…se il tunnel è “con parcheggio!”
TunnelMetereTERMOLI – L’equazione è semplice! E’ di primo grado, ad una incognita: i posti-macchina
L’ultima estate a Termoli è stata illuminante. Ma non per i fuochi d’artificio e le feste circensi proposte, bensì per i problemi che il paese si trascina da anni. Prima di tutto il traffico cittadino! Un vero carosello di macchine che provenienti sia da nord che da sud circondano la città, FORMANO UN ANELLO INTERNO,  rendendola invivibile. La pedonalizzazione del Corso Nazionale e la creazione del senso unico del lungomare Colombo e della pista ciclabile, anziché migliorare la situazione, hanno dato il colpo di grazia alla già precaria carenza di posti-macchina.

 
Il sindaco ha preso la decisione: si fa un tunnel che colleghi il traffico proveniente dalle due traiettorie nord, sud e il paese respirerà meglio; le auto andranno sotto ampi PARCHEGGI (GRATUITI, aggiungo io) realizzati sotto il megaparcheggio unificato piazza S. Antonio-Pozzo Dolce. 

L’una cosa non deve escludere l’altra; quindi: TUNNEL + PARCHEGGI!!!
La mia formazione  di architetto libero professionista operante nel territorio, mi fa venire in mente i futuristi dei primi del Novecento: Umberto Boccioni,  con  “La città che sale” e, ancor più, l’architetto Antonio Sant’Elia, con le sue “Architetture impossibili”…allora! In seguito, con il progresso della tecnologia, di facile realizzazione. La “Città Nuova” di Sant’Elia comprendeva, tra l’altro: case con ascensori esterni, gallerie, passaggi coperti e, su tre piani stradali: linea tranviaria, carreggiata per auto, passerella pedonale. Eravamo nel 1914: cent’anni fa (sic!). Tutte cose che allora sembravano impossibili ma che oggi sono state ampiamente superate. Uno per tutti “La Ville Radieuse” del 1924 di Le Corbusier. E qui mi fermo.
E noi, stiamo a fare tutta questa polemica (stavo scrivendo “casino”) per un intervento utile che non deturpa in nessun modo la città perché è sotterraneo, “non si vede!”. Le città, per essere chiamate ancora tali, negli anni, devono modificare il loro tessuto urbano, altrimenti diventano obsolete, muoiono. A me sembra che alcuni vogliano proprio questo. E, onestamente, non capisco perché! Gli interventi da effettuare perché ciò non accada, sono pochi ma importanti.

A mio avviso, in un’idea di “graduale pianificazione  nel tempo”  si dovrebbe procedere almeno in tre fasi :
          Prima fase: incanalare il traffico proveniente sia da nord che da sud, creando un vero e proprio ANELLO VIABILISTICO “ESTERNO” con innesti locali, con questo tracciato: casello autostradale di Termoli-via Corsica – Rotonda di Mimmo Cannone-via Marinai d’Italia–Tunnel – (parcheggio); quindi,  uscita – via Mario Milano-via Dante-Stazione Garibaldi – Via Dante – via Corsica – casello autostradale ;
          Seconda fase: munire il “parcheggio unificato”  Piazza S. Antonio-Pozzo Dolce di  SCALE MOBILI, ASCENSORI E TAPIS ROULANTS che portino gli automobilisti in superfice. Città come Perugia hanno saputo adeguarsi adottando questo tipo di collegamenti verticali che, nel tempo, le hanno dato ragione;
          Terza fase: pedonalizzare, Via Fratelli Brigida, densa anch’essa di bar, negozi, ristoranti e pensioni. Qui è ubicata anche la Biblioteca Comunale, che potrebbe essere meglio utilizzata, d’estate,  per esposizioni e presentazione di autori all’aperto;
          sfruttare meglio quell’area-attrezzata creata al Pozzo Dolce, vuota sia d’inverno che d’estate e  luogo per drogati e nulla-facenti; collegarla in modo più consono al Piano di S. Antonio dandole una continuità più evidente col vicino Corso Nazionale in modo che inviti e agevoli la gente a scendere sul lungo mare nord;
          sensibilizzare le PERIFERIE a servirsi dei parcheggi nelle giornate di grosse manifestazioni e ricorrenze (feste patronali, fuochi d’artificio, visite in centro per atti amministrativi, ecc…).

A proposito del tunnel, prima di quest’estate, in un articolo apparso su queste pagine online, scrissi: “Serve al paese un intervento così sconvolgente? E’ vero che risolverebbe in via definitiva il traffico cittadino? (…) Si studi bene questo problema! Se la risposta è affermativa, Io sono favorevole! (…) Gli automobilisti, specialmente durante il periodo estivo, fanno una fatica pazzesca a procedere o trovare un posto-macchina.
Le   ZTL hanno completato l’opera e le multe fioccano”.

I termolesi si sono schierati quasi tutti contro quello che è diventato il “BUCO”, operato nel tessuto del paese facendo alcune osservazioni, come: ” …nel sottosuolo ci sono resti di antiche mura; …si va a interessare la falda acquifera; …ci vogliono tanti soldi che chissà come verranno spesi, in quali tasche andranno a finire…E poi a cosa serve ‘sto tunnel: solo a rovinare la città!”.

A tutte queste osservazioni bisogna dare una risposta.

Per ciò che riguarda gli “antichi resti”, questi si possono salvare e valorizzare. In città come Roma, Milano e tutte le città d’arte così è stato fatto. Per la falda, il rimedio è solo tecnologico: Venezia ne è un esempio. Per la spesa, i soldi sono stati stanziati e quindi non ci sono problemi.

In verità è solo paura! Paura “del nuovo”.

Così accadeva nell’ottocento!  In Sicilia, infatti, si esprimeva una visione del mondo del tutto analoga, pessimistica, priva di speranza e con una condizione dominata dalla morte.  Mi vengono in mente i versi  che Giuseppe Tomasi di Lampedusa mise sulla bocca al principe di Salina  ne “Il Gattopardo”. “… tutte le manifestazioni siciliane sono oniriche, anche le più violente: la nostra sensualità è desiderio di morte, desiderio di immobilità voluttuosa…Questa violenza del paesaggio, questa crudeltà del clima, questa tensione continua di ogni aspetto…” .

I termolesi – che sono stati baciati dalla natura amica (il mare, il porto, la ferrovia che collega direttamente il nord col sud Italia, l’autostrada, ecc…) – hanno le stesse reazioni:  sono contenti di ciò che hanno e qualsiasi cambiamento li sconvolge. “…Tutto cambi purchè tutto resti tale e quale, al fine di conservare per sempre i privilegi acquisiti”.

Ma così non si arriva da nessuna parte! E’ inutile raccogliere firme per “fermare il progresso”. Questo va avanti lo stesso! E’ giusto e sacrosanto commemorare “illustri trapassati”, ma non ci si deve “incartapecorire” e promuovere smargiassate per convincere la gente a fermarlo. “Lasciamo che i morti seppelliscano i morti! “.

Pensiamo ai vivi e ai figli dei figli, che hanno le “loro” vite da vivere, dopo di noi!
E…COSI’ SIA!
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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.

3 Commenti

  1. solo noia
    A differenza di Leonardo, non condivido nulla dell’intervento del filosofo/architetto. Discorso intriso di riferimenti aulici che nulla hanno a che vedere con la nostra Termoli. La boria, la saccenza e l’ipertrofica autostima regnano sovrane. Architetto, te lo dico in italiano: “butta a mare questo brodetto che puzza”.

    • il tunnel :la vendetta
      In genere non rispondo agli anonimi. Per te voglio fare un’eccezione. Cara “bassina”, posso immaginare chi sei! Anche se (come al solito fanno quelli che si celano dietro uno pseudonimo), cominci con un insulto e concludi con una “frase fatta” : è solo mancanza di idee! Il mio articolo da solo un parere. Se non lo condividi non c’è bisogno di dire che la mia è “boria”, o “saccenza”. Riguardo all'”autostima” sono d’accordo con te. Ho stima di me e delle cose che scrivo. Perché ci credo! Concedimi questa piccola debolezza. Non te la prendere: fa male al fegato e…anche cuore! Tu continua a fare l’anonimo “pagliaccio”. Io continuerò a scrivere come la penso.