violenzaCAMPOBASSO – In occasione della festa della donna, la segreteria confederale della CGIL Molise vuole ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui sono ancora oggetto in molte parti del mondo. Il cammino verso il riconoscimento dei propri diritti è stato particolarmente lungo e difficile perché nei paesi sono state considerate diverse e inferiori all’uomo. Oggi sia la costituzione della repubblica italiana sia molte leggi affermano la parità dei sessi tuttavia nella gran parte del mondo la donna è ancora lontana da godere di una piena parità dei diritti con l’uomo in campo economico, sociale culturale e politico.

Per quanto concerne il mondo del lavoro, le donne svolgono lavori discontinui, saltuari, precari, stagionali, part-time con retribuzioni basse. è necessario dire che il part-time è in forte aumento e che troppo spesso e’ involontario. anche nella felice ipotesi di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato le donne, a parità di mansioni con gli uomini, guadagnano comunque almeno il 30% in meno dei loro colleghi maschi.
Non c’è parità salariale, così come non c’è una complessiva politica di genere che veda la questione femminile nella sua interezza: lavoro, retribuzioni, servizi sociali, tutela adeguata della maternità e paternità, tutela di genitori di disabili, norme che realmente permettano la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

Dai dati ISTAT emerge che le donne in caso di maternità sono molto spesso costrette a dimettersi a seguito della carenza dei servizi per l’infanzia e che se si rioccupano lo fanno ne 60% dei casi solo dopo ben 5 anni di inattività.
Un altro dato preoccupante è quello degli infortuni e delle malattie professionali, le donne sono principalmente occupate nel ramo dei servizi, in attività normalmente meno pericolose di quelle industriali ma comunque soggette al rischio che si corre negli spostamenti casa- luoghi di lavoro.
Anche per quanto riguarda l’età pensionabile delle donne c’è un accanimento infinito di cui si fa breve storia: l’accanimento è partito con la sentenza della corte di giustizia europea del 13 novembre 2008, che ha condannato l’Italia per essere venuta meno agli obblighi sanciti dall’articolo 141 ce (parità di retribuzioni tra lavoratori di sesso maschile e di sesso femminile) mantenendo in vigore una normativa in forza della quale i dipendenti pubblici hanno diritto a percepire la pensione di vecchiaia ad età diverse a seconda che siano uomini o donne.

La CGIL è stata sempre contraria all’aumento delle età pensionabile delle donne. la parità non comincia dalle pensioni: in Italia la percentuale delle donne occupate è pari al 46% contro una media europea del 60% i bimbi nei nidi sono pari al 18% , i salari rosa sono inferiori del 30% a parità di mansioni con gli uomini, sono tre milioni e mezzo le donne inattive perché’ costrette a svolgere i lavori di cura.
Secondo la CGIL un potente strumento per colmare il divario retributivo di genere è la contrattazione collettiva; la crisi ha colpito in modo differenziato gli uomini e le donne. nel caso delle donne l’insicurezza e la precarietà dell’occupazione, orari di lavoro più ridotti, il lavoro a tempo parziale e la segregazione occupazionale sono spesso aumentati. le misure di austerità e riforma hanno compreso tagli salariali nel settore pubblico, ove la forza lavoro femminile è predominante, ed una pressione a congelare i salari minimi concordati per legge o tramite la contrattazione collettiva, nonché’ la riduzione dei diritti e delle prestazioni di maternità e congedo parentale e le limitazioni sugli accordi in tema di conciliazioni vita/lavoro ed orario di lavoro flessibile negoziati tramite la contrattazione collettiva. L’Italia, uno dei paesi più colpiti dalla crisi ha registrato le maggiori difficoltà a salvaguardare le retribuzioni delle donne, conseguentemente anche nella nostra regione.

Ma quali sono le vie da seguire per il futuro: dare un ruolo chiave alla contrattazione collettiva per colmare tanti divari, il sindacato svolge un ruolo fondamentale nell’estirpare disuguaglianze di genere radicate e strutturali sebbene, in una situazione di crisi, ciò richiede nuove teorie sul modo in cui le questioni di genere possono essere inserite più efficacemente nelle strategie, nelle politiche e nella rappresentanza sindacale.
Per ultimo, non per importanza, la CGIL esprime la massima solidarietà a tutte le donne lavoratrici dipendenti vittime di molestie ed esprime forte stupore in merito al decreto legislativo del 15 gennaio 2016 n.8 che ha depenalizzato il reato di aborto clandestino. Non considerare la particolarità del reato di aborto clandestino, inserendo nel calderone delle depenalizzazioni, rischia di scoraggiare le donne che dovessero avere complicazioni in particolare le più deboli, precarie ed immigrate, a recarsi in ospedale, con gravi rischi per la loro salute.
la festa della donna non è solo mimosa, si chiede buon senso da parte della politica.

P/la Segretaria confederale CGIL Molise
Lillina Brunetti

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