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San Domino: arsenale infernale (foto C.L.Smoke)Il paradiso siamo noi“, parrebbero voler affermare i  costruttori  che si sono riuniti in una specie di consorzio mirato ad edificare nuove strutture ricettive là dove per secoli regnarono indisturbati i pini d’Aleppo.  In effetti nessuno incontra  qualsivoglia remora nell’assumere moralmente il profilo intellettuale degli antichi monaci Benedettini, gli stessi che – gonfi di cristiana gratitudine verso Dio per il miracolo di un dono  naturale superbo  – avevano ideato quella  dicitura  che  adesso, con minore carità cristiana, si vorrebbe strumentalizzare  a livello di  marchio commerciale.

L’anno scorso, incontrando il neo eletto Sindaco Antonio Fentini, avevo affrontato  l’argomento per porre in risalto come, in seguito ad  una prolungata latitanza del Piano di tutela per il Parco Naturale del Gargano, si fosse poi pervenuti alla conseguente  modifica – secondo me orrida – del piano regolatore urbanistico e alla conseguente determinazione di nuove aree  residenziali  edificabili. Come i più informati ricorderanno, a nulla erano valse le reiterate proteste a vari livelli né i ricorsi nelle opportune sedi giudiziarie, puntualmente ricusati dai competenti Organi Istituzionali, con la fondamentale motivazione del Consiglio di Stato, riferita proprio alla determinante carenza del suddetto Piano.

Nello specifico Calvario procedurale la parte interessata parrebbe adesso essere pervenuta alla fase risolutiva, che presenta tuttavia un estremo dettaglio di non lieve ostacolo alla realizzazione del progetto, per l’appunto la presenza di un centinaio di Pini d’Aleppo, giovani e rigogliosi, nell’area predestinata. In teoria quelle piante,  pressoché sacre nelle nostre Isole, sarebbero intoccabili  né sussistono legalmente eventuali  vie di fuga al rigoroso  vincolo che ne impone un’incondizionata  salvaguardia.

Allo stato attuale non è dato di sapere come il consorzio d’investitori  intenderebbe affrontare l’incomodo. Fatto sta che, ultimamente, una rappresentanza di detto organismo si è rivolta al Comune Isole Tremiti per “trattare” in via determinante la consistenza e il conseguente ammontare degli oneri pecuniari da collegare  alla prossima  urbanizzazione delle aree interessate.  A nessuno può sfuggire come, in pratica, la suddetta trattativa cadrebbe a fagiolo in un momento di grave difficoltà economica per il Comune stesso, oramai alla costante  ricerca spasmodica di liquidità. Lascia forse un po’ perplessi la tempistica del contesto laddove qualcuno parrebbe voler mettere il carro davanti ai buoi, proprio in considerazione dell’ostacolo tuttora presente determinato dalla presenza naturale di un patrimonio arboreo intangibile.

In tale contesto, pur con tutto il rispetto per il nobile intento e la condotta dei proprietari, diverrebbe a parer mio indispensabile una rafforzata vigilanza costante, seriamente mirata alla tutela dei pini d’Aleppo, da parte degli organismi territoriali all’uopo preposti, tale che non solo i residenti ma pure gli italiani tutti possano infine sentirsi rassicurati circa la sopravvivenza di quel magico tesoro naturale.

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