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Michele Santoro: “C’è un nemico più grande di qualsiasi nemico, e questo nemico è la guerra! Ecco perché noi dobbiamo dichiarare guerra alla guerra!”.

TERMOLI –  Michele Santoro è approdato ieri pomeriggio a Termoli con il suo monologo “Proiettili e Bugie”, evento che ha riscosso grande interesse presso Piazza Monumento, radunando cittadini e simpatizzanti attorno a temi urgenti e attuali. Il tour, che ha toccato anche Campobasso nella stessa giornata, si inserisce in una più ampia iniziativa che vede Santoro e Raniero La Valle impegnati nella raccolta firme per la lista “Pace Terra Dignità”, in vista delle Elezioni Europee 2024.

La presenza non è stata limitata a Santoro. La piazza ha visto anche la partecipazione dei candidati per la circoscrizione Sud alle prossime elezioni Europee: Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista- Sinistra Europea, Ilaria Leonardis e l’europarlamentare di Equità Territoriale Piernicola Pedicini hanno preso parte all’evento, contribuendo al dibattito con riflessioni sulla politica internazionale e sull’importanza dell’impegno civile.

Nel suo intervento, Santoro ha sottolineato la necessità di superare le divisioni politiche per concentrarsi su un obiettivo comune, ricordando come episodi storici come la “crisi dei missili di Cuba” dimostrino l’importanza del dialogo e della prudenza: «Beh diciamo che andremo via dal Molise con una grande speranza nel cuore perché queste due piazze di oggi, questo ritrovare la fiducia di sentirci insieme, di sentirci fisicamente insieme, queste firme così numerose che abbiamo raccolto oggi ci incoraggiano ad andare avanti e ci danno anche una certezza sul futuro, sul fatto che noi non dobbiamo tanto combattere per dimostrare che gli altri sono peggio di noi, ma dobbiamo impegnarci a fare in modo che gli altri seguono il nostro esempio, anche gli altri partiti, anche quelli che attualmente sono convinti della necessità di inviare armi.

Guardate, quando ci fu la famosa “crisi dei missili di Cuba”, pochi sanno che un sommergibile russo viaggiava intorno all’isola. Allora capitò che una nave americana da combattimento avvistasse questo sommergibile e allora ha mandato delle bombe di profondità, queste bombe di profondità erano a salve, quindi volevano soltanto dare un segnale al sommergibile Russo, ma il sommergibile russo era un sommergibile atomico, per cui il comandante del sommergibile russo armò i missili e stava per lanciarli. Perché questo era il protocollo in atto allora sul piano militare. Per fortuna un vicecomandante, più intelligente del Comandante, perchè spesso capita che ci siano situazioni di questo tipo, avvertì il pericolo, e quindi fece un controllo ulteriore e fu scongiurata quello che sarebbe stata un’operazione che avrebbe potuto portare alla distruzione del mondo. Badate allora avevamo nella politica giganti come Kennedy, come Krusciov, che anche in situazioni così difficili, dove il mondo stava andando sull’orlo del precipizio, c’erano i telefoni eternamente collegati tra Mosca e Washington, c’era una linea continua di dialogo.

Quello che voglio dirvi che in questo momento questa linea di dialogo, tra le le potenze belligeranti non c’è, non esiste. Inoltre la statura dei politici che abbiamo di fronte a noi è di gran lunga minore rispetto a quella dei protagonisti che ho citato. E perché è minore? Perché in questo momento, per esempio negli Stati Uniti ci sono tre società finanziarie che controllano un terzo del prodotto lordo degli Stati Uniti, un terzo del prodotto lordo dell’intero Stati Uniti, e hanno e posseggono le azioni del 96% delle aziende più importanti che decidono le sorti degli Stati Uniti d’America. 

Vi rendete conto che questi giganti, che poi controllano guarda caso, Comcast, Disney, tutti gli strumenti di comunicazione, i grandi giornali, perché sono azionisti anche dei grandi giornali, hanno un potere di vita e di morte su quelli che sono considerati i presidenti, cioè il numero uno in quei paesi. Questa debolezza della politica a livello mondiale comporta il fatto che sotto questi giganti della politica si vengono a creare delle signorie di guerra, tanti sommergibili come quelli che vi ho citato, che nessuno controlla più. Guardate questo è il punto vero.  

Io sono convinto che le guerre si fanno perché ci devono portare a vivere in un sistema di guerra, perché il sistema di guerra è un sistema nel quale le oligarchie prosperano, fanno i soldi, le disuguaglianze crescono, la velocità con la quale la speculazione può intervenire sui mercati aumenta, le democrazie si indeboliscono, e la gente, non i poveri ma l’80 percento della popolazione mondiale si impoverisce e vede svanire i suoi sogni di progresso.

Quindi non è che loro vogliono la distruzione del mondo, va bene? Loro vogliono un mondo a loro misura, per continuare a fare i cavolacci loro. Però, il punto è che il mondo non corrisponde esattamente alla visione che loro hanno di poter programmare tutto,  poi vi spiegherò questo anche sotto il profilo finanziario, quindi l’incidente del sommergibile può succedere in qualunque momento. 

Noi abbiamo vissuto l’orrore del 7 di ottobre, cioè la strage fatta da Hamas in Israele. Ma e tutti abbiamo detto: l’ha rivendicata Hamas. Ma voi siete sicuri che l’abbia deciso lo Stato Maggiore di Hamas? Io non sarei così sicuro, perché per esempio c’è una Hamas dirigente che vive in Qatar, i loro figli vanno a studiare nelle università americane, loro bevono non so, se bevono champagne o comunque tè selezionati, questo non ve lo posso dire. Ma poi ci sono quelli che all’interno di Gaza dicono: no, siamo noi i veri combattenti, quelli son corrotti, adesso lo facciamo vedere noi che siamo capaci di fare. E quindi innescano meccanismi come quello, che ovviamente intervengono dentro una situazione che è quella della, come si può dire, della privazione totale di qualsiasi diritto dei palestinesi. Quindi loro si pongono come quelli che veramente fanno la guerra, veramente la faranno pagare allo Stato di Israele, veramente la faranno pagare a Netanyahu.

E quelli che rispondono si fanno forti di queste contraddizioni e allargano il campo, per cui cominciano a colpire, diciamo così in territorio iraniano, seppure da un’altra parte,  un’ambasciata, è sempre territorio iraniano, il conflitto si allarga nel Mar Rosso e noi siamo qui perché vediamo i nostri telegiornali che ci restituiscono un’idea di grande tranquillità, anzi di prosperità.

Perché se voi vedete i telegiornali, specialmente alla Rai, sembra che siamo entrati in un’era di grande sviluppo economico sociale, culturale. Cioè a parte il ministro della cultura, diciamo che l’unico incidente che ci fa capire che con la cultura non siamo così in avanti, ma per il resto diciamo, ci vengono a vendere, che insomma siamo diventati di nuovo il paese di Dante Alighieri grazie alla situazione che abbiamo di fronte.

Ma la situazione non è affatto questa, la situazione reale nella quale ci troviamo è la situazione reale che loro non vi restistituiscono è che mentre io vi sto parlando in questo momento a Washington è riunito lo Stato maggiore dell’esercito degli Stati Uniti, ed è l’esercito, è lo Stato maggiore dell’esercito degli Stati Uniti che sta davanti a una simulazione del quadro mondiale a valutare tutti i possibili incidenti che possono capitare. E le reazioni che loro devono prendere, queste reazioni hanno pochi minuti per poter essere prese, per cui un incidente che capita nel Mar Rosso o in Iran oppure in Libano può provocare una catena di reazioni a livello globale. Certo che Putin non vuole sparare la bomba atomica, ma che ne sappiamo chi controlla chi, in una situazione così pericolosa. Inoltre ci raccontano un mare di bugie e  la prima bugia che ci hanno raccontato è che la guerra può avere un fine morale, che la guerra ha il fine morale di costruire un paese migliore o di costruire la democrazia, ma badate l’uomo ha condannato la guerra come immorale dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Ora ci può essere stata una guerra da considerare più giusta di quella che fu fatta contro Hitler? No perché Hitler era il mostro supremo che l’umanità è stata in grado di partorire, allora quella era una guerra giusta. Ma badate, com’è finita la Seconda Guerra Mondiale? Cerchiamo di ricordarlo. È finita con le bombe atomiche a Hiroshima e a Nagasaki. E quando gli americani hanno deciso di lanciare queste due bombe a Hiroshima e Nagasaki come hanno scelto i loro obiettivi? La guerra era già finita, la guerra era già finita! Il Giappone aveva già perso, chiaro! Quindi loro dovevano dimostrare che avevano però questo potere di distruggere talmente forte che nessuno si poteva più azzardare a fare una guerra e quindi dovevano lanciare questi due ordigni, e come hanno scelto gli obiettivi, vi chiedo! Come li hanno scelti? Sulla base della morale? Se l’avessero scelti sulla base della morale avrebbero deciso di lanciare quelle bombe su un obiettivo militare su una fortificazione, su una base aerea, su una base navale.

No! Hanno scelto due città, hanno ammazzato 200.000 persone! Capite perchè? Il fine della guerra è distruggere il nemico, metterlo in ginocchio, costringerlo a non reagire più, umiliarlo, spiantarlo dalla terra!

Ed è per questo motivo, ed è per questo motivo che l’uomo, lo stesso scienziato, che aveva fatto esplodere quell’ordigno, dopo che è esploso, ha detto: mai più, mai più, noi non la vogliamo più vivere questa situazione, noi dobbiamo bandire la guerra. Ed ecco qual è la nostra posizione, che ci sono i nemici e i contro-nemici.

Ma poi c’è un nemico più grande, quello che Papa Francesco ci indica continuamente, c’è un nemico più grande di qualsiasi nemico, e questo nemico è la guerra!  Ecco perché noi dobbiamo dichiarare guerra alla guerra!».

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Tony Cericola
Web designer, videomaker, editore, copywriter e blogger. Da quando è nata internet mi occupo di costruire strategie digitali per le aziende. Il mio lavoro consiste nel trovare un punto di contatto creativo tra il mondo digitale, dei social media e gli obiettivi dell’azienda, costruendo un piano strategico ed editoriale. È importante individuare gli strumenti giusti, il budget e i canali media a disposizione per non disperdere le energie.