TERMOLI – Crollo Amministrazione Di Brino: emergono le prime verità. A due giorni dalla caduta della maggioranza di centro destra iniziano a trapelare i “retroscena” politici tessuti all’ombra del palazzo di via Sannitica dal centrosinistra cittadino con l’appoggio del centro destra. A giocare un ruolo determinante nella “debacle”, una crisi politica sotterranea nella maggioranza, tenuta rigorosamente celata da Di Brino, che si trascinava da tempo ma che è esplosa in tutta la sua violenza negli ultimi giorni terminando nel “regolamento di conti” in seno al centro destra dove si è preferito il “bagno di sangue” ad un altro anno di mandato.

La  caduta effettiva c’è stata nella serata del 18 febbraio. Una giornata particolare, caratterizzata dalla visita notturna a Campobasso di 5 consiglieri di centrosinistra di Termoli. Il gruppetto si è presentato al cospetto del presidente Frattura che da subito ha chiesto se c’erano i numeri per mandare a casa Di Brino. Davanti alla défaillance di circa 6 consiglieri di centrodestra anche se solo 4 hanno firmato, il patto è stato siglato.

E così la sera del 20 febbraio l’incontro dal notaio D’Erminio è stata solo l’ufficializzazione di una storia già confezionata a puntino. La maggioranza è praticamente implosa, sbrindellandosi giorno dopo giorno.

Più di qualcuno dei consiglieri di Di Brino si è logorato dietro il suo atteggiamento, dietro i suoi “ni”: prima si, poi no, poi forse, poi vedremo. Anzi. La goccia che ha fatto traboccare il vaso ed i delicatissimi equilibri è stata la decisione di far entrare Annibale Ciarniello di Fratelli D’Italia nella giunta, nonostante il malcontento che si è creato nel centrodestra dove, in realtà, già da 4 anni albergavano fortissimi malumori.

Di Brino, secondo testimonianze raccolte da più parti, pur ostentando sorrisi e buonumore, con i suoi, ha invece tenuto in più di qualche occasione il “pugno di ferro” iniziando a seminare i primi dissensi subito dopo la sua salita a Palazzo di città. Lo fece inizialmente assegnando proprio a Di Giovine l’incarico al nucleo di valutazione che non piacque troppo al centro destra. Ha poi proseguito con l’assessore all’ambiente Augusta Di Giorgi, “defenestrata” dall’esecutivo con un sms quando lei era in vacanza per poi impantanarsi nella vicenda dei dirigenti, dove era arrivato ai ferri corti con la Peruzzini, tolta dalle finanze e “spedita” al turismo e poi ulteriormente demansionata. 

Insomma Di Brino pur combattento con problemi di ogni tipo e lavorando a gran velocità, su alcune questioni di natura prettamente politica e non tecnico-operativa, non ha saputo creare la giusta armonia nella sua squadra, preferendo imporsi e creare così troppe frizioni interne che, a lungo andare, gli sono costati la “poltrona”. 

Di Giovine, il mattino dell’ufficializzazione delle dimissioni collettive dei 16 consiglieri comunali, si è recato da Di Brino andandolo a salutare. Evidentemente più che un tradimento è stato un “regolamento di conti”  nel centro destra. Della “impasse” politica ne hanno saputo approfittare gli esponenti della minoranza i quali, colta la palla al balzo, si sono recati da Frattura il quale, senza perdere tempo, ha “infiocchettato” il pacco regalo.

Al momento dell’arrivo a Termoli del Presidente della Regione recatosi nello studio legale di Facciolla, dove sono stati convocati 6 consiglieri di centro destra, poi ridottisi a 4, i giochi erano ormai già chiusi. Di Brino era già stato bellamente giocato.

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Antonella Salvatore
Giornalista professionista, Direttrice di myTermoli.iT e myNews.iT e collaboratrice AnSa

2 Commenti

  1. le vite parallele
    Tornando su un piano puramente politico, Di Bruno ha ripercorso, sbagliando, lo stesso cammino di Greco. 1) Pur di vincere e conquistare il Comune, ha favorito la formazione, intorno al suo nome, di tante ed eterogenee liste di candidati senza la necessaria amalgama e, soprattutto, con scarsa attenzione nella scelta dei candidati. 2) Con il suo atteggiamento ha pian piano dilapidato il grande patrimonio di amministratori che le urne gli avevano consegnato nel 2010. Senza alcuna giustificazione per chi agisce in dispregio del mandato ricevuto dai propri elettori, non si può dire sempre si e promettere tutto a tutti e poi dire no, passando per un “ni”. 3) Ha progressivamente isolato se stesso e l’amministrazione dalle altre istituzioni regionali e questa politica non ha mai sortito buoni risultati.