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CAMPOPIACHIARO _ Trattare esseri umani come rifiuti da stoccare in grandi “discariche recintate”, con la prospettiva di riciclarne un po’ (i “profughi”) ed incenerirne un’altra parte (i “clandestini”) nelle fiamme di un pianeta che tra povertà, guerre e disastri assomiglia ad un inferno, ci riporta agli orrori della cultura nazista. Così si distruggono secolari acquisizioni della civiltà umana! Fermare l’esodo in atto, che peraltro viene strumentalmente enfatizzato per basse ragioni di consenso, con le soluzioni che propone il Governo è come tentare di fermare il vento con una mano. Riportare a casa “100 tunisini al giorno” come dichiara di voler fare il presidente del Consiglio Berlusconi è come cercare di svuotare il mediterraneo con un bicchiere!

Assistere passivi a questi scenari vorrebbe dire accettare un ulteriore subdolo arretramento della coscienza civile della nostra comunità. Mentre le associazioni e diversi enti di tutela chiedono l’adozione di un provvedimento che riconosca la protezione temporanea prevista in caso di afflusso massiccio di sfollati dal decreto legislativo n.85 del 2003, dall’art. 20 del T.U. sull’immigrazione e dalla Direttiva 2001/55/CE, ed una distribuzione equa dei migranti in tutte le regioni italiane, il governo insiste per trasformare aree del territorio Italiano in grandi centri di detenzione a cielo aperto.

Il ministro degli Interni Maroni definisce “clandestini” la maggior parte di coloro che sono fuggiti dalle coste africane e attua un piano che concentra nelle regioni meridionali i campi della detenzione amministrativa, in tendopoli improvvisate, ubicate in aree militari, in modo da impedire qualunque controllo di legalità, impedendo persino ai parlamentari di entrarci dentro per verificare le condizioni dei migranti. La distinzione tra richiedenti asilo e migranti economici, e la criminalizzazione dei cosiddetti clandestini, come se fosse possibile adottare nei confronti di quest’ultimi, in prevalenza tunisini, provvedimenti di allontanamento forzato, dimostra già di non reggere alla prova dei fatti, se non come strumento di propaganda elettorale. Infatti, la direttiva 2008/115/CE, non ancora attuata dal governo italiano, prevede l’obbligo di privilegiare il rimpatrio volontario prima di eseguire i rimpatri forzati, ed individua varie forme di limitazione della libertà di circolazione dei migranti irregolari, al posto dell’internamento nei centri di identificazione ed espulsione. Del resto, che il sistema delle espulsioni e dei respingimenti differiti sia una “fabbrica della clandestinità”, lo dimostra il crollo degli allontanamenti forzati effettivamente eseguiti dal 64 per cento degli stranieri rintracciati in condizioni di irregolarità nel 1999, prima della legge Bossi-Fini, al 34,7 degli irregolari fermati dalla polizia nel 2009. E non è un mistero per nessuno, neppure in Europa, che la maggior parte degli immigrati irregolari giunti nelle scorse settimane a Lampedusa, in assenza di un qualsiasi documento provvisorio di soggiorno, sono stati rimessi in libertà con l’intimazione a lasciare entro 5 giorni il nostro territorio e si sono dispersi per tutta l’Europa.

Di fronte al disastro umanitario creato con grande cinismo da Maroni, prima a Lampedusa e poi in Sicilia, il governo tenterà di varare altri decreti da “stato d’emergenza”, al di fuori delle regole costituzionali e del diritto comunitario. Come avvenuto altre volte in passato, quando la Corte Costituzionale è stata costretta a dichiarare la incostituzionalità di punti essenziali della legge Bossi-Fini e da ultimo del pacchetto sicurezza del 2009, quando è stata cancellata la cosiddetta aggravante di clandestinità. Contro questo tentativo di golpe giuridico-istituzionale, fino al punto di cancellare per gli irregolari gli art. 13 (libertà personale) e 24 (diritto di difesa) della Costituzione, che potrebbe dispiegarsi subito, in sede di consiglio dei ministri, bisogna preparare le “barricate”, sul piano giuridico e sul piano della mobilitazione in favore dei migranti. Allo stesso modo bisognerà contrastare i tentativi di respingimento “forzoso”, o per dire meglio, collettivo, verso la Tunisia, l’ennesima provocazione, che Maroni annuncia dopo la missione a Tunisi.

Una minaccia di blocco navale che configura l’ennesima violazione del diritto internazionale, e che ben difficilmente potrà intimidire la Tunisia, paese che ha accolto oltre 150.000 persone in fuga dalla Libia, mentre il nostro paese non ha saputo rispondere adeguatamente all’arrivo di ventimila persone, abbandonate in condizioni “disumane e degradanti”. Anche di questo potrebbe occuparsi presto la Corte Europea dei diritti dell’Uomo, se i nostri giudici non arriveranno prima. Ma, ora, è indispensabile ribadire che nessuna Realpolitik demografica può oscurare il diritto primario di profughi politici ed economici di essere accolti come esseri umani e persone dai paesi ricchi. La fuga è una necessità, l’accoglienza un dovere che nessuna comunità civile può ignorare. Italo Di Sabato – responsabile nazionale Osservatorio sulla Repressione

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2 Commenti

  1. Italo perchè i clandestini non li porti a casa tua e non li campi a spese tue o vuoi essere anche tu un cinico? Mi chiedo se la tunisia nemmeno li rivuole perchè dovremmo tenerli noi. E’ chiaro che non sono famiglie in fuga ma è gente che stava in carcere se nemmeno il loro paese li rivuole. ripeto, tieniteli a casa tua