Il Tribunale di Larino ha, infatti, condannato in primo grado la termolese a 2 anni e 6 mesi di reclusione mentre ieri si è tenuta l’udienza davanti la Corte d’Appello di Campobasso. I metodi dell’arzilla anziana erano piuttosto semplici: convincere coloro che avevano ricevuto denaro contante in prestito da conoscenti a restituire la somma o a pagare le rate non ancora liquidate con mezzi di persuasione “personalizzati“. Insomma una vera e propria attività di recupero credito con tanto di gomme tagliate, vessazioni fino ad arrivare agli “estremi rimedi”.
Nel mirino dell’attempata imprenditrice, vari operatori del terziario del Basso Molise continuamente contattati dai due “nipoti” al servizio della “zia”. Il “menage” è andato avanti per qualche tempo ottenendo anche buoni risultati tanto da incrementare le entrare della società ed acquistare sempre nuovi clienti. La situazione però è arrivata ad un bivio. Per la vecchietta, infatti, i guai sono iniziati qualche anno fa allorquando più di qualche sfortunato commerciante, stanco dei “trattamenti” subìti e delle ritorsioni e violenze annunciate in caso di mancato pagamento, l’ha denunciata per estorsione aggravata.
Il Tribunale di Larino, a conclusione di un processo, ha ritenuto colpevole l’instancabile pensionata condannandola ad oltre due anni di reclusione. Ieri mattina, la vecchietta è comparsa davanti la Corte di Appello di Campobasso, assistita dal penalista Roberto D’Aloisio. A conclusione dell’udienza, ha ottenuto un sostanzioso sconto di pena. I giudici hanno infatti riconosciuto all’imputata delle attenuanti e, dunque, la condanna si è ridotta ad un anno di reclusione. In tal modo la settantenne ha evitato di finire nella Casa circondariale di Larino usufruendo dell’indulto.