Mario Di BlasioTERMOLI – Cara Segretaria, come ben sai la mia iscrizione alla CGIL risale all’inizio della mia attività lavorativa nello Zuccherificio del Molise, nel lontano 1986. La scelta di aderire al sindacato scaturiva dalla consapevolezza dell’insostituibile ruolo che l’organizzazione svolgeva nella tutela dei diritti dei lavoratori. Si era in una fase in cui l’appartenenza era sentita come genuino spirito di solidarietà e vicinanza tra lavoratori, pur nelle diverse sensibilità. Era vivo il senso di appartenenza ad una comunità capace di discutere e proporre soluzioni ai problemi di tutti, specie dei più deboli, attraverso la discussione, il confronto, il dialogo e la scelta condivisa dell’azione sindacale.

La mia scelta di aderire alla FLAI_CGIL fu determinata dalla credibilità e dell’affidabilità delle persone che la governano in quel periodo. Persone che fondavano la propria azione sulla ricerca prioritaria e primaria del bene comune prima del bene di ciascuno. Certo era momenti storici differenti: c’era l’unità sindacale e la struttura dell’organizzazione del lavoro era completamente diversa. Poi le modifiche del mondo del lavoro hanno richiesto cambiamenti profondi, sicuramente necessari, ma che a mio parere non sempre sono stati adeguati ed efficaci. A me appare che non ci sia stata la capacità di contribuire a governare i nuovi processi e le nuove sfide, ma piuttosto ci si sia adagiati al ruolo passivo e senza protagonismo; in alcuni casi facendo venire meno quei valori della solidarietà e della tutela.

Lo devo constatare nel piccolo del mio contesto lavorativo che, come tu ben sai, sta attraversando incertezze e difficoltà estreme di sopravvivenza. La strategia messa in campo dalla CGIL nella gestione della delicata fase di trasformazione che la ns azienda ha subito e sta attraversando (intendo RSU, FLAI regionale e nazionale), a mio parere, è stata inadeguata e inappropriata. Ritengo che si siano operate scelte fatte senza condivisioni preventive, ma al chiuso di stanze, arroccandosi su una strategia che di fatto ha rinnegato la partecipazione alle decisioni. Ancora oggi, è difficile anche il pur banale contatto telefonico con i componenti le RSU per condividere informazioni e riflessioni.

Mi appaiono come novelli manager sempre impegnati nella ricerca di non so che strategia o stratagemma, presuntuosamente convinti di avere insostituibili capacità di gestione sindacale, non accorgendosi invece di essersi allontanati dalle reali esigenze e sofferenze dei colleghi di lavoro. Certo è una mia opinione, ma è un convincimento profondo che mi induce amaramente ad allontanarmi da questo modo di “fare sindacato”. Sono convinto che le idee viaggiano sulle ali degli uomini, e questi uomini non sono capaci di far volare i miei valori sindacali. Per questo, vivendo l’intima sofferenza di una scelta che per me significa allontanarmi da un mondo e da un’area di credo che ha segnato la mia vita, ti comunico l’intenzione di cancellare la mia iscrizione dalla CGIL.

Giacomo Mario Di Blasio

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