COLLETORTO _ Come ogni anno i vescovi italiani invitano i cattolici alla riflessione sul dono della vita. Quest’anno hanno voluto proporre lo slogan: Educare alla pienezza della vita, coniugando, così, l’impegno per il dono della vita e l’educazione.

Il tema educativo è come il filo rosso che attraversa il magistero dei vescovi italiani: nelle diocesi, parrocchie, gruppi, associazioni e movimenti, la riflessione, la programmazione è in vista della forza educativa quale sorgente di vita e di impegno ecclesiale. La vita come dono è un grande insegnamento, accoglierlo, dandogli attenzione, significa dare valore alla vita stessa. Benedetto XVI più volte ha richiamato l’importanza della vita indicando nell’uomo il segno migliore per rispettarla e valorizzarla.

Fidarsi della vita, dargli il giusto posto già possiede in sé un particolare significato. Dinanzi al valore in sé della vita, Benedetto XVI richiama anche le derive moderne che riducono vita e persona umana. Una cultura della vita, non solo immette negli uomini, fiducia, ma dona all’uomo il valore del rispetto della persona umana. L’educazione oggi deve confrontarsi e a volte scontrasi con il giusto senso del valore della persona umana, i padri del concilio Vaticano II (1962-1965) non a caso parlarono del senso di Dio: smarrito il senso di Dio, l’uomo smarrisce se stesso: “l’oblio di Dio rende opaca la creatura stessa”.

I vescovi affidono e si fidono di tanti cristiani per ribadire la cultura della vita, il valore della persona umana e la solidarietà di quanti hanno accolto la vita pur in condizioni disagevoli. Occorre diffondere un nuovo umanesimo, educando ogni persona di buona volontà, e in particolare le giovani generazioni, a guardare alla vita come al dono più alto che Dio ha fatto all’umanità. “L’uomo – afferma Benedetto XVI – è veramente creato per ciò che è grande, per l’infinito. Il desiderio della vita più grande è un segno del fatto che ci ha creati Lui, che portiamo la sua “impronta”. Dio è vita, e per questo ogni creatura tende alla vita; in modo unico e speciale la persona umana, fatta ad immagine di Dio, aspira all’amore, alla gioia e alla pace”.

Si sta estendendo oggi una certa forma della cultura della morte dove la vita, l’uomo, hanno perso il loro fondamentale valore, ponendosi alla stregua di un semplice prodotto della tecnica biologica. A questa cultura della morte che sporca la bellezza della vita e offusca il messaggio del vangelo, la giornata della vita vuole con decisione riproporre l’attenzione alla vita quale dono per una educazione della stessa buona e abbondante. Chi è che si fa propagatore della cultura della vita? Oggi in Italia ci sono circa 23milioni di famiglie, nonostante la crisi economica e morale che minacciano il nostro paese, sono alfieri della vita, la difendono, la accolgono e l’accompagnano, pur tra mille difficoltà. Così i vescovi pensano a tanti casi di malattia, di handicap, di anziani che vengono curati e amati tra le mura domestiche.

Inoltre, in Italia negli ultimi 25 anni si sono moltiplicati i centri di aiuto alla vita (CAV) essi hanno permesso a circa 120mila bambini di nascere. In Italia ci sono circa 331 CAV, in media essi salvano 51 bambini l’anno (dato riferito al 2009), cinque volte di più di venti anni fa. L’importanza dei CAV non è soltanto nel numero dei bambini salvati dall’aborto, ma anche nell’assistenza alle donne, comprese le non gestanti. E’ infatti la solitudine davanti alle difficoltà della vita il tratto comune di chi chiede aiuto ai CAV, che offrono una compagnia umana preziosa.

Per la diocesi di Termoli-Larino un’opportunità nel diffondere la cultura della vita come segno efficace di un’educazione che cresce con il grado di maturità civile e religiosa. Così in tante parrocchie la vendita delle primule vuole confermare gesti di solidarietà concreta per tante mamme e donne che hanno la forza di chiedere aiuto per aiutare la vita. Concludono i vescovi nel loro messaggio: “Ogni ambiente umano, animato da un’adeguata azione educativa, può divenire fecondo e far rifiorire la vita”.

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