myNews.iT - Per spazio Pubblicitario chiama il 393.5496623

TERMOLI _ “L’esecutivo di Termoli sta valutando eventuali iniziative da intraprendere in ordine alla sentenza del Tar Molise secondo la quale gli uffici dell’ex-Sindaco Vincenzo Greco, situati in uno stabile di via XX Settembre, dovrebbero essere acquisiti dal Comune come patrimonio dell’ente“. Lo ha fatto sapere l’Amministrazione comunale termolese all’indomani dell’ultima decisione dei giudici amministrativi sulla chiacchierata vicenda che, da anni vede come protagonisti il notaio ed ex Sindaco della città Vincenzo Greco ed il neurologo Domenico Perfetto, ex Assessore all’Urbanistica sulla vera e propria battaglia giudiziaria, senza esclusione di colpi, tanto da divenire una sorta di “soap-opera” giudiziaria, durata oltre 10 anni tra i due noti professionisti, inerente la realizzazione di opere ritenute abusive dal Tar da parte di Greco nei suoi uffici dello stabile di via XX Settembre. Tra gli interventi contestati, spicca quella di una mini-vasca, ribattezzata da più parti “piscina”, a forma di mezzaluna, realizzata al primo piano dell’edificio, all’interno degli studi notarili.

L’ultima ordinanza del Tribunale amministrativo ha visto le tesi di Perfetto venire accolte ed indica chiaramente al Comune l’acquisizione delle unità immobiliari. Non si esclude, a questo punto, un ricorso in Consiglio di Stato da parte dell’ex Sindaco che, fino a questo momento non si è mai dato per vinto ma, nel frattempo, visto che l’ordinanza di fatto è esecutiva, il Comune sta valutando l’opportunità di acquisire parte dello stabile come suo patrimonio a seguito, sembrerebbe, così come si evince dal “verdetto” del Tar: del mancato abbattimento degli interventi edilizi non legittimi tra cui proprio la mini-vasca. Greco che era stato destinatario di un ordinanza di abbattimento da parte del Comune di tali opere non l’avrebbe ottemperata e, nonostante un successivo atto dell’ex dirigente comunale Berchicci, tali interventi non sarebbero più sanabili nonostante siano stati trasferiti ai figli dall’ex primo cittadino.

Intanto il neurologo che, dallo scorso 2000, è impegnato nella guerra a colpi di ricorsi e azioni legali in vari tribunali del Molise essendo anche proprietario del piano sottostante dello stabile di elevato pregio situato al centro della città, esprime soddisfazione per quanto acclarato dal Tar. “E’ stata una vittoria della legalità, la sentenza ha messo la parola fine ad una controversia su tutti gli abusi edilizi commessi nello storico palazzo di Via XX Settembre _ ha dichiarato Perfetto, noto neurologo della città _. I giudici hanno dimostrato in maniera esemplare che chi commette abusi viene inevitabilmente ritenuto responsabile. La vicenda ha un risvolto favorevole per il Comune di Termoli che potendo vendere l’immobile oggetto dell’abuso potrà in parte risanare le proprie casse“.

Il Sindaco Di Brino ha sottolineato di essere intenzionato a trasferire alcuni uffici in quello stabile ma non subito. “La sentenza è stata chiara _ ha detto Antonio Di Brino _ e per questo si sta valutando ogni tipo di ipotesi ma nel contempo siamo certi del ricorso in Consiglio di Stato che potrebbe pronunciarsi già il prossimo anno per cui stiamo studiando ogni tipo di situazione“.

In ogni caso tra i due litiganti a godere appieno sarà, questa volta, proprio il Comune di Termoli che, grazie al “verdetto”, può ritrovarsi tra le mani i due piani del palazzo storico del centro e decidere se eventualmente venderli per fare cassa o trasferirci dei servizi del Comune.

Ecco un breve stralcio dell’ordinanza del Tar Molise:
I motivi del ricorso n. 24/2011 sono attendibili. Questo T.a.r., con la sentenza n. 645 del 2009, ha già accertato che l’intervento realizzato da Greco Vincenzo sull’immobile sito in Termoli, via XX Settembre, angolo via Nazionale, è tutt’altro che immune da aumenti di volumi e superfici e, in realtà, modifica gli elementi tipologici esterni che caratterizzano l’architettura e le modalità costruttive del palazzo. La sentenza citata, infatti, accerta – sul presupposto di una perizia tecnica d’ufficio – che è stata variata la sagoma del fabbricato, con la trasformazione di un volume chiuso in portichetto, è stata variata la pendenza del tetto, sono state apportate visibili modifiche al prospetto dell’immobile, è stato modificato il terrazzo interno, infine sono state incrementate superfici e volumetria. Dunque, appare del tutto erroneo e fuorviante il presupposto – posto a base dei provvedimenti impugnati – che gli interventi eseguiti su un bene vincolato e in assenza dell’accertata conformità paesaggistica, non abbiano modificato sostanzialmente “il progetto originario” del palazzo. Pertanto, gli impugnati atti di conformità paesaggistica – rilasciati ai controinteressati da Regione e Soprintendenza – sono viziati dall’errore nei presupposti, dal travisamento dei fatti, dal difetto di istruttoria e dalla carenza di motivazione.

Articolo precedenteL’opposizione rivuole la Ztl in Corso Vittorio Emanuele III. Presentata mozione
Articolo successivoDimensionamento scolastico, la Flc-Cgil non ci sta

1 commento