CAMPOBASSO _ E’ intervenuto nella giornata di ieri, in aula al Senato, l’esponente molisano di Costruire democrazia Giuseppe Astore. Al vaglio dell’assemblea la “conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, recante disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania, per l’avvio della fase post emergenziale nel territorio della regione Abruzzo ed altre disposizioni urgenti relative alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed alla protezione civile”. Il parlamentare molisano ha espresso anzitutto amarezza per la dichiarazione di improcedibilità dell’emendamento 15.0.2, sottolineando come l’emendamento 16.0.1 sia volto, come il precedente, ad inserire una dettagliata regolamentazione dello stato di emergenza: “L’esame del provvedimento poteva essere l’occasione per rivisitare la legge 24 febbraio 1992, n. 225, anche in ottemperanza ai richiami dall’Unione europea sul ricorso sistematico e prolungato che si fa in Italia dello stato d’emergenza e sull’abuso dello strumento dell’ordinanza. Visto che le emergenze in Italia, spesso legate anche alla volontà del Presidente del Consiglio o al peso della classe parlamentare, si protraggono per 8, 10, 12 anni, forse era il caso di regolamentare tale materia. Era stato proposto di dividere l’emergenza in due parti, la prima e la seconda, fissando anche termini perentori massimi: la prima emergenza di due anni, la seconda di tre anni.

Il Parlamento e le Commissioni hanno voluto negare che questa poteva essere l’occasione, più che di privatizzare parte della Protezione civile, di regolamentare un settore nel quale era importante fissare i diritti dei cittadini”. “Sono veramente amareggiato. Mi rivolgo soprattutto all’amico Bertolaso, con cui abbiamo sofferto 4-5 anni insieme (e di questo lo ringrazio) per il terremoto che colpì il Molise e, in modo particolare, il mio Comune. Senza minimamente voler criticare l’operato di nessuno, ciò non ha nulla a che fare con la regolamentazione da dare a questo settore. Possiamo avere posizioni diverse sulla privatizzazione, ma lei, Sottosegretario, non può negare -ecco perché mi aspettavo da lei un parere favorevole – il fatto che amministrazioni locali utilizzino lo stato di emergenza per fare le più grandi schifezze di questo mondo. Allora, vanno regolate queste cose. Mi auguro che lei voglia rinviare di poco la rivisitazione della legge n. 225, credo approvata all’unanimità nel 1992. Oggi si ha la necessità in questo settore di ubbidire soprattutto a precetti che ci vengono dalla Unione europea. Peccato, resta l’amarezza di non averlo fatto”.

Il sottosegretario Bertolaso ha poi risposto ad Astore affermando di essere “d’accordo con quanto detto dal senatore e mi impegno – il senatore sa che già ci stiamo lavorando – a rivedere tutta la legge n. 225 del 1992 con le successive modificazioni, in modo da predisporre un disegno di legge che possa mettere «a fattor comune» tutte le esperienze e le problematiche, ed avere così, nell’arco di quest’anno, un Testo unico della Protezione civile, nell’ambito della cornice entro la quale bisognerà lavorare per gli anni a venire”. Nella seduta pomeridiana il senatore Astore ha confermato la sua stima per il sottosegretario Bertolaso non condividendo però i toni trionfalistici usati per descrivere i successi della Protezione civile, ad esempio nel processo di ricostruzione in Abruzzo, al quale peraltro sono state destinate ingenti risorse.

Il provvedimento che l’Aula si accinge a votare – ha dichiarato il presidente onorario di Costruire democrazia – ha, fra i vari difetti, quello di coartare la volontà dei poteri locali, espropriandoli delle loro competenze, sebbene sia noto che proprio gli enti locali sono i più vicini alle esigenze e al dolore delle popolazioni colpite da eventi catastrofici. È inoltre indispensabile che le ricostruzioni avviate nell’enfasi e nel clamore mediatico – che veramente non serve alle popolazioni sofferenti – vengano effettivamente portate a termine.

È apprezzabile che il Sottosegretario concordi sulla necessità di modificare profondamente la legge n. 225 del 1992, in quanto la gestione dell’emergenza deve essere disciplinata rigorosamente soprattutto nei tempi e nella individuazione dei territori colpiti. Ritengo infine che la società per azioni destinata a coadiuvare la Protezione civile sia uno strumento di lucro e non idoneo a fronteggiare le emergenze. Per tutti questi motivi preannuncio un voto contrario alla conversione in legge del decreto”.

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