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TERMOLI _ A margine della manifestazione indetta dai comitati spontanei contro il cosiddetto “eolico selvaggio” svoltasi oggi, 23 novembre, a Campobasso è intervenuta Erminia Gatti, coordinatrice regionale di Api: “ Mi sembra importante sottolineare il dato delle oltre 4 mila firme raccolte dalla petizione popolare, nella quale si chiede di fermare l’installazione di 5 mila pale eoliche nella nostra regione, che ci porterebbe all’inaccettabile ed assurda media di un palo eolico circa per km quadrato.”

Si tratta- ha continuato la Gatti – non solo di difendere le nostre aree paesaggistiche, la nostra storia, le aree archeologiche, l’agricoltura ed un modello di sviluppo ecocompatibile, ma anche di evitare che il Molise scateni gli appetiti della criminalità organizzata.”

Dietro l’affare dell’eolico che vale oltre 4 miliardi di euro annui, possono nascondersi poteri criminali e interessi affaristici poco trasparenti, secondo l’allarme della Direzione Nazionale Antimafia, che ha già provocato diverse interrogazioni parlamentari ed indagini della Magistratura. “Siamo perfettamente consapevoli dell’importanza della produzione di energia da fonti rinnovabili per il futuro del nostro territorio anche in un’ottica di armonizzazione delle politiche comunitarie. Tuttavia, non si può prescindere da un utilizzo intelligente delle nostre risorse naturali: i dati ci dicono che ad oggi il 72% del fabbisogno regionale di energia è prodotto dai parchi eolici già attivi a cui si aggiungono gli impianti idroelettrici e termoelettrici, per un totale del 110% rispetto al fabbisogno totale, senza considerare l’energia prodotta dalla Turbogas di Termoli, che da sola supera di ben quattro volte tale soglia.”

“Ci auguriamo – ha concluso la Gatti- che l’iniziativa odierna sia di stimolo per una rinnovata e più lungimirante politica legislativa regionale, che ad oggi per effetto della “legge Berardo” di fatto liberalizza senza vincoli e senza regole la produzione di energie rinnovabili nella regione Molise. Si tratta di impedire la perdita di identità del nostro territorio, ma anche di proteggerlo dai rischi di speculazioni poco trasparenti, che certamente non aiutano la crescita dei nostri fattori di produzione e occupazione ma al contrario deprimono l’intero sistema economico, spostando altrove i reali effetti di investimenti spesso poco tracciabili.”

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