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Generazioni di termolesi e turisti ne subiscono l’assenza.
TERMOLI – Avevo circa sedici anni quando sotto la guida del mio maestro, Antonio Casolino – pluricampione mondiale di nuoto in tutte le specialità natatorie, dai 50 metri in stile libero ai 5000 metri di fondo – attraversavo a nuoto il tratto: Spiaggia S. Antonio/Banchinella del Porto. Dovevamo transitare, obbligatoriamente, per il cosiddetto “sbocco” e passare in mezzo a tutto quello che…galleggiava a vista.
TERMOLI – Avevo circa sedici anni quando sotto la guida del mio maestro, Antonio Casolino – pluricampione mondiale di nuoto in tutte le specialità natatorie, dai 50 metri in stile libero ai 5000 metri di fondo – attraversavo a nuoto il tratto: Spiaggia S. Antonio/Banchinella del Porto. Dovevamo transitare, obbligatoriamente, per il cosiddetto “sbocco” e passare in mezzo a tutto quello che…galleggiava a vista.
Antonio nuotava sempre qualche metro più avanti. Arrivati a destinazione, ci congedava spesso con una battuta ironica: “Ne v’avita préoccupâ: quille che ne stròzze ‘ngrasse!”.
In seguito ci limitammo – per “fare fiato”, diceva lui – a nuotare per una diecina di volte avanti e indietro Banchinella-molo del Porto, sempre pieno di nafta. Eravamo, semplicemente, passati “dalla cacca… alla “nafta”. Era la fine degli anni ‘50. Nel bacino portuale erano ancorate, spesso, delle grosse “chiatte” in legno che mediante un enorme benna sistemata alla sommità di due pali, “dragava” il fondo. Quest’operazione si ripeteva ogni dieci, quindici anni – e si fa ancora oggi – quando i pescatori, stufi di sollevare fango con le eliche uscendo o entrando con i pescherecci, reclamavano il diritto di avere dei fondali più profondi.
Durante l’estate, poi, specialmente quando imperversavano quelle giornate di “garbino”, dallo Zuccherificio arrivavano miasmi dolciastri della melassa dello zucchero e dallo “sbocco” la puzza della fognatura che avvolgevano la città, giorno e notte, in un insopportabile fetore, durante la calura estiva.
Per risolvere qualche problema fu realizzato, un primo impianto di depurazione sufficiente per un paese che allora contava poco più di diecimila abitanti.
Lo stesso impianto che, con qualche piccolo aggiornamento tecnico, c’è ancora oggi. Nel frattempo, però, gli abitanti sono triplicati. Durante i mesi estivi, con i turisti che vanno alle Tremiti, le presenze in città sono più che quintuplicate.
Questo racconto giovanile sta a dimostrare che generazioni di termolesi stanno ancora subendo i danni che l’ angoscioso problema arreca allo loro salute.
L’Amministrazione Comunale ha affermato che l’ EGAM (Ente che Governa l’Ambito del Molise) le ha impedito di emanare provvedimenti amministrativi, pena la nullità degli stessi. Si rischia, perciò, di far saltare l’estate a molti stabilimenti balneari in quanto l’agosto scorso sono stati riscontrati valori altissimi di “Escherichia coli”, un bacillo dannosissimo per la salute.
E tutto ciò – in prossimità della Cala Sveva, del Lido Anna e fino al Ristorante Modenese – renderebbe le nostre spiagge al limite della balneabilità. Tali valori negativi decrescono a partire da sotto le mura del Castello – dove sono comparse, ultimamente, delle vere “chiazze di sporcizia” – ad andare verso la spiaggia nord.
E allora, che si fa? Qualche “suggerimento” il sottoscritto l’ha… “elargito” nel libro “Intervista a Peppino Marinucci sul Porto di Termoli”, pubblicato l’estate scorsa alla presenza del Sindaco e anche delle autorità portuali. Ma non sono certamente io la persona più adatta per risolvere un problema cosi importante, che ha bisogno di tecnici specializzati.
Dalla stampa locale ho appreso e vagliato che c’è qualche indicazione per dare al paese un depuratore funzionante.
Ho preso in considerazione alcune ipotesi :
– spostare il Depuratore dal Porto al più presto con i soldi messi a disposizione dal Piano Regolatore del Porto e quelli per la costruzione del tunnel;
–poiché il Depuratore previsto al Sinarca non risolve il problema dell’inquinamento bisogna affiancargli quello del porto;
–qualcuno più fantasioso, propone di “… valutare la possibilità d’intercettare la rete fognaria che passa sotto via Roma e deviare lo scarico delle acque per farle giungere, tramite la galleria del tunnel, dinanzi al Mercato Ittico: si eliminerebbe completamente il depuratore del porto.
Una soluzione, pertanto, va studiata. E presa! Al più presto possibile! Altrimenti, altro che Bandiera Blu. Nei prossimi anni ci daranno La Bandiera Nera: quella dei “PUZZONI ”.
Concludo con una mia composizione in vernacolo, pubblicata nel lontano 1982 nel libro “Lundáne d’a mazze du’ Castille”, tra quelle riguardanti “Vizi e Virtù “ Rileggendola, mi sono accorto che, purtroppo, è ancora attuale: poco o nulla è cambiato dopo oltre 30 anni (sic!).