Valencia
Valencia
VALENCIA _ Viaggio di gruppo di coppie discretamente affiatate per Valencia. Partenza da Roma Ciampino il 12 febbraio 2011, durata 4 giorni. Apripista, io Nicola e la mia compagna Rosanna. Partiamo un giorno prima degli altri per motivi di lavoro. Imbarco tranquillo e puntuale alle ore 19.30 con Ryanair. Arrivo, 21.50, disperatamente affamati. Prendiamo la metropolitana che ci porta in pieno centro, a pochi passi dall’Hotel Continental. 

Il tempo di lasciare il piccolo bagaglio ed usciamo.
La serata era piuttosto fredda ma ce l’aspettavamo. A pochi passi da lì, ci incuriosisce un locale con una fila di giovani fuori la porta. Tutti affamati come noi. Non guardiamo neanche il nome del locale, ma vista la gente, si doveva mangiare per forza bene.

 Chiediamo dei piatti tipici spagnoli ma un secco no ci pietrifica quasi. Infatti il locale si chiamava Holliwood e lo stile, molto bello, tipico dei set cinematografici con tanto di macchina da presa di un tempo. Nel frattempo i camerieri passavano con pietanze molto succulente e ne scegliamo due: costitine di manzo con salsette varie dal sapore vagamente dolciastro, alla orientale e lei, la mia compagna, hot-dog e patatine all’americana di cui ghiotta ella è.

Sazi, facciamo due passi e torniamo in albergo. L’indomani, poichè gli altri amici arrivavano in serata, cominciamo a muoverci chiedendo a destra ed a manca. Prendiamo autobus e metropolitana. Prima direzione: la Playa. “Onde sta la playa?” Ci arriviamo in una mezzoretta circa. Bellissimi arenili con attiguo giardino dotato di attrezzi ginnici, francamente restiamo stupiti. Per fortuna il sole era comparso e la giornata era tiepida. Denominatore comune del posto era lo jogging e fitness all’aperto.

Verso metà giornata ci viene un po’ di famella ma non volevamo abbuffarci in attesa dei nostri amici. Quindi, mangiamo un piatto veloce, non ricordo bene di cosa ed io bevvi un bel bicchierone di zumo de orange (spremuta di arance valenciane con gusto molto forte) tant’è che alcune di queste arance, promesse ad una mia amica di Termoli venditrice di frutta, le ho custodite gelosamente e portate al mio ritorno.

Arrivano gli amici, stanchi morti. Naturalmente affamati. Li portammo all’hollywood, del resto la Playa sarebbe stata troppo lontata arrivarci in piena serata. Noi ci mantemmo leggeri, loro invece si dettero alla pazza gioia. Comunque anch’essi un po’ delusi dalla mancanza di pietanze spagnole. “Ciao, ciao, ci vediamo domani mattina, alle 9 tutti giù”. Come al solito quando si è in tanti, (eravamo in 14 persone) comunque ci avviamo con mezz’ora di ritardo. Portiamo il gruppo alla Playa, anzi prima ci fermiamo al Museo delle Scienza ed Oceanografia, molto famoso. Decidiamo di vedere l’Oceanografico. Poichè l’ingresso per gruppi minimi di 20 persone c’era un grosso sconto e noi eravamo solo 14, reclutiamo altre 6 persone.

Due del gruppo, molto spiritosi, con una sceneggiata alla napoletana convincono due americani, due danesi ed altre due persone a raggiungere il famigerato 20. Abbattiamo il costo del ben 35 per cento. Felici, vai, partiamo per l’esplorazione. Assistiamo ad uno spettacolo dei delfini con animatori e maestri degli stessi, molto entusiasmante, vediamo i vari acquari più o meno grandi, con molte curiosità davvero uniche, attraversiamo un tunnel sopra il quale ci volteggiavano i pescecani ed altre specie. Stupefatti, ci aggiriamo nell’oceanografico, guardando un po’ qua un po’ là, altre specie di animali relegati nei loro spazi, persino dei pinguini, dopo di che decidiamo di andare al mare. Prendiamo l’auto che già conoscevano noi ed arriviamo alla Playa. Anche loro colpiti dalle attrezzature sparse all’aperto, passeggiamo per circa un paio di ore. Ma quì finalmente potevamo mangiare la famigerata paella.

Il primo locale che troviamo era affollatissimo e noi restiamo a bocca asciutta perchè 14 persone erano troppe, non c’era posto. Ci guardiamo ed esclamiamo: “ma ce ne sono altri venti, troveremo sicuramente”. E così facile non è stato. In un locale, ormai tra gli ultimi rimasti, i gestori vistici disperati e stanchi, approntano una sala al primo piano non a ridosso della spiaggia pur di farci mangiare. Non ti dico che insaziabili animali. Ci fiondammo sugli antipasti, prima della paella per la cui preparazione ci sono voluti 40 minuti. Abbiamo bevuto sangria a sazietà e, satollii più che mai, ci incamminiamo verso la strada per prendere l’autobus che sembrava non arrivare mai. Cosa facciamo, cosa non facciamo, stanchi eravamo, via dritti in albergo a riposare. Appuntamento ore 21, direzione casinò. Prima la cena poi, la moglie di uno del gruppo impedisce al marito di buttare qualsiasi euro nei giochi e lui, dando le spalle alla moglie, con un chiaro cenno di stizza, fa capire a noi che non era il caso. Io, la mia compagna ed un’altra coppia, invece, ci avventuriamo tra roulette e pocker. Consci del malcontento di alcune donne del gruppo, ce ne usciamo, proponendoci noi due ed un’altra coppia di appassionati, di ritornarci con calma l’indomani.

Sveglia presto, questa volta usciamo puntuali alle 9, visitiamo la Cattedrale di Valencia, stile gotico, molto molto bello, imponente, maestosa. Visitiamo il mercato centrale le cui mura in maiolica lasciavano immaginare un’attenta organizzazione. Infatti, pulitissimo. Prendiamo il famoso prosciutto spagnolo e ci facciamo la “a marenn” ovvero il classico spuntino.

Era il 14 febbraio, San Valentino. Gli irriducibili della paella ritornano alla Playa, ma non tutti, così ci siamo divisi. Coloro che andarono, riuscirono finalmente a mangiare il quel bel locale incontrato il giorno prima ma super affollato. In sei ci fecero morire dall’invidia, quando tornarono, decantando la gioie di quella tavola a base di paella soltanto. Sazi, girovagammo un po’ qua ed un po’ là in attesa della partenza, in serata. Prima di rientrare, quella sera c’era la partita di Coppa Europa della squale del Valencia scalc contro i tedeschi. I tifosi durante il giorno avevano affollato il centro guardandosi in cagnesco tra i due opposti gruppi e gettandosi bottiglie vuote tra loro. 

Noi quella sera siamo ripartiti. Volo di rientro piuttosto accidentato, turbolenza varie hanno creato panico. Due signore sono state male, non vi dico la paura. Toccato terra, grazie alla Madonna, abbiamo comunque giurato di ritornare in volo a Valencia. Il posto, la città merita davvero.

Articolo precedenteAlluvione 2003: ecco tutti i paesi che usufruianno di contributi per ricostruzione immobili
Articolo successivoCalamità naturali: Gli ecologisti democratici plaudono ad iniziativa Giunta regionale