Saverio Metere, architetto e poeta termolese

E poi ci sarà la… sessantena, la… settantena… Ho superato anche i cinquanta giorni di domiciliari!… Ma quando potrò, finalmente, cominciare di nuovo a vivere normalmente?!

BRESSO – Mi mancano le piccole cose che sono diventate grandi e gli impossibili desideri: andare al bar a prendermi un caffè; prendere il bus o il metrò senza ottemperare a tutte le prove di ritocome la mascherina, i guanti, la distanza regolamentare; andare a mangiare in un ristorante esclusivo una bella zuppa di pesce o una bistecca alla fiorentina servito da un cameriere contento di poter finalmente lavorare senza problemi. E ancora: baciare i miei figli e i miei nipoti sulle guance, andarmi a fare una passeggiata o una corsetta senza essere fermato da qualcuno delle forze dell’ordine. 

Tutte cose che normalmente si facevano prima che il virus ci devastasse la vita. Ma è tutto molto lontano! Anche se mi sforzo di vedere il bicchiere mezzo pieno, non vedo l’ora di poter prenotare un viaggio di andata per Termoli e farmi una bella passeggiata ‘n ganne a máre cioè sulla riva del mare o lungo il molo del porto ‘a bbanchenèlle o andare a vedere l’alba a Rio Vivo col sole che nasce dal mare e tramonta sul mare dietro la Maiella solo noi abbiamo queste visuali esclusive quasi… ultraterrene!

Leggo che dopo il 4 maggio i bambini torneranno ad uscire accompagnati da persone che li assistono perché i genitori dovranno tornare a lavorare. Speriamo! Qualcosa, quindi, si sta movendo: le coppie si ameranno di nuovo, gli amanti si ameranno di nuovo, i fidanzati si baceranno di nuovo e i bambini giocheranno di nuovo! Si potranno fare delle piccole riunioni con l’accortezza di seguire le regole. Insomma, il mondo lentamente rinascerà dando ragione anche a Gianni Morandi che, per consolarci canta quel tormentone “…vedrai che il mondo cambierà, le sue ferite guarirà; l’amore no, non può morire, sarebbe come dire che questa è la fine…”. Per far sì che ciò non accada dovremmo, forse, comportarci in modo più corretto con la natura che fino a ieri abbiamo maltrattato con la nostra incuria, la nostra superficialità e dabbenaggine. Solo così ci potrà essere per tutti una prova d’appello! 

La terra sarà di nuovo generosa con noi!

Una cosa, però, mi preoccupa. Io faccio parte di quegli anziani che sono più soggetti a “beccarsi” il malefico virus. Dovremmo restare in casa obbligatoriamente a norma di legge! Non è giusto! La Legge, la nostra Costituzione all’articolo 3 così recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Insomma, la legge, È O NON È UGUALE PER TUTTI? Sembrerebbe proprio di no, se acconsentisse a quanto sopra.  Gli anziani diventerebbero dei… fuori-legge? Hanno già pagato pesantemente con la vita la loro permanenza nelle Case di Cura dove sono deceduti a centinaia. Sembra quasi che diano fastidio ai politici che si vogliono levare di torno i pochi che ancora sono in circolazione (sic!). Non è sarcasmo! È quello che potrebbe accadere se si prendesse in considerazione una decisione del genere! Sembra un’assurdità ma proprio questa è la proposta che vogliono fare i nostri politici. Sembra più una fragilità del sistema che un provvedimento che tende a trovare le soluzioni per ristabilire un bene comune.

Abbiamo bisogno di mettere in campo nuovi valori per non tornare come prima, valorizzare il nostro vasto territorio ridando fiducia all’uomo con iniziative che interessino la collettività. Si deve prendere esempio da quanto è successo per essere migliori, diventare un’umanità più responsabile che guardi la terra non come uno strumento per accrescere il bene materiale, il proprio tornaconto. Il bene comune consiste nel dare a tutti la possibilità di vivere dignitosamente. 

E allora?! Ripristiniamo gli esercizi commerciali, i musei, le biblioteche, i luoghi di culto e di svago, i giardini, le spiagge, le città d’arte. Possediamo un patrimonio artistico culturale da fare invidia a tutti i paesi del mondo! E quest’anno, RESTIAMO TUTTI IN ITALIA A GODERCI LA NOSTRA BELLA NAZIONE! Possiamo farcela! Possiamo vivere solo con quello che abbiamo ed essere felici.

Tutti!

Dopo il fatidico 4 maggio restiamo, quindi, nelle nostre case. Quando la mattina ci alzeremo, pensando a tutto ciò, ricordiamoci le parole che disse il compianto giudice Borrelli: ”… come testamento morale, come estremo baluardo della questione morale e per ridare dignità all’uomo bisogna… RESISTERE! RESISTERE! RESISTERE!

Saverio Metere

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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.