L’indagine, partita nel 2012, ha raggiunto il culmine il 25 aprile quando i militari dell’Arma dei Carabinieri hanno posto sotto sequestro i buoi, i cavalli ed i carri utilizzati nelle manifestazioni. La decisione, adottata pochi giorni prima della Carrese di San Martino in Pensilis del 30 aprile, riguarda in particolar modo “l’assenza di prescrizione medica, l’uso di medicinali sui buoi ed i cavalli superiore al limite consentito e l’impiego di verghe e pungoli sui buoi per spingere l’animale a correre più velocemente – continua Vaccaro – Anche l’asfalto gioca un ruolo importante in queste indagini, dal momento che non è idoneo ad attutire il colpo dovuto alla corsa. Gli animali sono sottoposti anche a stress e costretti a correre per diversi chilometri, costretti a fatiche immani e molto spesso trascinati con la forza dopo le cadute”. Il Procuratore ha infine precisato: “Non sono contrario alle tradizioni popolari e religiose, credo che vadano difese e mantenute, ma non si devono far soffrire gli animali”.
Dalle analisi dei Nas è emerso l’uso del farmaco Flunixin un antinfiammatorio, analgesico ed antipiretico, usato soprattutto sui cavalli, il cui dosaggio è risultato superiore alla dose consigliata: oltre 450 nanogrammi per litro di sangue contro una dose consigliata di massimo di 2 nanogrammi per litro di sangue. Le indagini sono tuttora in corso e dovranno far luce sull’intera vicenda che ha coinvolto i tre paesi. Al momenti i carri e gli animali si trovano sotto sequestro cautelativo e sono stati affidati alle rispettive associazioni.
La vicenda ha destato particolare attenzione e centinaia di persone si sono recate presso il Tribunale di Larino ‘armati’ di striscioni in difesa della Carrese. “Le vere barbarie sono altre, i nostri animali sono trattati come re: li laviamo, li massaggiamo, li cibiamo e li lasciamo liberi di correre in ampi spazi sotto il nostro occhio vigile – commentano alcuni tra i cittadini di Ururi presenti – Questa vicenda è stata architettata da qualcuno che vuole mettersi in luce, distruggendo tre comunità che annualmente impiegano sudore e denaro per mantenere viva la tradizione e creare attrazione per il flusso turistico molisano”.
geometra
Basta con una tradizione dai tratti violenti. Il Molise è una regione civile.Facciamoci conoscere per i nostri valori positivi. La carrese è troppo pericolosa per i giovani, che vanno tutelati anche dai loro stessi entusiasmi, ed è vessatoria per gli animali. Dire che sono trattati bene tutto l’anno è solo un espediente per tacitare la coscienza.Durante la corsa i buoi subiscono una vera e propria tortura, se vogliamo negarlo neghiamolo, ma è la realtà. Trasformiamo la corsa in una processione, pacifica e sacra, allora saremmo tutti d’accordo, come a Larino, se è un simbolo va bene anche così.
Impiegato
Sono d’accordo con Michele sulla pericolosità della corsa per i ragazzi e per gli animali. Gli amministratori pubblici che hanno sfilato dimostrano di essere degli irresponsabili nei confronti dei giovani che, spinti dall’entusiasmo mettono a rischio la loro incolumità in una corsa pericolosissima. Per tacere dei maltrattamenti che subiscono i buoi. Per questo voglio esprimere la mia solidarietà al Procuratore della Repubblica. Spero che questa tradizione venga cancellata o trasformata in una processione pacifica.
mah
I commentatori che mi hanno preceduto probabilmente non hanno idea di cosa stiano parlando. Se vogliamo negare valore storico religioso ed antropologico della corsa dei carri facciamolo pure. Ma la realta’ e’ evidentemente altra. Piuttosto punterei l’indice contro i (troppi) componenti dei vari carri, che, nell’assoluto ed interessato silenzio della politica locale, hanno trasformato una sentita tradizione in un laboratorio da alchimisti con uso spregiudicato di farmaci piu’o meno legali. Ed ora sono quelli che protestano di piu’ perche’ gli si e’ rotto il giocattolo. Forse quello che sta succedendo nn e’ venuto del tutto per nuocere. I tempi sono maturi per un VERO codice di autoregolamentazione e di autocontrollo.
buon senso
Caro Gesualdo, conosco perfettamente il mondo delle carresi, anzi fino a qualche anno fa la pensavo come te. Tu parli di valori storici, antropologici, religiosi, ma sul piatto della bilancia ci sono altri valori non meno importanti, il rispetto per la vita, l’amore per i più deboli, per gli indifesi. Vedi, il tuo ragionamento dimostra un’intelligenza raffinata per cui ti è facile argomentare e convincere, ma gli animali non hanno intelletto e non si possono difendere, non possono dire ci piace o non ci piace essere pungolati. Gli animali non hanno scelta, dipendono totalmente da noi, si affidano a noi. Se li trattiamo bene sono contenti, se li trattiamo male soffrono. In questo non sono diversi da noi. Proprio perché ho visto la sofferenza di un bue, due occhi enormi che chiedevano pietà all’arrivo di una corsa, allora mi è scattato qualcosa dentro e ho pensato.Non è giusto.
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Gentile Michele, le tue argomentazioni sono per molti versi condivisibili, tuttavia non possiamo non considerare che certi discorsi di carattere generale andrebbero applicati a tutti i contesti in cui gli uomini vengono a contatto con gli animali. (nessun cane ama il proprio guinzaglio; nessun animale da soma gradisce il trasportare pesi). E’ certo che i buoi sono sottoposti a stress durante la corsa. Ma questo vale per tutti gli animali impegnati in competizioni. L’ “animalismo“ selettivo non mi ha mai convinto. Comunque fa piacere potersi confrontare civilmente su un argomento per la verita’ piuttosto complesso come la coesistenza tra tradizioni popolari e rispetto degli animali (i quali detto per inciso, nelle stalle dei carri vengono trattati come dei veri atleti). Torno a ripetere: il vero problema sono gli eccessi che si sono colpevolmente consentiti negli ultimi 20-25 anni.