TERMOLI – Oramai da alcuni anni la data dell’ 8 marzo”, in tutto il mondo, è diventata simbolo dello sciopero internazionale delle donne, momento di lotta e sensibilizzazione sulla condizione di sfruttamento, violenza e precarietà nella quale vivono ancora milioni di donne nel mondo, anche nei paesi ad economia avanzata.
Pur raccogliendo l’appello del garante alla sospensione dello sciopero e delle manifestazioni pubbliche per evitare ulteriori contagi, vogliamo sottolineare come le ragioni alla base della piattaforma del movimento internazionale “Non una di meno” restano valide e di urgente soluzione; tali ragioni sono ancora più evidenti nei momenti di emergenza e di crisi come quelli che stiamo vivendo a livello sociale ed economico.
Innanzitutto la precarietà lavorativa è una prassi ancora dilagante che spesso non permette di uscire dal tunnel della violenza domestica, a causa della mancanza di autosufficienza economica. Inoltre, come dimostrano gli studi condotti in Italia nei percorsi di assunzione al lavoro le persone vengono trattate in modo diverso in base ad alcune loro caratteristiche relative al sesso, all’età, all’orientamento sessuale, all’aspetto fisico. In alcuni ambienti lavorativi, le donne vengono discriminate per l’ aspetto fisico o per la presenza dei figli. L’Italia è un paese che non investe abbastanza nei servizi per donne lavoratrici, per la cura delle persone disabili o anziane e per l’infanzia, così il lavoro di cura, quasi sempre a carico delle donne, oltre a non essere affatto retribuito, diventa un obbligo che male si concilia con il lavoro e i suoi tempi.
E quando un lavoro c’è, le donne continuano ad essere vittime di discriminazione salariale. Per l’ONU le donne guadagnano mediamente il 23% meno degli uomini. Questo fenomeno, noto come Gender pay Cap, è dovuto a una serie di fattori: la sottovalutazione del lavoro delle donne, il livello delle qualifiche, la necessità di accettare lavori part-time o malpagati.
Sappiamo che in questo momento critico lavoratrici e lavoratori in nero o precari sono in grande difficoltà, rischiano di perdere quel minimo di reddito senza tutele. Facciamo appello alle istituzioni e alle parti sociali affinchè le ragioni dell’ 8 marzo non restino inascoltate come sempre.
La vera autodeterminazione delle donne è ancora un cammino da percorrere, noi siamo a disposizione.
Associazione Mai più sole-Non una di meno Termoli