Il mio pensiero sulle elezioni comunali di Termoli.
Campopiano Oreste2018
Oreste Campopiano
TERMOLI – Si avverte in Città tra le forze politiche un clima di generalizzata fibrillazione in vista della imminente scadenza elettorale di maggio. 
Ma si avverte evidente anche il senso di generale smarrimento della società civile di fronte ad una “società politica” sempre più distante dai bisogni della collettività, incapace di interpretare la volontà di partecipazione, di vicinanza, di trasparenza, di collegialità e di condivisione che i cittadini chiedono alle Istituzioni.

È una constatazione tanto amara quanto veritiera, conseguenza presumibilmente di un modello che ha visto ridurre progressivamente la “funzione sociale” dei partiti politici e la loro capacità di rappresentanza delle esigenze dei singoli territori. Questo corto circuito tra Politica e Territorio apre spazi a logiche potenzialmente dannose, se non addirittura perverse. In particolare dà spazio a chi immagina di relegare la Città ed il suo hinterland ad un ruolo di sostanziale subalternità politica ed economica rispetto ad altre realtà regionali.
Allora la partita vera di questi giorni non la si gioca sul terreno della bi o tripartizione tradizionale delle forze in campo (centro destra/centro sinistra/ ala movimentista) ma su chi rivendica la libertà ed il diritto di scegliere in piena autonomia la sua rappresentanza e la sua classe dirigente e chi invece intende rispondere a logiche di lottizzazione imposte dall’alto, che non solo non tengono conto dei valori e delle aspettative del territorio ma si pongono spesso addirittura in contrasto con quei valori e con quelle aspettative.

Nè d’altro canto possiamo ignorare che il nostro territorio è tra i più fertili ed ambiti rispetto alle altre realtà della Regione e che la programmazione di opere di grande impatto è destinata a giocare un ruolo determinante nella prossima campagna elettorale oltre che nelle scelte future della Amministrazione e dei suoi prossimi interpreti.

Siamo ancora in tempo perché Termoli si riappropri del ruolo che le è proprio, che le tante espressioni professionali, gli imprenditori,i commercianti, gli artigiani, il variegato mondo delle associazioni, diventino interpreti del loro presente e del loro futuro.

L’interesse civico ci impone di uscire dal silenzio; un silenzio che ci emargina e che ci esclude da ogni scelta. Un silenzio che sarebbe colpevole se non addirittura complice.

Oreste Campopiano
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