Lungomare Nord Termoli
Lungomare Nord Termoli, da sinistra: pozzo Dolce, un cantiere e l’ex fuori rotta

TERMOLI – Spopolano in rete video promozionali della “Termoli Bellissima”. La perla dell’Adriatico. Leggo su un sito di informazione locale dell’idea di realizzare una fiction nel nostro Comune. Spot e altri video hanno Termoli come sfondo e ambientazione: le persone sembrano felici in quelle immagini… In molti si spendono insomma negli ultimi tempi per attrarre spettatori e quindi potenziali turisti nella nostra ridente cittadina, sconosciuta punta sul mare di una altrettanto sconosciuta Regione. 

La foto che vedete in copertina può sembrare stridente rispetto alla narrazioni emergenti di cui sopra: per chi è di Termoli, probabilmente, non c’è molto da spiegare. Si tratta di uno scorcio del cuore cittadino. L’ho soprannominato il triangolo dell’abbandono: in pochi metri quadri troviamo Pozzo Dolce, uno degli spazi aperti potenzialmente più belli e accoglienti della nostra cittadina, lasciato all’abbandono da anni.

La vecchia amministrazione voleva farlo diventare un enorme parcheggio e costruirci sopra delle abitazioni, a tutto vantaggio di un privato: e quella attuale? Che idea ha per riqualificare quello spazio? Sulla sinistra le fondamenta di un palazzo, forse un albergo (non ho mai capito bene) in costruzione: in costruzione da tanti anni, dove si sentiva proprio l’esigenza di altro cemento in riva al mare… In fondo, poco prima del mare, la sede di un vecchio locale per andare a ballare e a bere: rimasto abbandonato per anni anch’esso, recentemente è tornato in mano al demanio: quale sarà il futuro di quello spazio? 

La narrazione, nei tempi di oggi, si sa, è tutto: raccontare (a volte bene, a volte male) un fenomeno, inscenarlo, addobbare una realtà è un modo per farla esistere, anche se la stessa realtà è molto distante dal racconto che ne viene fatto.

Il triangolo dell’abbandono può diventare un quadrilatero, una figura a cinque, sei, sette, venti lati. Sono molti i luoghi abbandonati in città: un vecchio viadotto con una vista mozzafiato lasciato all’incuria; un palazzo storico in pieno centro che cade a pezzi; la vecchia casa del podestà … un grosso palazzo di vetro in un quartiere periferico. Vecchi hotel e fabbriche cadenti e in disuso nella zona artigianale. A pochi metri dal triangolo dell’abbandono la storica chiesa di una Termoli ormai dimenticata e persino lo storico cinema cittadino: di proprietà di un privato e lasciato in malora da tanto tanto tempo. E avete mai vissuto l’esperienza di un depuratore rotto situato a pochi passi dalla città vecchia? Venite a Termoli …

Ma la foto del triangolo dell’abbandono è l’emblema di altro: di una città senza cittadini. L’attuale amministrazione è riuscita in un’operazione, a ben vedere, neppure troppo complicata: pacificare la città, assopirla, anestetizzare le (fino a poco tempo fa) nascenti forme di conflitto (che serbavano l’idea di un’altra città) rimuovendo il sintomo, e non la causa della malattia.

Assenza di conflitto, di partecipazione, di visione: è questo il triste triangolo, che come quello della foto, porta molti di noi che siamo rimasti alla desolazione. Dobbiamo sudare persino per poter vedere un buon film, e di teatro neppure a parlarne. Se usciamo la sera abbiamo poche alternative: bere, mangiare, bere e mangiare. Comunque consumare. Di socialità non normalizzata neppure l’ombra.

E le politiche culturali e giovanili? La cultura è parte integrante dei processi sociali alternativi. Essa o è cultura critica, cultura che critica il mondo come lo conosciamo, o non è: quindi escludo dall’idea di cultura tutte le varie iniziative omologate all’esistente. Che confermano il mondo così com’è. Fanno parte della narrazione edulcorata e non producono cambiamento.

Si è parlato molto dei giovani, negli ultimi tempi: tutti a dirsi quanto sono irresponsabili, potenziali diffusori di Covid. Untori. In questi decenni qualcuno si è seriamente domandato perché il desiderio che la maggior parte di noi ha sentito una volta compiuti i 18 anni e conclusa la scuola superiore è stato quello della fuga, di una fuga liberatoria da un contesto appiattito e bigotto, escludente, immobilizzato e familisticamente amorale? 

Termoli potrà pure avere qualche bello scorcio, ma se non lavoriamo sulle infrastrutture sociali e culturali, sulla diffusione di spazi sociali e culturali, di pratiche sociali e culturali, critiche, curative, visionarie, il desiderio di fuggire sarà sempre più forte. Di motivi per restare ne abbiamo sempre meno, ed anche il campo di chi desidera che le cose cambino è frammentato, ostile, competitivo. 

Qualche video e spot pubblicitario non serviranno a modificare l’esistente, ma solo a racimolare qualche turista in più al bancone: a proposito, ci siamo mai chiesti davvero quali sono le condizioni di lavoro delle persone che ci servono ai tavolini dei locali di Termoli? Meglio di no, meglio non scoperchiare il vaso di Pandora. 

Meglio non disturbare i manovratori. Meglio narrare un’altra realtà: Termoli è bellissima!

Roberto De Lena

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