tribunale1CAMPOBASSO – Si e’ conclusa in questi giorni in modo pienamente favorevole alla Cgil un importante processo civile iniziato nel 2006, che afferiva ad un caso di paventata diffamazione a mezzo stampa di cui Camillo Colella, legale rappresentante della Castellina SpA (azienda di imbottigliamento dell’acqua partecipata dalla Regione Molise), aveva accusato la CGIL, nella persona dell’allora Segretario Italo Stellon, Patrizia Carnevale (segretaria confederale) ed Erminia Mignelli (all’epoca Segretaria della FLAI CGIL). Lo stesso aveva richiesto un risarcimento del danno di euro 500.000,00. In giudizio erano stati convenuti anche l’Editoriale Ciociaria Oggi srl (Editore del giornale Nuovo Molise Oggi) e il consigliere regionale Italo di Sabato. 

In particolare era accaduto che nel corso dell’anno 2005, con diversi comunicati sindacali pubblicati dal quotidiano Nuovo Molise Oggi, Patrizia Carnevale ed Erminia Mignelli avevano denunziato la condotta tenuta dal sig. Colella, nell’arco di un lungo ed aspro conflitto industriale, nei confronti dei dipendenti, condotta consistita nel mancato pagamento delle retribuzioni, nell’omissione della rotazione dei lavoratori in cassa integrazione, nel licenziamento di alcuni dipendenti in dispregio di quanto concordato in sede di Assessorato al Lavoro, ma, soprattutto, nel mancato invio all’INPS da parte dell’azienda di tabulati necessari affinchè l’Ente corrispondesse ai lavoratori l’indennità di Cigs, approvata da mesi e decorrente dal 2004 (per intenderci, da un anno i lavoratori non percepivano la retribuzione, né l’indennità di Cassa Integrazione e, ciò nonostante, il Colella non inviava i tabulati). A tale proposito nel corso di un tentativo di conciliazione presso la DPL di Isernia il sig. Colella era comparso, affermando alla presenza di più persone, tra le quali i membri della Commissione, che non avrebbe inviato i tabulati se i dipendenti non avessero accettato la metà delle loro spettanze, con chiaro ed esplicito intento ricattatorio.

Di tal che, i comunicati delle suddette Segretarie contenevano affermazioni forti ed incisive, ma mai travalicanti verso il dileggio personale. Oltretutto le stesse traevano origine da fatti veri (veridicità), erano di interesse pubblico (rilievo pubblico della notizia) e utilizzavano un linguaggio non offensivo del decoro e dell’onore (continenza formale).    
Tali requisiti consentono alla critica sindacale di fungere da scriminante del reato di diffamazione, nel senso che il diritto di critica sindacale, figlio del più generale diritto di libera manifestazione del pensiero (art. 21, Cost.), se esercitato nel rispetto dei predetti canoni, fa venire meno il reato di diffamazione, con ciò conferendo ai rappresentanti sindacali una maggiore libertà espressiva rispetto ai comuni cittadini, in considerazione del ruolo del sindacato in una società democratica.

Ebbene, il Giudice del Tribunale di Campobasso, Stefano Calabria, dopo nove anni di scritti difensivi e udienze, ha rigettato integralmente le domande dell’attore (Colella), condannandolo a pagare le spese legali in favore della CGIL, di Patrizia Carnevale e di Erminia Mignelli, con plauso degli avvocati difensori Marianna Salemme e Pietro D’Adamo.
Marianna SALEMME
Pietro D’ADAMO
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