
L’IDV ha sofferto le note fuoruscite che a loro volta cercano di organizzarsi e di proporsi come nuova realtà presente sul territorio certamente con velleità legittime. Il PDL cerca di muovere i primi passi ma ci sono gruppi e personalismi che in qualche modo ne frenano lo sviluppo, il PD cerca di ricomporsi con i nuovi organigrammi guidati dal nuovo segretario e nuovo presidente e sicuramente pensa al modo in cui riconquistare una compattezza e una leadership persa da tempo, in regione e anche in città. A Termoli si constatano dinamiche abbastanza simili.
La maggioranza di governo ha problemi … numerici di varia natura. Le lotte intestine tra le diverse anime dei partiti della coalizione, più di un dissidente e i vari turnover l’hanno indubbiamente sfiancata; siamo arrivati al punto che di volta in volta bisogna assicurarsi la metà più uno. Una situazione che oggettivamente non lascia tranquilli e non fa lavorare con serenità e con la necessaria lucidità. L’opposizione originaria (i dodici della prima ora) scalpita, secondo mestiere, aspettando il momento opportuno per portare a termine l’avventura e tornare tutti a casa. E intanto passano le settimane e i mesi e si comincia a parlare del futuro: a chi la prossima palma della vittoria? Con chi? E con quale leader indiscusso, accettato e votato dalla metà più uno?
Il PD sa di aver bisogno di tempo per ricompattare gli organici e, calmate le acque interne e con una nuova immagine, arrivare all’appuntamento elettorale (alla scadenza naturale) purificato da tossine nocive; il suo dilemma da questo punto di vista è abbastanza prevedibile: riuscirebbe senza l’IDV a riproporsi come partito di maggioranza nella città adriatica (alleandosi al limite con altre formazioni) o, fatti un pò di conti, allearsi di nuovo con l’IDV? Comunque lo schema sul fronte del centrosinistra paradossalmente sembra piuttosto semplice, ma se si dovesse andare a votare domani si troverebbe impreparato e scoperto. Sull’altro fronte, confidando in un esito favorevole delle urne, lo scenario si presenterebbe forse più complesso.
La convinzione di avere la vittoria a portata di mano può procurare maggiore imbarazzo nel trovare la soluzione, in termini di coalizione, di liste, di candidati e, soprattutto del candidato sindaco: tutti sotto un’unica bandiera nazionale, o un insieme di liste civiche più o meno personali o di categoria collegate fra loro, o un listone unico trasversale che chiama a raccolta i cittadini, senza alcuna bandiera? E poi c’è la questione del papabile: tra gli attuali consiglieri alcuni non disdegnano di servire la città da primo cittadino, (aspirazione encomiabile, e gli outsiders?), ma su questo per ora è meglio frenare la fantasia. Inoltre, non si può sottovalutare in tale situazione il rapporto con il governo regionale; un altro lieve pensiero aleggia maligno e cioè che le sorti di Termoli possano dipendere da Campobasso e che addirittura il centro per conservare il suo potere (con accordi trasversali) potrebbe sacrificare Termoli, ridotta a merce di scambio. Ma il cuore dell’Impero si salva fortificando le periferie non indebolendole, anzi è sempre accaduto che dalle estreme periferie siano partite le rivolte contro il centro del potere… Ma tutto questo è solo fantapolitica.