E se l’archeologa Annalisa D’Onofrio avesse ragione?
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I carotaggi per il Tunnel (Foto in allegato)
TERMOLI – È la cultura che ci rovina! Il desiderio, la curiosità di sapere cosa c’è nello spazio,
nell’Universo infinito o nel sottosuolo! Entrambi costituiscono ciò che ci da la vita. Più di tutti è la CURIOSITA’ di conoscere l’incommensurabile.
Nel 1969 l’America mandò l’uomo sulla luna. Spese miliardi per raggiungere quest’obbiettivo. La Russia non fu da meno: prima la cagnetta Laika e poi Gagarin sparati con gli Sputnik nello spazio siderale: la CURIOSITA’ è sempre stata la molla che ha fatto si che l’uomo esplorasse l’imponderabile.

Il nostro piccolo borgo di pescatori è invece destinato a rimanere un…Borgo, puro e semplice. Non gli interessa sapere, esplorare, conoscere. S’accontenta di quello che ha! E’ troppo faticoso pensare, cambiare le proprie abitudini. Sta bene così come sta, in un’atarassia di completa compiacenza e imperturbabilità  di ciò che la natura gli ha donato.

Interpretando Giuseppe Tomasi di Lampedusa – che nel suo famoso romanzo Il Gattopardo scrisse che per i siciliani fosse valido il principio che:  ”Se tutto deve rimanere com’è, è necessario che tutto cambi” – su questo  assioma, nel nostro piccolo paese, non si può proprio stare tranquilli. I cambiamenti sono visti come un affronto  alle bellezze naturali: niente più tramonti del sole dietro la Maiella, niente più passeggiate lungo la spiaggia o sul molo del porto, neanche per il Corso o la bellissima prospettiva del Borgo Vecchio con l’ultimo trabucco rimasto. 
Niente più di niente!

Perché arrischiarsi nella costruzione di un tunnel che serve solo a creare fastidi, rovine, macerie, traffico stradale automobilistico e pedonale interrotti per anni. E chi glie lo fa fare ai cittadini soffrire tutte queste angherie urbanistiche solo per soddisfare i capricci di una giunta comunale che si è intestardita a volere spendere per forza questi 19 milioni per fare questi lavori!

I Comitati cittadini, il Movimento 5 Stelle insorgono e si appellano ai principi di Democrazia, quella partecipata, quella insomma dove anche il popolo vuole contare, vuole dire la sua. E raccolgono firme; e intervengono in massa alle Assemblee del Consiglio Comunale rigettando tutto. Accusano il sindaco e la Giunta di non rappresentarli più: “ …É stato un errore eleggere quel sindaco che sta facendo il comodo suo  e non sente ragioni! Ovvero, le sente ma poi tira dritto per la sua strada, come farebbe un monarca!”.

E mentre lo studio De Francesco che ha eseguito il progetto continua a lavorare sugli esecutivi,  l’archeologa, col consenso della Regione, annuncia solennemente che sotto il Piano di S. Antonio ci potrebbero essere: delle tombe a fossa, pezzi del rito funerario di età arcaica, tracce d’insediamenti risalenti all’età del bronzo di tremila anni fa e resti addirittura…udite…udite…di una necropoli imperiale!
Infine,  il vero scoop “succulento”, che deve convincere anche i più retrivi, è quello del rinvenimento della leggendaria “ seconda Torre, gemella della Torretta del Belvedere!”. Insomma,Termoli si potrebbe trasformare da borgo marinaro a Borgo Archeologico di fama internazionale!
 
E qui, la Città che Sale di Boccioniana memoria o la Città Nuova di Sant’Elia, scadrebbero al confronto di una Città come la nostra con un sottosuolo così interessante: per mostrare tutto ciò, sarebbe costretta a far pagare il biglietto ai visitatori e ai turisti di passaggio (sic!).
Fantascienza? Ma chi sono Boccioni e Sant’Elia? Chi li conosce? Non sono mai esistiti! A noi basta una bella partita di calcio alla TV; l’estate al mare, la processione di S. Basso e la sagra del Pesce. Insomma, “panem et circenses” e tutto si risolve.
 
Che facciano gli altri i grattacieli, le metropolitane e i risanamenti urbani…Ma quali resti archeologici! Ma quale Seconda Torretta! Ma quale età del Bronzo! Tutto deve rimanere così com’è, in barba a Tomasi di Lampedusa e al “suo” Gattopardo!
Un dubbio, però, ci rimane: E SE L’ARCHEOLOGA ANNALISA D’ONOFRIO AVESSE RAGIONE?

Saverio Metere

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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.