterosi che continua a lavorare tra la mancanza di infermieri, di strumentazione tecnologicamente avanzata, di farmaci spesso richiesti ai familiari dei ricoverati. Qualche concorso è stato fatto,ma nell’area amministrativa che invece necessiterebbe di una drastica cura dimagrante. Così se in trincea si devono arrangiare, la retroguardia se la spassa.
Una Regione che impegna oltre i due terzi del bilancio nella Sanità non è riuscita fino ad oggi, malgrado le chiusure di alcuni presidi ospedalieri, ad assicurare all’Ospedale di Termoli l’organico necessario al buon funzionamento dei reparti e ad una adeguata assistenza ai malati. Senza poi parlare dell’annosa carenza degli anestesisti e della conseguente riduzione delle sedute operatorie. L’impegno di spesa della Regione è notevolissimo, in quanto alla citata quota bisogna aggiungere il ricavato di cui viene a beneficiare con il raddoppio dei ticket farmaceutici e l’aumento di quelli per la diagnostica, l’aumento della accise per i carburanti, l’addizionale irpef, i prestiti accesi con banche estere per posticipare al futuro parte del debito contratto dalla sanità. Le diseconomie e le inefficienze di gestione producono una situazione di grave incertezza sui tempi di adem-pimento delle obbligazioni soprattutto nei rapporti con i fornitori provocando pesanti ricadute in termini di costi aggiuntivi.
Nonostante questo fallimento gestionale e finanziario vengono elargiti ‘premi di rendimento’ a dirigenti e capi vari senza che qualcuno abbia mai detto: ma l’ottimo stipendio non è sufficiente? Se l’Ospedale e la sanità in generale è un fallimento sotto tutti gli aspetti, a che titolo vanno elargiti questi premi? Non sarebbe più giusto,onesto e corretto applicare delle penali per gli obiettivi che non sono sistematicamente raggiunti? E perché aumentare i ticket per dare a chi ha già tanto togliendolo a chi ha poco o niente? Quale la logica e la ragione di queste follie in una Regione che è sull’orlo del precipizio, come e forse più della Grecia? E pensare che se il “San Timoteo” fosse stato accompagnato nel primato e nell’eccellenza che lo distingueva, sarebbe stato una risorsa finanziaria anche per la Regione. Si è invece abbattuta su questo Ospedale una sorta di indifferenza , accanimento o maledizione che oggi mostra il volto se non dello smantellamento, per lo meno del declino. Un tempo tutto il “San Timoteo”era un punto di riferimento, oggi sopravvive soltanto qual-cosa.
Situazione ben conosciuta da quanti non potendovi fare ricorso, sono obbligati ad andare fuori Regione con ulteriori aggravi di spesa. Com’è potuto accadere tutto questo? Chi lo ha voluto e perché? Dove stavano e stanno i politici locali, i consiglieri e gli assessori del basso Molise che attingono a piene mani nel serbatoio elettorale di Termoli; quale posizione hanno preso e in quale circostanza si sono battuti per il “San Timoteo”? Vale la pena ricordare che il contesto basso molisano non è di 50mila persone ma di oltre 100mila e d’estate, quando la costa si riempie di turisti, la popolazione raddoppia.
Questo declino ha indubbiamente un padre, la politica che è entrata sempre più pesantemen-te e direttamente nella gestione della Sanità. E questo per un meschino calcolo elettorale: avere voti dando posti. Le stesse carriere professionali, l’utilizzazione di infermieri in altri compiti, gli avanzamenti degli impiegati sono tutti dovuti a generose concessioni dei politici, o meglio delle contropartite pre e post elettorali.
E così tutto è precipitato, il primato è solo un ricordo per chi lo ha vissuto e l’eccellenza è un termine che può appartenere alla Lombardia, al Veneto ma non al Molise. Così operando si sono avvantaggiati ulteriormente gli ospedali di Campobasso e di Isernia che saranno gli unici nel Molise se la linea rigorista del Governo Monti verrà attuata. Questa è la situazione oggi, questa la realtà ben conosciuta da chi per una qualsiasi ragione ha un approccio con l’ospedale.
È giunto dunque il momento di dire basta, di chiedere ai nostri consiglieri e assessori regionali cosa intendono fare per interrompere, con provvedimenti urgenti, questo declino; per dare alla gente del basso Molise che ne dovesse avere bisogno non solo un posto-letto vicino casa ma un ospedale raggiungibile in un tempo massimo di mezz’ora e offrire gli stessi servizi che sono garantiti a Campobasso ed Isernia.
Se i nostri politici dovessero permanere in questo silenzio omertoso diventerebbero moralmente e cristianamente responsabili nei confronti di tutti i cittadini e principalmente di quelli che sono afflitti anche da altri problemi come la mancanza di lavoro, la disoccupazione giovanile, delle categorie dell’agricoltura, in costante passivo, della marineria ridotta sul lastrico, delle categorie commerciali, artigianali e professionali in continuo e lento declino.
Cosa fanno, cosa intendono fare questi nostri politici per invertire questa regressione? Siamo stanchi delle loro comparse televisive e del loro silenzio sui quotidiani problemi delle famiglie prive di tutto. Un silenzio che se dovesse continuare, assumerebbe la connotazione dell’omertà.
I Popolari Liberali