LARINO_ Si è tenuta ieri, alle ore 11:30 presso l’aula consiliare del comune di Larino, la conferenza stampa dal titolo “Intervento di sostegno psico-sociale domiciliare e di gruppo per l’elaborazione del lutto” (Perdita, buio, nero….ricolora la tua vita). Sono intervenuti all’incontro: Marilena Marra, Presidente dell’Associazione Amici Dell’Hospice Madre Teresa Di Calcutta Onlus, la psicologa Elvira Pellegrino e la sua collega Maria Felicia Bizzarri, ma sopratutto Maurizio Cianfarini, Direttore Scientifico per l’Educazione Continua in Medicina del Ministero della Salute per l’Associazione Moby Dick, Direttore del Corso Biennale in Psicologia Oncologica e Presidente dell’Associazione Moby Dick. Quest’ ultima prende il nome dall’omonima rappresentazione teatrale messa in scena presso la Casa Circondariale di Larino, organizzata da Terrateatro e che ha visto protagonisti gli stessi detenuti del carcere.

Nella prima parte della conferenza sono stati esposti i principali obiettivi che l’associazione Moby Dick vuole portare avanti e promuovere con tutte le sue risorse: l’assistenza, il miglioramento della qualità di vita dei familiari dopo il decesso di uno dei suoi componenti, sostegno psico-sociale, sia domiciliare che di gruppo. Si è sottolineata, altresì, l’inevitabile esistenza di tempistiche diverse nei vari familiari per quanto concerne l’elaborazione stessa del lutto, che non può essere affrontato da tutti nel medesimo modo, essendo innanzitutto un esperienza personale e di conseguenza da trattare singolarmente, a seconda delle esigenze e bisogni del soggetto. In pratica si viene accompagnati, sostenuti e, per quanto riguarda i malati terminali, si cerca di assicurare il più possibile un buon decorso.
Naturalmente, affinché tutto ciò sia possibile, a monte è necessaria un’ottima preparazione da parte degli operatori, i quali ricevono tutti gli strumenti indispensabili dallo stesso Dottor Cianfarini, con cinque moduli di apprendimento e 40 ore che finiranno il prossimo luglio. Il Presidente Cianfarini cura con dedizione e impegno tutti gli aspetti formativi e di ricerca, nonché l’organizzazione eventi. Quindi un’ottima preparazione, a cui non può di certo sostituirsi l’improvvisazione. Vi è anche la presenza di volontari accanto ai professionisti, affinché l’elaborazione del lutto esca fuori dall’ambito familiare e si riesca, anche se in minima parte, a togliere la “corazza”, elemento sempre più massiccio nella società odierna.
Il progetto è stato presentato dal Dott. Travaglini, reso possibile grazie alla collaborazione dell’Asrem. Tutto però è partito dalle disposizioni esplicate dalla legge 38 del 15 marzo 2010, che garantiscono l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore. Il lutto, come è stato sottolineato durante la conferenza, è un’esperienza individuale emozionale privata e spesso nella nostra società non trova collocazione il dolore. I funerali di sicuro rappresentano un importante rito di passaggio, che consente alle persone di poter superare l’evento traumatico, ma spesso solo in parte, in quanto il tutto non è accompagnato da un adeguato comportamento delle istituzioni, che spesso si ritirano subito dopo l’accaduto. Naturalmente il progetto portato aventi dall’Associazione Moby Dick, non vuole sostituirsi alle istituzioni, ma integrarsi ad esse. Fondamentale, dunque, è il rafforzamento delle “reti sociali”, diritto e dovere verso gli altri, degli stessi cittadini, affinché non si sentano soli e abbandonati di fronte a questi eventi importanti. Molte volte infatti vi è un cambiamento radicale del modo di vivere e pensare dei soggetti, che si trovano disorientati e senza un appiglio a cui aggrapparsi. Così la persona finisce per affidarsi alle “cure fantastiche e miracolose” che la nostra società proprina con sempre maggior forza, finendo per arrecare più danni che benefici ai soggetti. 

Inoltre, bisognerebbe anche rafforzare i rapporti che, servizi di questo tipo, devono per forza di cose intrattenere con gli altri servizi a livello sociale. Le cure paliative vengono impostate e decise in base alla domanda, anche domiciliare nel caso dell’impossibilità allo spostamento dei soggetti bisognosi. Il pericolo è che, a volte, gli operatori vengano percepiti in modo sbagliato dai pazienti, i quali li considerano come arredi della casa, utilizzandoli a loro piacimento. Proprio per questo è necessaria un’ottima formazione e che gli operatori riescano a impartire delle regole. Nelle affermazioni delle psicologhe si legge appieno l’amore e la dedizione di queste fantastiche persone: “Si accettano anche i no, alle persone che ci sbattono la porta in faccia rispondiamo con un sorriso!”. 

Infine il Dottor Cianfarini ha sottolineato la necessità di sviluppare, nella società odierna, una familiarizzazione nei confronti della morte, evento tenuto nascosto da tv e media in generale, visto come traumatico e quindi da evitare. Se si andasse ad operare su questo livello, probabilmente preverremmo la maggior parte dei casi in cui le persone non riescono, sole, a trovare un antidoto alla sofferenza provocata dalla morte dei loro cari. E’ un discorso che si amplia a tutti i livelli: quello lavorativo, amicale, sportivo, interpersonale in genere, in cui le persone inevitabilmente non hanno i giusti strumenti.

L’assistenza è qualcosa di meraviglioso, ci mette in contatto con i nostri simili e ci permette di aiutare noi stessi, aiutando gli altri. Ma può trasformarsi in un’arma a doppio taglio se non utilizzata correttamente. Per questo nasce il progetto larinese, lodevole sotto tutti i punti di vista. E ci si chiede perché in una cittadina, come quella termolese, non esista qualcosa di almeno lontanamente simile.

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