Paolo Frattura (foto myNews.iT)
Paolo Frattura (foto myNews.iT)
TERMOLI – Riceviamo e pubblichiamo lettera aperta di Antonio Olivastro all’indirizzo del Presidente della Giunta regionale Paolo Di Laura Frattura sullo stato delle cose in Molise.

Il basso Molise topograficamente pianeggiante in leggero declivio e ondulato si presta in larga misura alla coltivazione dei cereali, almeno così l’hanno inteso i nostri avi. Stante però l’abbassamento dei prezzi, per la concorrenza globale di terre più estese, la coltivazione dei cereali in Molise è diventata nel tempo molto problematica. Laonde si potrebbero coltivare le vigne, ma con la benedizione dell’acqua del fiume Biferno, che consente l’irrigazione dei campi, si possono coltivare giardini di eccellenze e orti. Questa scelta è avvalorata oltre che dalla continuità del lavoro che si protrae per tutto l’anno, dalla redditività più alta e dalla considerazione che le eccellenze enogastronomiche italiane sono richieste e non temono confronti in nessuna parte del globo. E sarebbe superfluo elencare i marchi più prestigiosi che pure si vorrebbero delocalizzare. La vera italianità il marchio doc sono le eccellenze, sulle quali anche il senno molisano si deve spremere, se vuole risalire in dignità sul piano economico e culturale.

L’acqua che non meritiamo. Quante sorgenti ha il fiume Biferno? In latino si chiamava Tifernus ed era un dio; nei suoi boschi vivevano le ninfe i fauni. Nasce da tre sorgenti principali: quella della Maiella; quella di Pietracadute; terza quella di Rio Freddo. A Santa Maria dei Rivoli è possibile attingere acqua senza impianti di potabilizzazione, non ritenuti necessari. Riceve a destra il Quirino e a sinistra il Callora; ma complessivamente gli affluenti sono 45. Dopo avere percorso 96 km sfocia sulla costa adriatica nei pressi di Termoli. Quando il Biferno passa per Boiano si chiama Calderai, naturalmente per l’impoverimento di acqua e per l’inquinamento costituiva un immagine imbarazzante. Nel ’60 fu scavata una galleria sotto il Matese, poteva servire per collegare il Molise con Napoli e Roma. Invece è servita a carpire i 3/4 delle sorgenti per convogliare acqua a Napoli, che ne ha più del Molise, ma barbaramente inquinata. A che serve l’acqua? Da bere e a irrigare i campi. Potevamo portare l’acqua su tutti i cocuzzoli del Molise e non lo abbiamo fatto; si poteva irrigare tutto il basso Molise ed è stato fatto per meno di un terzo. Foggia non ha acqua eppure ha agito come se l’avesse. Clicco su Foggia e si apre il consorzio che ha costituito il polo di raccolta contrattazioni ed esposizioni delle produzioni agroalimentari e ortofrutticole. La Euro&MedFood ogni anno allestisce il Salone specializzato sulla Filiera Agroalimentare del Mondo Cooperativo. Clicco su Termoli e c’è l’usciolino del Nucleo Industriale che sta per chiudere; insisto e sento il balbettio della FIAT che non lavora. Questa parabola la ripetiamo da molti lustri, oltre non c’è niente! Continuiamo a ripetere che il Molise è piccolo, il Molise è povero. E’ povera la nostra testa!

Con un clik 10 mila posti di lavoro. Qual è la differenza tra coltivare una serra e coltivare a grano? In un ettaro di serra a colture pregiate mediamente si possono impiegare tutti i giorni dell’anno oltre dieci persone; cento ettari di terra messi a grano possono essere lavorati da una sola persona e non ci campa una famiglia di cinque persone. Nel Molise viviamo così, perciò aspettiamo i polentoni del nord che portano le fabbriche a casa nostra. Ci piace fare le pecore; ci piace questuare, convinti che chiagnere e fottere sia l’espediente più remunerativo. Viceversa le cooperative ortofrutticole sono imprese cooperative che svolgono attività di raccolta lavorazione trasformazione e commercializzazione di ortaggi e frutta conferita dai soci produttori.

Chiunque può investire in una serra, il consorzio serve a coordinare le filiere dell’agroalimentare, in grado con gli indotti di offrire lavoro a diecimila giovani: dall’informatico al chimico all’agronomo ai tecnici di ogni settore. Questi sono i progetti di sviluppo del territorio che l’UE aspetta di finanziare e i molisani disconoscono. In stretta collaborazione col mondo cooperativo, l’Università di Foggia preme per giungere alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti della IV gamma, per intenderci le insalate già pronte in busta. La regione leader in questo settore è la Campania. Se non ci fosse la televisione, a mostrarci le coltivazioni protette in serre estese come campi di calcio, nemmeno sapremmo che esistono. Invece la Campania è a due passi, bisognerebbe portarci le scuole a contemplare settori di agricoltura dove si lavora in camice bianco. Bisogna trovare il coraggio di fondare cooperative di giovani ai quali dare le terre; la formazione deve seguire questo iter. Qual è la situazione delle terre molisane? E’ che i figli mandati a scuola e diventati genitori hanno abbandonato l’agricoltura preferendo lavori di ufficio. Sono rimasti i nonni a coltivare la terra con la rotazione di sempre: grano, girasoli, concimi; concimi, girasoli, grano.

Per portare il Molise fuori dallo stallo, la Giunta del Governatore Paolo di Laura Frattura dovrebbe con procedura d’urgenza votare tre leggi che sono basilari per avviare una fase di sviluppo economico e culturale della Regione. Prima legge: Tutto il territorio della Regione Molise si converte al verde biologico. Seconda legge: Il Molise protegge con il logo tutti i suoi prodotti agroalimentari ed enogastronomici. Terza legge: Si istituiscono due consorzi per la filiera dell’agroalimentare da dislocare nei massimi bacini di acqua e di utenza: basso Molise ed alto Molise. E’ un salto di cultura che la Regione è obbligata a compiere. Confcooperative significa confederazione cooperative italiane, detta anche rete o sistema che governa la filiera agricola che in Molise non c’è. In altre realtà si parla di filiera corta e campagna amica ospitate dalle città: “dove le persone possono incontrare e comprare direttamente il prodotto senza intermediazioni; dove si portano i prodotti locali nelle mense scolastiche; dove si creano i disciplinari per i cibi nelle mense; dove vanno sostenute le mense a km zero”.

Attivare politiche commerciali unitarie continuando a garantire standard qualitativi e tracciabilità del prodotto è la direzione nella quale si muovono le cooperative. C’è bisogno di incentivare le scuole agrarie; la formazione deve tendere ad allargare i concetti della cooperazione a prendere dimestichezza con le centrali Fedagri- Confcoopetative, Legacoop-Agroalimentare, Agci-Agrital, oggi riunite nell’alleanza delle cooperative italiane. Mentre il mondo a gran voce chiede GREEN ECONOMY e l’UE si mostra disponibile a finanziare i progetti per stimolare anche l’occupazione, l’agricoltura molisana si culla nel dolce far niente. L’economia molisana è pigra, perché siamo abituati a lavorare poche settimane e stare in panciolle tutto l’anno. Ma così ci poniamo tra i ricatti di Fruttagel e l’odore di letame della Granarolo.

Antonio Olivastro

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2 Commenti

  1. Verde biologico?
    Bisognerebbe capire cosa si intende per “convertire al verde biologico” tutto il territorio della Regione Molise? Perchè le regioni citate nel pezzo (Puglia e Campania) si sono per caso convertite per aver meritato il successo ottenuto? Signor Olivastro, lei forse non sa nemmeno cosa voglia dire “agricoltura biologica” e non sa nemmeno che la conversione al biologico non è un binario per il successo e la creazione dei posti di lavoro.