Come non riconoscere nei ragazzi di oggi gli emuli di questi personaggi Beat, come il viaggiare in autostop, il portare lo zainetto, il tirare tardi fino a notte inoltrata, per citare solo gli esempi pù appariscenti di un modo di vivere che, all’epoca, tagliava tutti i ponti col passato? In effetti il movimento artistico e letterario sviluppatosi alla fine degli anni 50 negli Stati Uniti, fu una grande utopia che nacque all’interno di un gruppo di amici che , saturi della società nella quale vivevano, delle regole e dei tabù, erano alla ricerca di nuove regole di vita.
I Beatnik erano sempre in fuga da una realtà che appariva limitata, che non rappresentava i loro bisogni interiori. Si avvicinarono a diverse e variegate forme di spiritualità, come il taoismo, il buddismo, il cattolicesimo. Jack Kerouac coniò il termine beat, connotazione positiva, in senso spirituale, connesso al termine beatitudine.
Lo spettacolo proposto da LALTROTHETARO sotto la regia di Ugo Ciarfeo, intende ripercorrere, attraverso recitazioni e letture, quegli anni frenetici, per offrire al pubblico una visione oggettiva e al tempo stesso coinvolgente. Con i 17 bravi interpreti della Compagnia LALTROTHETARO, entreremo nel mondo della Beat Generation, nel linguaggio , nei comportamenti , nei vizi e nei loro sogni, per cercare di capire perchè essi- i Beatnik – si sentivano già vecchi nel mondo che li aveva generati , ma con l’incessante desiderio di diventare i protagonisti di un nuovo mondo, che forse non sarebbe mai arrivato. Come ebbe a dire Kerouac: “La Beat Generation è un gruppo di bambini all’angolo della strada che parlano della fine del mondo”.
Bruno D’Apice