CAMPOBASSO _ “Colpevoli di essere italiani”. Fu questa la motivazione della dell’agghiacciante sentenza che i partigiani titini, nella veste di “giudici” senza tribunali e senza diritto, pronunciarono per decretare la tortura, l’umiliazione, la sofferenza corporale e morale, e quindi l’eliminazione fisica, di migliaia di italiani dell’Istria alla fine della seconda guerra mondiale.
Fu quella una persecuzione feroce che non trova giustificazione o comprensione in alcuna motivazione di carattere storico, politico o militare. Ma il fatto che finalmente si parli di quegli accadimenti, si abbia memoria di quelle atrocità, e si dibatta sul perché di una così spietata ferocia, è di per se un grosso risultato. Per oltre cinquantenni, infatti, le violenze perpetrate su un numero sterminato di persone, e le umiliazioni subite da centinaia di migliaia di profughi, sono state cancellate sistematicamente dal ricordo storico collettivo.
Una cancellazione operata da una “non cultura” che non onora certo il nostro Paese. Un Paese che, invece, deve finalmente arrivare a possedere una memoria comune, anche se non condivisa, della sua storia recente. Invito quindi le scuole di ogni ordine e grado, oltre che tutte le Istituzioni, ad onorare le vittime di quell’infamia con convegni ed iniziative che diano vita a dibattiti, discussioni e confronti per non dimenticare e per far si che in futuro fatti simili non abbiano a ripetersi.
Michele Iorio
Presidente Regione Molise