La legge è legge ma può anche essere interpretata.
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Saverio Metere
TERMOLI – Non si può vivere senza legge! Sarebbe il caos totale. Ma non è detto che non vada discussa e, a volte, anche contestata. È fatta da uomini e quindi può anche essere imperfetta, perché emanata da altri uomini. 
La Soprintendenza, composta  da tecnici e politici, ha espresso parere negativo sul passante o tunnel che dir si voglia. Si è basata su ciò che ha ascoltato o visto da filmati, foto, e naturalmente da chi le ha illustrato tutte le cose negative del progetto. Ha fatto la sua relazione e ha inviato il suo parere negativo al Comune di Termoli. 

Ma quali sono stati gli input che hanno fatto si che il suo giudizio fosse tale? È mai stata a Termoli? Ha visto una sola volta i luoghi di cui scrive? Ha certamente, invece, ascoltato i pareri di chi era contrario, che non poteva che essere negativo. E allora io, che sono stato sempre favorevole, vorrei esprimere il mio punto di vista sulla sua decisione; da architetto ma anche da persona profondamente innamorata del proprio paese. Scusate questa lunga digressione. Vengo al dunque.
La relazione così recita:
 “Sotto il profilo paesaggistico, l’intervento, benché connesso ad opere interrate, risulta tale da ridefinire e caratterizzare fortemente i luoghi impattati significativi e rappresentativi della storia cittadina”.
E ancora:  “(omissis)…l’attraversamento del sottosuolo, proprio al di sotto della Torretta del Porto, suscita una legittima preoccupazione per la sua integrità e per eventuali emergenze archeologiche […] e va ad interessare un’alta scarpata naturale ricoperta da vegetazione sulla quale sorge il cosiddetto Paese Vecchio, modificando la percezione del paesaggio…)”.

E allora mi chiedo; come fa un’opera interrata a cambiare, ridefinire, il paesaggio esterno? C’è chi me lo sa spiegare? Inoltre,  l’attraversamento del passante non è sotto la Torretta ma a fianco: partendo da Via Aubry, continua in  Via Roma e quindi percorre il primo tratto di Via Colombo. In questi casi, come sa bene la Soprintendenza, si eseguono opere provvisionali statiche per mettere in sicurezza le vecchie strutture e le fondazioni; come si è fatto e si fa sempre quando si costruisce una linea sotterranea di metropolitana, ad esempio. Si facciano pure le indagini archeologiche estensive …mediante opportuni carotaggi”, come suggerisce la Soprintendenza. E se si ha la fortuna di trovare dei reperti storici archeologici, si estraggano e si collochino in un bel Museo di storia Molisana in modo che possano  servire a conoscere meglio l’archeologia della città.  Come è stato fatto a Roma, a Milano e in tutte le gallerie del mondo! E se l’area di Piazza S. Antonio nasconde i resti di una necropoli romana, sarà un’altra buona occasione per capire qualcosa in più del nostro paese. 
 
Ma l’affermazione  più incredibile riguarda la cosiddetta falesia del Piano di S.Antonio: “…l’intervento in progetto va ad interessare un’alta scarpata naturale ricoperta da vegetazione sulla quale sorge l’originale nucleo fondativo, il cosiddetto Paese Vecchio”.  Questo mi fa proprio pensare che la Sovrintendenza a Termoli non c’è nemmeno passata (sic!). Anche Lei, come già Cristo, s’è fermata ad Eboli… anzi ha continuato direttamente visitando la Lucania…

Infine, la Sovrintendenza afferma che: “(omissis) …il nucleo medioevale (costone compreso) ha sempre separato il nucleo antico  dall’arenile  sottostante…”. 
Ma è proprio questo lo scopo del progetto: dare una continuità alle due parti della città fino ad ora scollegate, ristrutturando il Piano di S. Antonio –  come era una volta –  e creare una terrazza sul mare più una zona a verde per i bambini e  un teatro all’aperto. Non si perderebbe nessuna “immagine identitaria osservando la nuova sistemazione dal Castello Svevo o dal mare. Infatti, tolto quel pesante aggetto in cemento sulla terrazza  e  ripristinando a verde il costone,  la visuale  non sarebbe affatto sgradevole. Questa parte di città sarebbe, viceversa, notevolmente migliorata da un intervento semplicemente  innovativo. 

Per ciò che riguarda le altre funzioni, terrei per buoni: il verde sul piano di S. Antonio (senza spostare l’attuale Fontana del Tritone), la ristrutturazione del Cinema Adriatico (dal momento che Termoli non ha neanche una sala decente adibita ad Auditorio), eliminerei il  parcheggio multipiano, il centro commerciale e gli appartamentini. Oltre al tunnel, del progetto di ristrutturazione manterrei solo il centro fitness e i servizi.

arch. Saverio Metere
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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.