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TERMOLI – Ancora una volta l’emergenza acqua in primo piano a Termoli: stavolta non solo quella da bere, ma anche quella del mare. E ancora una volta sul banco degli imputati la gestione privata del bene comune acqua e l’incapacità delle amministrazioni locali di difendere diritti e salute dei cittadini. Come ormai tutti sappiamo, il depuratore del porto ha saturato la sua capacità di smaltire i reflui fognari; come non tutti però sanno, il suo funzionamento era già da anni molto al di sotto delle potenzialità per la mancanza di manutenzione ordinaria, cosa del resto evidente a chiunque, considerate le palesi condizioni di abbandono in cui versa l’area.
La decisione della CREA di negare nuovi allacci e volture per cambi di intestatario ha fatto emergere in pieno le contraddizioni e i rischi cui una gestione privatistica del servizio idrico espone i cittadini: famiglie che non possono entrare in possesso di un bene primario e famiglie che perdono introiti necessari spesso alla sopravvivenza, perché i locali dati in affitto sono resi indisponibili se si è verificato un cambio di locatario, non potendo riallacciare l’acqua. Già da giugno 2015 era nota la situazione critica del depuratore, dopo la comunicazione ufficiale da parte della CREA, e nulla è stato fatto; nove mesi dopo siamo all’emergenza. Qual’è la risposta di questa amministrazione? Ancora una volta, come poche settimane fa per il tunnel, una mozione d’ordine che blocca la discussione in consiglio.
Non può che considerarsi inaudito il livello infimo cui è ridotto il normale iter di confronto democratico, e inesistente la considerazione dei diritti dei cittadini. Il Consiglio Comunale del 17 marzo appare davvero l’epitome dell’emergenza democratica che stiamo vivendo: mentre a Roma in commissione parlamentare si cancellava la possibilità della gestione pubbliche dell’acqua, buttando nel cassonetto i voti del popolo italiano, a Termoli il tutore (e responsabile ai sensi di legge) della salute pubblica si chiamava fuori da ogni decisione, limitandosi a promettere che si sarebbe eventualmente fatto portavoce delle richieste dei cittadini danneggiati dal blocco degli allacci, ribaltando la competenza sul servizio idrico sull’EGAM (peraltro ancora non effettivamente insediato e operativo). A proposito, signor Sindaco, sa che la legge costitutiva di questo ente è stata rinviata alla Corte Costituzionale per illegittimità?
Abbiamo dunque assistito alla dimostrazione lampante degli effetti della gestione privata del bene comune acqua: il pubblico, cioè l’amministrazione che rappresenta i cittadini, non ha il potere di intervenire sul privato (o dichiara di non averlo) per ottenere il rispetto del diritto all’accesso ad un bene universale, l’acqua. Il popolo, cui l’acqua appartiene, non può usufruirne pienamente ed è esposto a rischi sanitari per la micidiale combinazione di una cattiva gestione privata e di una palese incapacità ad affrontare e risolvere situazioni complesse da parte di chi amministra, continuando tuttavia a pagare bollette salate.
E intanto la capitaneria di porto manda diffide e denunce per gli scarichi irregolari, le analisi evidenziano rischi gravi per i cittadini e la stagione balneare è alle porte: vogliamo che succeda qui quello che già accadde a Pescara l’estate scorsa, e che ora allarma talmente gli operatori turistici abruzzesi da indurli a plateali denunce, contro i loro stessi interessi, sui telegiornali locali? O forse pensiamo che le acque contaminate si disperdano procedendo in linea retta, dal porto in avanti, senza interessare i litorali, lasciando miracolosamente pulito il mare davanti ai nostri ombrelloni? E cosa succederà quando il numero dei residenti aumenterà, con l’arrivo dei turisti e di chi vive fuori e torna per le ferie? Non abbiamo ad ora nessuna garanzia che il nuovo depuratore entri davvero in funzione a breve, e rischia comunque di non essere più sufficiente, se la situazione continua a peggiorare.
Forse Il Sindaco ricorda cosa disse a noi rappresentanti locali del Forum dei Movimenti dell’acqua, e a quelli nazionali che avevamo portato qui per affiancare e supportare il comune nel percorso di ripubblicizzazione. Dichiarò di essere convinto che la gestione privata è più efficiente di quella pubblica. Non sembra che gli eventi di questi ultimi mesi gli diano ragione, francamente… come gestione efficiente abbiamo visto di meglio, a meno che non si vogliano considerare segno di efficienza i cinque milioni di euro che l’ACEA, ente di cui la CREA è partecipata, ha guadagnato nei venti e più anni a Termoli.
Chiediamo dunque con forza che il Sindaco si attivi in modo efficace e tempestivo per assicurare l’entrata in funzione del nuovo depuratore e la risoluzione delle emergenze, che si assuma tutte le sue responsabilità di garante della salute pubblica, ma soprattutto che permetta la discussione in consiglio comunale delle problematiche che vengono di volta in volta portate all’attenzione dell’amministrazione.
Non è con la paura delle posizioni diverse che si fa crescere una città, e non è con il rifiuto di assumersi responsabilità che si dimostra lungimiranza. La democrazia cresce nel dibattito, nelle decisioni partecipate, nelle assemblee aperte: speriamo che la nuova stagione referendaria che sta per aprirsi sui temi sociali, dopo il referendum del 17 aprile, ridia voce agli abitanti dei territori e restituisca loro quella parola che ora viene tolta anche ai loro rappresentanti eletti.
Fondazione “Lorenzo Milani” ONLUS
Comitato Acqua Bene Comune Termoli
Comitato Acqua Bene Comune Termoli