CAMPOMARINO _ Come al solito, leggo sulla stampa, peraltro riportate in virgolettato, parole che non ho mai pronunziato e giudizi che ritengo errati, del tipo “Dove sta la camorra nel Molise” (pubblicato Su Primo Piano del 1 dicembre 2010), o ancora, analogamente, “ma dov’è la Camorra” o ancora “non c’è stata alcuna infiltrazione di tipo camorristico” (La Voce del 1 dicembre 2010).
Preciso ed in tal senso chiedo smentita di quanto a me indebitamente attribuito, non solo di non avere mai pronunziato tali frasi peraltro riportate in virgolettato, ma anzi di pensarla in modo assolutamente diverso, visto che sono e resto convinto che nel Molise, come ovunque, gli interessi della criminalità organizzata ci sono ed operano (è il “sistema” di cui parla Saviano e quell’area grigia, di difficile delimitazione, che non risulta facilmente tracciabile).
Ho invece sostenuto (basta leggere il mio articolo per comprenderlo) che è difficile, quasi impossibile, per un comune operatore economico o un professionista privato, in assenza di adeguati strumenti e poteri investigativi (se è vero che nel caso del porto di Campomarino ci sono valuti quattro anni di indagini della Finanza ed oggi, dalle carte acquisite che ho puntualmente letto e citato, ancora non risulta tutto chiaro), delimitare o tracciare tali interessi avendone contezza.
Ed infatti, ho sostenuto, nel mo articolo, che “quanto alle responsabilità del sottoscritto” era pressocchè impossibile individuarne nella vicenda del Porto qualsivoglia traccia (se è vero che ci sono voluti quattro anni di investigazione della finanza e due dei carabinieri), riconoscendo invece (ne è la riprova) “necessità ed utilità da parte delle forse dell’ordine di monitorare il territorio con tutto quel complesso di poteri e strumenti di cui professionalmente dispongono” che è cosa ben diversa. Dunque, si tratta di un contenuto ben diverso, peraltro limitato alla vicenda porto di Campomarino e non anche esteso al Molise.
Pino Ruta