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CAMPOBASSO _ Quella di oggi è un’occasione importante per ricordare le milioni di vittime del genocidio nazista e per dimostrare che il nostro Molise, al pari dell’Italia, della Germania, dell’Europa e del mondo libero del 2013, ha realmente compreso quanto Primo Levi scriveva su Auschwitz in “Se questo è un uomo”: “Se dall’interno di un lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire nelle vostre case ciò che a noi viene inflitto qui”.

Un messaggio che poi effettivamente trapelò alla rottura dei cancelli del campo di sterminio di Auschwitz proprio il 27 gennaio 1945. Ciò in contrapposizione all’altro messaggio che i realizzatori di quei cancelli -che molti a giusta ragione indicavano come una delle porte dell’Inferno- vollero lanciare con la beffarda scritta postavi sopra: “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi). Quel 27 gennaio l’umanità intera entrò con i soldati sovietici nel lager e improvvisamente si trovò di fronte ad un incubo che neanche la più fervida fantasia di un affermato scrittore di horror avrebbe potuto immaginare: un vero e proprio genocidio programmato, progettato e realizzato con un efficiente sistema industriale che non aveva conosciuto precedenti nella storia dell’uomo.

Nelle settimane successive, altri campi sarebbero stati liberati e da altre “porte dell’inferno” si sarebbe udito il grido di milioni di internati che denunciava ciò che avevano dovuto subire ingiustamente da altri uomini come loro. Da quel momento l’umanità e la Storia non avrebbero potuto fare a meno di interrogarsi sul come e sul perché ciò fosse accaduto. In tante parti del mondo oggi si ricordano quegli eventi; tutti siamo chiamati ad onorare coloro i quali trovarono la fine della loro esistenza terrena ad opera dei nazisti, non prima di aver subito violenze, prevaricazioni, oltraggi, umiliazioni e soprusi di ogni genere. Una memoria che deve essere collettiva e da cui deve scaturire l’impegno di tutti i Paesi del mondo, ma anche dei loro singoli cittadini, ad accettare l’invito di Levi, a fare in modo che nessuno abbia a subire nelle proprie case, ma anche in qualsiasi altro luogo del mondo, ciò che venne inflitto in quei lager. Mi auguro dunque che oggi, e nella prossima settimana, nelle scuole e nei punti di incontro istituzionali e civili, si possa vivere la memoria della Shoah con partecipazione, con commozione e con umana condivisione.

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