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Simone CosciaTERMOLI – A termine di questa estate climaticamente incerta, d’un tratto  il ceto politico-professionale molisano si  è improvvisamente ridestato dal suo sereno torpore a causa della ennesima proposta di “Riforma della Giustizia”,  così come prospettata dal neo ministro Orlando dell’attuale Governo Renzi. Naturalmente, dei 12 punti previsti dal ministro proponente (responsabilità civile dei magistrati, reato di falso in bilancio, intercettazioni telefoniche, tribunali specializzati ecc…), quello che ha creato scompiglio e reale attenzione nostrana è  quello previsto al punto 11 riguardante la “razionalizzazione della geografia giudiziaria”, dove si enunciano due semplici regolette:
a) abbandonare la regola che ha imposto di mantenere almeno tre tribunali per ogni distretto di corte di appello;

b) rimuovere il divieto di soppressione dei tribunali con sede nei capoluoghi di provincia, a prescindere dalla conformità ad altri parametri funzionali.

In pratica, l’applicazione dei sopra indicati principi, potrebbero determinare la chiusura della Corte d’appello di Campobasso e di uno o più Tribunali presenti nella nostra amata regione.

E ovvio che tale riforma – a parte la questione specifica dell’organizzazione giudiziaria – se attuata avrebbe deflagranti  conseguenze economiche sulla nostra regione, difatti più di qualcuno ne ha  prospettato il prodromo per la sua sostanziale cancellazione. Le levate di scudi e le altisonanti dichiarazioni di guerra in difesa dell’attuale assetto giudiziario non sono di certo mancate,  sia da parte delle associazioni di categoria, nonché  della totalità dei politici (- avvocati), molti dei quali sedicenti ortodossi renziani.

E’ difatti paradossale la circostanza dove  flotte di  neo “politici rottamatori” (o sedicenti tali), immortalati con tanto di foto a fianco del neo Cesare, oggi si trovano nella condizione di rischiare loro stessi tale decantata rottamazione e di passare alla storia come gli ultimi dei moicani.

Il problema della razionalizzazione delle sedi giudiziarie, può essere anche “ matematicamente” ineccepibile ma  il taglio dei servizi, in una realtà come quella molisana, può avere conseguenze devastanti che possono arrivare fino alla vera e propria negazione del diritto alla giustizia.

Il governo dei “riformatori ad ogni costo” sembra procedere come se le innovazioni tecnologiche che dovrebbero compensare il venir meno delle sedi fisiche dei servizi fossero già attive e rodate da diversi anni. Invece si procede  ponendo il carro davanti i buoi, tagliando i servizi senza tener conto delle distanze e dei relativi tempi di percorrenza necessari ai cittadini per poter fruire degli stessi. Viene così a crearsi una evidente disparità di accesso ai servizi pubblici tra chi vive in aree densamente popolate e chi invece vive in luoghi con una popolazione numericamente più scarsa.

O dobbiamo credere che il ministro Orlando illustrerà insieme alla riforma sulla “desertificazione dei servizi giudiziari” anche il brevetto e la prossima messa in opera del “teletrasporto renziano” fulgido esempio di risparmio ed efficienza della futura Italia dalle “magnifiche sorti intergalattiche”

Il problema, secondo me, è anche metodologicamente mal posto dall’attuale governo sotto l’aspetto organizzativo istituzionale. In vero, prima di procedere alla c.d. “razionalizzazione” (o meglio sarebbe dire disintegrazione) dei servizi pubblici, si dovrebbe eventualmente riorganizzare tutto il territorio statale in nuovi aggregati territoriali efficienti e solo dopo prevedere i relativi servizi (giudiziari, ospedalieri, universitari ecc..).

Sentite però le lacunose e per lo più fumose dichiarazioni dei nostri (legali !) rappresentanti locali e nazionali, dovremmo comunque ringraziarli almeno da un punto di vista dogmatico. Sarà anche grazie alla loro cieca sottomissione che il nuovo titolo V della nostra Costituzione conterrà l’istituzione di un nuovo tipo di ente territoriale.

Il Molise sarà “orgogliosamente” la prima regione a “Statuto ridotto”.

Avv. Simone Coscia.