CAMPOBASSO _ Con le manovre varate e in istruttoria il Ministro Tremonti preleva dalle tasche degli italiani 80 miliardi di euro ma non riesce a far ripartire la crescita economica e l’occupazione. Secondo i calcoli della Federconsumatori con la Finanziaria 2012-2014 ogni famiglia perderà 927 euro annui di potere d’acquisto. Per la CGIA di Mestre la manovra costerà 741 euro l’anno per ogni italiano. Nella sanità tra tagli e ticket si pagheranno 500 euro annui in più a famiglia. Le Regioni, le Province ed i Comuni subiranno 9,3 miliardi di riduzioni di trasferimenti con la doppia conseguenza di sopprimere servizi per i cittadini e inasprire l’addizionale IRPEF, aumentare l’aliquota sulla RC auto e innalzare i tributi locali.

L’accise sulla benzina è già cresciuta di 6 centesimi a litro, dal primo gennaio si pagheranno i ticket di 10 euro sulla diagnostica e specialistica, e 25 euro per i codici bianchi al Pronto Soccorso. Con la manovra 2012-2014 saranno tagliati 10 miliardi di euro sulla sanità pubblica, 8 miliardi al resto del pubblico impiego e si resta in attesa di conoscere i dettagli con cui si pensa di reperire i rimanenti 22 miliardi di euro residui. L’elemento più preoccupante è la delega in bianco che si riserva il Governo per aumentare l’IVA che assesterebbe un altro colpo al potere d’acquisto di salari e pensioni rimaste bloccate in gran parte sui 500 euro mensili.

Ciò che emerge dalla manovra che i redditi sotto 30 mila euro annui sono tartassati a vantaggio di quelli sopra i 70 mila euro che ne traggono giovamento e saranno ulteriormente favoriti con la bozza di riforma fiscale in istruttoria. Contestualmente le stime della Banca d’Italia parlano di un incremento dell’evasione fiscale a importi che superano 30 miliardi l’anno che sottraggono alle casse pubbliche entrate considerevoli. In un simile contesto macro-economico di prelievi per 80 miliardi di euro si deprime la domanda, si ferma la crescita che è tra le più basse d’Europa e si bloccano gli investimenti per lo sviluppo in un corto circuito perverso che vede aumentare la spesa corrente al ritmo del 2% l’anno, porta il debito pubblico al 120% del PIL, registra l’accentuazione delle disuguaglianze sociali e il peggioramento dei servizi pubblici.

Il precariato non gode di alcuna tutela nel mentre crescono i rendimenti sui titoli pubblici per renderli più appetibili su un mercato finanziario che li considera sempre più a rischio. Quali conseguenze si possono immaginare per il Molise in un quadro strutturale di bassa crescita, tagli ai servizi pubblici, aumento delle tasse locali, drastica riduzione dei trasferimenti nazionali, diminuzione degli investimenti a sostegno dello sviluppo e assenza di tutele sociali per il lavoro, la sanità e diritti delle persone ? Quali politiche si possono intraprendere per scongiurare il progressivo arretramento economico, produttivo e di livelli essenziali di assistenza nella nostra regione ? Non si dovrebbe partire da questi temi per scorgere e scrivere con le cifre alla mano un qualsiasi programma per la prossima legislatura ?

Michele Petraroia

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