TERMOLI _ Per Federpesca è necessario un Piano finanziario di sostegno per attenuare l’impatto dell’entrata in vigore delle Misure tecniche per la pesca nel Mediterraneo. Un vero e proprio ciclone si sta abbattendo sulla pesca italiana e occorre correre ai ripari: questa, in sintesi, la conclusione dei lavori della Giunta Esecutiva di FEDERPESCA, appositamente riunitasi per esaminare le conseguenze dell’applicazione delle misure tecniche per la pesca nel Mediterraneo, che entreranno a pieno regime dal prossimo 1° giugno. Tali misure tecniche sono state più volte annunciate e sinora rinviate (la proposta iniziale risale al 2001) anche grazie alla netta opposizione di tutte le associazioni di categoria dei Paesi comunitari interessati ed al pressing esercitato sui rispettivi governi: ricordiamo la minoranza di blocco dei Ministri della pesca comunitari, sapientemente condotta dall’Italia che nel 2005 impedì l’approvazione di un testo assai più penalizzante dell’attuale; ma ancora il 29 marzo scorso l’Italia ha chiesto una proroga nell’entrata in vigore, riscuotendo l’appoggio degli altri governi dei Paesi Membri del Mediterraneo, ma l’opposizione del Commissario europeo Damanaki.

Le nuove misure consistono in un pacchetto di regole riformulanti minuziosamente l’attività di pesca (ampliamento delle maglie, distanza dalla costa ove poter operare, composizione delle attrezzature e dei calamenti, taglie minime che non tengono in nessun conto la realtà biologica delle specie ittiche del Mediterraneo), il cui unico risultato certo sarà quello di deprimere i ricavi delle imprese ed i salari degli occupati senza offrire alcuna certezza neanche di salvaguardia delle risorse ittiche. La Giunta di Federpesca si interroga infatti sul senso di porre pesanti limitazioni alle attività della sola flotta comunitaria operante nel bacino mediterraneo quando lo sforzo di pesca viene esercitato, in maniera cospicua, nelle stesse zone e sui medesimi stock ittici, dalle flotte da pesca dei Paesi terzi rivieraschi del Mediterraneo ed anche dai pescherecci battenti bandiere di Paesi estranei al Mediterraneo: buon senso vorrebbe che nella medesima area si applicassero simultaneamente regole comuni da parte di tutte le flotte pescherecce, evitando fughe in avanti della Commissione europea che danneggiano insensatamente ed unilateralmente le flotte comunitarie, Italia in testa, senza garantire nemmeno la conservazione degli stock ittici e dell’ambiente marino in generale.

Chiediamo che l’Europa si assuma le proprie responsabilità e nell’impossibilità di ulteriori proroghe o deroghe, ponga parzialmente riparo al danno causato, varando un piano di sostegno finanziario per imprese e lavoratori del naviglio operante con reti da traino, quello maggiormente colpito dalle nuove misure: un segmento che da solo rappresenta il 60% della flotta nazionale in termini di stazza (95.499 TSL), impiega direttamente circa 10.000 addetti, per un volume di affari di circa 600 milioni di euro, pari a quasi il 40% dell’intero fatturato ittico”.

Questo – afferma il Direttore di Federpesca Luigi Giannini a conclusione dei lavori della Giunta – è l’appello affidato al Ministro fin dal Consiglio dei Ministri della pesca dell’Unione europea che si terrà a Lussemburgo nei giorni 19 e 20 aprile. In mancanza di risposte adeguate la Giunta Esecutiva di FEDERPESCA ha deliberato di assumere ogni lecita forma di protesta, anche eclatante, per impedire la messa in liquidazione di un comparto fondamentale per l’economia nazionale. L’associazione Armatori Pesca del Molise, aderente a Federpesca, parteciperà attivamente a tutte le iniziative in tal senso tramite il proprio rappresentante, coordinatore regionale Basso Cannarsa, dopo essersi riunita in assemblea nei prossimi giorni.

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