Una struttura rigorosa di cristallo e acciaio.
BorgoTermoli
una veduta del Borgo Antico di Termoli
TERMOLI –
É il nuovo “Centro Congressi di Roma” simile ad una serra, dove si apre un fiore a forma di Nuvola. Il grande architetto romano, Massimiliano Fuksas l’ha costruita  per coprire e proteggere  l’ enorme padiglione dell’EUR da lui edificato.
Il principio è quello di una “teca” che conservi QUALCOSA DI PREZIOSO. Potrebbe essere pensata anche per il NOSTRO PAESE! Possiamo conservare così tutto il nostro patrimonio artistico. Sfruttare le periferie e portare la popolazione ad usufruire di queste. Per le feste, le processioni, ci sarebbe sempre il Corso Nazionale;  ma per  il resto, lo spazio fuori  della “teca” stessa. Sarebbe tutto salvo: niente tunnel, niente mega-parcheggio, niente ristrutturazione del Pidocchietto, niente terza linea per Lesina, niente deturpazione della “scarpata”  del Piano di S. Antonio.
Insomma, NIENTE DI NIENTE!

 Atarassia assoluta, imperturbabilità, riposo del corpo e della mente. I cittadini raggiungerebbero così la pace dei sensi:  sotto la “teca” i cittadini  si muovono come in un acquario…lentamente…in modo ieratico, come i mosaici della Processione dei  Santi Martiri e delle Vergini sulle due pareti della chiesa di S. Apollinare Nuovo di Ravenna. Non esiste il tempo, né lo  spazio. Il tempo si è  fermato! Le persone si guardano, si salutano lentamente, roteando, appena, gli occhi. Sorridono. Non c’è “nessuna aspirazione di sapere” quello che succede fuori della “teca”. All’interno ci sono i Soloni della politica, dell’architettura, tecnici e filosofi che predicano di non affaticarsi…di fidarsi…di stare tranquilli: a loro non può succedere  nulla perché  la “teca” li protegge.
Fuori c’è ancora qualcuno che, per Amore della conoscenza fa loro dei segnali per farli uscire. Ma sono solo segnali di fumo…! E’ impossibile!  C’è ancora qualche speranza che tutto rimanga uguale prima che  la Nuvola di Fuksas  – che copre il Borgo Vecchio, le due bellissime spiagge, il Corso principale fino al Piano di S. Antonio – s’infiltri dentro e sommerga tutto il patrimonio  storico artistico.
Eppure, in un contesto così compromesso, qualcuno si sente ancora di esprimere  un parere diverso; di pensare ad una serie di piccoli provvedimenti,  interventi  o solo semplici e opportune riflessioni, sintetizzati   in pochi punti essenziali.
Ad esempio:
1 –  Prendiamo in considerazione il verde della scarpata del Piano di S. Antonio  nell’ultimo articolo riferito online. Furbescamente,  nella prima foto abbonda  in modo che  sembri un parco; nella seconda – che è un plastico, e per questo freddo e inesatto – a causa della bassa inquadratura e  della “decapitazione” opportuna degli alberi verso la Cala Sveva – dove sono stati evidenziati  edifici in bianco che “sparano” –  sembra che il “verde” sia andato in…vacanza;
2 – Per quanto riguarda i nuovi “volumi edilizi”,  l’impresa De Francesco ci guadagnerà, giustamente, da questo lavoro; ma mette in gioco anche i privati che dovranno contribuire mettendo a disposizione i loro capitali. Poi, mi chiedo: ma dove verranno costruiti tutti questi appartamenti, di cui si parla, con “vista mare?”.  Si è discusso sempre e solo di un parcheggio sotterraneo che certamente dovrà essere molto rivisitato nel suo “impatto esterno”;
3 – E ancora. Mi è sembrata molto “qualunquistico” e “affatto culturale” l’affermazione apparsa online che  “…a nessuno interessi la “storia”, e le “origini” del nostro  paese!  Ci sono fior di archeologi che cercano di capire ancora da dove proviene Termoli. Come è stato già evidenziato anche dal sottoscritto in precedenti articoli, un intervento di questa portata potrebbe offrire proprio questa possibilità: “chi siamo,  da dove veniamo e dove andiamo”, secondo una trilogia di Gaughiniana memoria. E poi,  a nessuno interessa collocare i “reperti” entro vetrinette tanto per mostrarle ai cittadini! Forse proprio all’osservatore di cui sopra…
4 –  A proposito del parcheggio sotto la Piazza:  non comporterebbe nessun danno eseguirvi al di sopra la Nuova Villa Comunale. Infatti, la sua soletta in cemento armato,  sarà certamente più profonda almeno di un metro riempito con terreno di coltura, dando la possibilità di poter piantare anche alberi di una certa consistenza; oltre ai giardinetti costituenti le aiuole! E’, insomma, un problema che non esiste!
5 – E, infine, il finanziamento di cinque milioni di euro E’ VINCOLANTE!  Non si può pagare la penale di un finanziamento concesso per l’esecuzione di un intervento che dovrà essere ancora eseguito! Io credo che la prima tranche sia stata già erogata e continuerà con lo stato d’avanzamento dei lavori. Detto finanziamento, NON SI PUO’ STORNARE, cioè NON PUO’ ESSERE UTILIZZATO ALTRO CHE PER IL TUNNEL. Questo concetto dev’essere BEN CHIARO, senza illudere inutilmente i  cittadini.
Non c’è trucco e non c’è inganno! Ormai i giochi sono fatti, dal momento che l’Amministrazione  Comunale non potrà fare nessun passo indietro se non a scapito di tutti i cittadini.  Rimane il problema che E’ STATA, COMUNQUE, NEGATA LA POSSIBILITà  DI PARTECIPARE ALLE DECISIONI PRESE PER IL PROPRIO PAESE, IGNORANDO QUALSIASI PRINCIPIO DI DEMOGRAZIA!
E QUESTO FATTO INCRESCIOSO FARA’ SEMPRE  PARTE DELLA “STORIA” DI QUEST’INTERVENTO NEL NOSTRO PAESE!

Saverio Metere
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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.

3 Commenti

  1. Sant’Antonio
    “Prendiamo in considerazione il verde della scarpata del Piano di S. Antonio nell’ultimo articolo riferito online. Furbescamente, nella prima foto abbonda in modo che sembri un parco” (cit. Metere). Saverio, la foto è fedele rappresentazione di quello che è oggi la scarpata di piazza Sant’Antonio, non c’è alcuna furbizia, nonostante la vegetazione sia “quasi spontanea” e poco curata. https://www.facebook.com/myNews.it/photos/a.10153742141911890.1073742260.184951426889/10153740493776890/?type=3&theater

  2. docente di restauro archeologico
    Salto tutto il resto e faccio una sola marginale osservazione: “chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo”. Non sarò certo io a negare l’importanza di questo quesito (visto, oltretutto, il mestiere che faccio) ma sono convinto che in questo momento Termoli debba preoccuparsi, pur nel totale rispetto del passato, di “dove andiamo”. Sono convinto che il progetto, per il quale l’amministrazione sta mettendo in atto un mai visto impegno pubblicitario, non sia una buona soluzione e bene avrebbe fatto ad ascoltare di più anche il parere di quelli che non gli stanno azzeccati azzeccati.

  3. la nuvola
    Caro Luigi – A parte il fatto che la trilogia non può esistere senza le due premesse – nella conclusione del mio articolo potrai leggere che io critico l’arroganza anti – democratica dell’Amministrazione Comunale. Confermo tutto il resto. Dal tuo punto di vista, la tua formazione professionale, non può prescindere da una conservazione dello “Status quo”. Però, Luigi, diamoci una mossa! I tempi della “speculazione edilizia” democristiana è finita. Guardiamo avanti e cerchiamo di dare al paese un assetto più moderno e vivibile. E, a mio avviso, il Tunnel, NON IL PARCHEGGIO, questo lo può fare. Conserviamo sotto la teca di Fuksas tutto il resto. Con la solita stima e affetto. Saverio