Storia di un Locale cinematografico termolese e… altre vicende.

Termoli, il Cinema Adriatico oggi
Termoli, il Cinema Adriatico oggi

TERMOLI – Il proprietario l’aveva chiamato “Adriatico” perché dava sul “nostro” lungomare. Era in concorrenza col “Moderno” che i fratelli Limongi avevano fatto costruire negli anni cinquanta a metà del Corso Fratelli Brigida: un’enorme platea inclinata con oltre mille posti a sedere. Rinnovato negli anni sessanta da un architetto napoletano, certo Gambardella (che in seguito scoprii essere mio professore di Composizione presso la facoltà di architettura di Napoli), fu arredato con nuove poltrone di velluto rosso, un palco attrezzato per opere teatrali con relativi camerini e cambi di scene. In verità, di opere teatrali vere e proprie se ne fecero ben poche. Solo qualche incontro di box e il giovedì sera “Lascia o Raddoppia” su uno schermo idoneo montato al momento: serviva per “schiodare” dalle poltrone quelli che l’avrebbero vista in casa!

L’Adriatico,
insieme al Cinema Arena “Lucciole” di proprietà dei fratelli Crema – un locale all’aperto che funzionava solo d’estate – aveva il “compito” di proiettare film popolari, cappe-e-spade, cow boys, “drammoni” come “Catene”, “I figli di nessuno”, “Torna”, i cui interpreti più in voga erano Amedeo Nazzari, Yvonne Sanson e il cantante napoletano Giacomo Rondinella. Però, Rocco Orlante, il proprietario, aveva ospitato anche compagnie importanti come quella di Macario e i fratelli Dante e Beniamino Maggio. Con l’insediamento del “Moderno”, questi dovettero fare i conti con un locale più comodo e in grado di soddisfare maggiormente i gusti del pubblico. Qui, oltre a grossi capolavori come “Ben Hur” e “Quo Vadis”, che richiamavano anche gente dai paesi vicini, si svolgevano anche tutti gli spettacoli organizzati dalle scuole e le adunate politiche i cui oratori potevano contare su un numero maggiore di partecipanti. Quindi questo spazio sopperiva alla mancanza di strutture idonee di aggregazione per simili funzioni indispensabili ad un paese che cresceva di giorno in giorno.

Fino alla fine degli anni ’60, Termoli aveva, quindi, tre locali ed era proiettato verso un futuro che faceva intravedere possibilità di espansione in tutti i sensi, politico, culturale, amministrativo. Ma dagli anni settanta in poi non c’è stato più nessun progresso: al posto dei tre locali cinematografici, c’è stato “il vuoto”.

Il cinema Moderno è stato sostituito da un immobile dove, oltre ad un negozio di abbigliamento, per un periodo c’è stato il cinema “Lumière” che, dopo alterne vicende ha chiuso i… battenti o apre ogni tanto! L’altro piccolo locale a fianco alla chiesa di S. Timoteo, l’ “Oddo”, dal nome di un vescovo di Termoli, proietta film a…singhiozzo. Infine, l’ultimo, a fianco al seminario vescovile di circa duecento posti, denominato “Cinema S. Antonio”, si presta per piccole assemblee o presentazione di opere letterarie.

Ma un locale idoneo per conferenze o assemblee di un certo respiro, non esiste!

Il Piano Regolatore del ’71, non prevedeva Centri Culturali e oltre a devastare il territorio comunale, non è nemmeno riuscito a dare a Termoli un minimo di funzioni atte ad ampliare il patrim onio artistico/culturale. Non c’è una Biblioteca degna di questo nome; c’è una “specie” di Pinacoteca dove quadri di artisti di fama mondiale come Burri, Pace, Turcato si stanno deteriorando perché mancano le componenti tecnologiche per la loro conservazione.
Del “verde”, non ne parliamo affatto! L’unico “polmone” di fianco al Corso è stato sostituito da un pavimento di piastrelle adibito a parcheggio (sic!)..dicene ch’è cchjù bbèlle…! Sono stati tolti anche quei pochi alberelli di oleandri che l’ornavano, sostituiti anch’essi da piastroni di granito (?).

Si è persa, così, un’altra occasione per ridare al paese un aspetto più “umano”, cioè a “misura d’uomo”, “fruibile” e “competitivo” con gli altri paesi del Molise.
Disastro…dopo disastro!

Il Cinema Adriatico di Saverio Metere
Il Cinema Adriatico di Saverio Metere

Non c’è pace, infine, per quel “Pidocchietto” in fondo al Corso! Eppure, mi risulta – perché ho avuto modo di vedere il progetto del bravo architetto termolese Nicola Tamburrini – che ne è previsto il ripristino con una serie di funzioni compatibili alla precedente destinazione: dal Bar-gel ateria al piano terra, alla Sala per Conferenze, all’Attività di Ristoro e Ricreative sistemate su una bellissima Terrazza sul mare. Esiste anche un’impresa che eseguirebbe i lavori. Ma qui, la burocrazia e i soliti clientelismi e nepotismi…”assessoriali” di marca democristiana, hanno bloccato tutto! E chi ha orecchie per intendere…intenda!

E così, ancora una volta, tutto è fermo. Da anni!

Dicono che manchi il parere positivo della Sovrintendenza alle Belle Arti che, pare, abbia imposto oneri troppo esosi per la realizzazione dell’opera. Mah!

E così, mentre sta per essere aperta la grande manifestazione mondiale dell’EXPO e a Milano hanno finalmente riaperta la Darsena , che diventerà il “mare dei milanesi”; hanno terminato la Linea 5 della Metropolitana che arriva a S. Siro con un BUCO SOTTO LA CITTÀ di altre 15 chilometri, Termoli si…”trascina” tra l’incuria e il disinteresse omettendo di eseguire opere di riqualificazione urbana. Ci sono stato la settimana scorsa e ho potuto constatare le ultime opere eseguite per la “Termoli Futura”. Da quando il Corso è stato “pedonalizzato”, una folla annoiata vi passeggia senza un interesse specifico. Immagino cosa accadrà quest’estate che ci sarà il triplo delle presenze. I problemi si rimandano. I soldi stanziati rimangono in…cassaforte; chissà che fine faranno! Non si parla più del Tunnel che dal porto doveva arrivare sotto piazza di S. Antonio, né tanto meno dei parcheggi. Ci si lamenta solo che il traffico è peggiorato. Intanto si danno tante multe perché non si trova da parcheggiare da nessuna parte. Termoli, ” ‘u pajèse cchjù bbèlle du’ munne ” non riesce a decollare perché ha un male incurabile: è attanagliato da un insano provincialismo, una rassegnazione che lo tiene legato a un’ errata interpretazione delle proprie tradizioni. Con un porto stupendo ha dei fondali insufficienti; con una spiaggia meravigliosa è priva di parcheggi estivi; con una miriade di stabilimenti balneari, trascorre le calde serate estive al buio. Insomma: una città con prospettive invidiabili e invidiate, vive nell’angoscia di trascorrere un’altra estate di insano, tormentato, bestemmiato e caotico traffico cittadino!
Peccato!

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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.