Ebbene su provvedimenti così significativi che attengono alla funzionalità e all’efficienza dell’Amministrazione non si può esautorare il Consiglio costringendolo a ratificare scelte assunte in altre sedi. La potestà legislativa spetta costituzionalmente al Consiglio Regionale e non può essere né esautorata da altri Organi né essere espropriata di fatto da chicchessia per urgenze millantate o reali. Sul Bilancio è così, sugli atti di programmazione è così, sulla sanità è così, e da ultimo sul personale e sulla dirigenza è così. Il gesto del consigliere Petraroia evidenzia la necessità di contrastare con maggiore efficacia una deriva istituzionale che degrada l’istituzione consiliare. Sul merito del provvedimento va detto che cambiando il nome ai Direttori Generali che mutano in Direttori d’Area, gli stessi da 6 passano a 8 a cui si aggiunge l’unico Direttore Generale che resta.
Quindi si spenderà di più tenuto conto che è stata stralciata la proposta che l’Area poteva essere affidata con funzioni di coordinamento ad un dirigente di servizio con un semplice compenso integrativo. C’è poi il rischio di prendere dall’esterno queste figure e va segnalata l’istituzione di un Capo di Gabinetto anche per il Presidente del Consiglio oltre a quello della Giunta. Non è marcata la distinzione tra le prerogative spettanti alla politica e l’autonomia con cui devono esercitare le proprie funzioni i dirigenti. Anzi in troppe parti dell’articolato dalle nomine, alle reggenze, alla valutazione e altro c’è un ruolo esorbitante della politica che subordina di fatto la dirigenza ai propri voleri contrariamente a quanto dispongono le leggi Bassanini e il Decreto L.vo 165/2001. Il Modello che si segue è quello tracciato dal Cavaliere Berlusconi che scambia il Governo dell’Italia con la gestione delle sue aziende private.
Michele Petraroia