Mi permetto qui di esprimere una calda speranza. Ora devono profilarsi figure nobili, capaci, animate da generoso istinto di eroica dedizione. Non è più il tempo per ipotetici furbastri, imbonitori da mercatino, incantatori avidi, cacciatori di privilegi, accaparratori del potere. Sappiamo che su Tremiti vivono anche individualità straordinarie dall’animo schietto, dotate di qualità notevoli, orientate all’idea prioritaria del bene comune.
In tale contesto, auspicherei (non in politica, ma nella vita) la nascita di una nuova maggioranza che possa mostrarsi coesa nel creare progetti di generale utilità, anche a dispetto delle insidie. Infatti la precarietà delle contingenze potrebbe presentare d’altro canto attrattive ghiotte per una minoranza, pur sempre sparuta, di occasionali affaristi indulgenti alle comode attrattive di una facile speculazione. Se fino a qualche tempo addietro era di quotidiano rilievo assistere a tante contese di ordine economico, ideologico, politico, allo stato attuale i sintomi del cambiamento sono avvertibili nell’atmosfera. La frattura fra le principali fazioni politiche si era fatta via via sempre più profonda, tanto da renderne la fattispecie pressoché insanabile, anche perché all’interno delle stesse germogliavano di continuo parecchie frange reciprocamente antagoniste, governate da malanimo astioso. Adesso, pur nell’emergere di un cauto ottimismo, si percepisce ancora l’incombere di un pericolo, riconducibile alla consapevolezza (da me più volte rilevata) che il principio ispiratore atteso da questa gente discenda generalmente dall’attenzione primaria di ciascun individuo per il proprio interesse spicciolo.
Al tempo stesso non possiamo tuttavia rinnegare un pregio che ha sempre motivato la solidarietà di cui è capace questa comunità davvero sorprendente per operosità, ingegno e sacrificio. Al di là dei commenti pessimisti, chi ne conosce le doti, non ha mai abbandonato la speranza di vedere superata quella superficiale debolezza di molti tremitesi. La ragione riesce finalmente a pilotare l’istintivo attaccamento del cittadino agli utili del proprio lavoro, facendone confluire gli effetti nella consapevole individuazione dei frutti connessi all’eventuale coesione delle varie forze produttive. Non si può dubitare che una rinnovata impostazione intellettuale nel senso suddetto andrebbe a tradursi in progressivi vantaggi propulsori a loro volta di evoluzione civile ed economica. E’ certo al tempo stesso come la maturazione di tanti effetti benefici scaturirebbe da cambiamenti realizzabili nello specifico pur lasciando praticamente intatte le risorse dei singoli e il loro rispettivo rendimento.
Nella mentalità dei residenti, è dunque probabile che stia prendendo a generarsi un cambiamento radicale. Sarebbero in parecchi ormai a riconoscere che alla lunga non si prospera certo guardando soltanto alle proprie bottegucce senza neppure considerare la necessità di unirsi per creare una vera forza, sana ed efficiente ad ogni livello, mirata a un fine primario. Migliorare lo stato dei vari settori che producono ricchezza.
Le imprese commerciali, le tradizionali attività marinare, le strutture ricettive la cui economia è regolata dal turismo hanno bisogno di organigrammi precisamente congegnati. Innanzi tutto un’associazione turistica, come regolarmente avviene senza eccezioni a livello nazionale in tutti i comprensori, da quelli maggiori fino ai più piccoli. Al momento non esiste manco una Pro Loco.
Contestualmente alla partenza degli acquirenti, i mercanti hanno sempre chiuso bottega migrando pure loro per terre più confortevoli. Nessuno – meno di tutti chi regge le redini della carrozza pubblica – ha mai ritenuto conveniente un’azione mirata a indirizzi di rinnovate strategie. Non posso negare di essere stato più volte pervaso dal sospetto (forse un po’ troppo malizioso) che fosse proprio il potere politico a speculare sull’ignoranza, soffiando sulle tendenze più deteriori di una parte dell’elettorato. Certo sarebbe facile, per pura ipotesi, pilotare una comunità all’interno della quale ciascuno si limitasse a seguire gelosamente il proprio interesse, ignaro dell’esistenza di posizioni ben più ragionevoli e soprattutto molto meno dilanianti. L’errore fondamentale di tale ipotesi speculativa consiste tuttavia nell’omissione di un valore fondamentale, individuabile nella qualità stessa dei migliori cittadini. E’ il filone più ricco dal quale attingere in chiave di un futuro straordinario prodigo di rinnovato benessere.
Un sodalizio che raccogliesse tutte le attività interessate al turismo non è impossibile, né risulterebbe troppo costoso, se ciascuno contribuisse mese per mese, con importi di entità commisurata al giro d’affari e alle specifiche possibilità dell’azienda. Abbattere l’invidia, dunque, e con essa la maldicenza che ne è figlia primogenita. Siccome gli effetti deleteri di tali sentimenti negativi gioverebbero soltanto ad eventuali mire perverse di chi volesse fondarvi un potere sostenuto da graziose concessioni, la loro distruzione diviene così un’ulteriore necessità vitale, un imperativo sociale per la cittadinanza delle Isole Tremiti. Ma nessuno pensi di essere più furbo degli altri. Ecco perché si profila più che mai reale il riemergere promettente della coscienza etica quale roccaforte del necessario impulso, una bussola preziosa per indicare il cammino mirato a un futuro luminoso, quella luce splendida che accende in ogni angolo del mondo civile la speranza di costruire un ambiente ospitale per le generazioni a venire. In fondo, le strade capaci di favorire la costituzione di modelli sociali più evoluti fanno sempre capo al medesimo principio elementare. Lo prescrive senza mezzi termini la ragione: fare corpo unico, formare una forza veramente attiva, efficace, insuperabile forse, capace di rigettare i limiti dell’egoismo cieco. E’ una concezione impossibile a edificarsi sull’invidia, pericoloso cancro la cui estensione patologica ha imperversato a lungo incontrastata nell’aura che avvolge le splendide Isole. E, mi si consenta il dubbio, al decremento lamentato per la qualità del clima e per la pulizia dell’ambiente potrebbe avere interagito il meccanismo strumentale di una speculazione mirata localizzabile in certa politica velenosa. Secondo un mio personale intuito applicato a puntuale analisi sociologica, con la decadenza intellettuale a favore di certi meccanismi economici, si profilava nel recente passato la premonizione di un infausto sfacelo ambientale.
Lo spauracchio della speculazione edilizia, primo catalizzatore dell’eventuale degrado, pare tuttor
Ed è così che i luoghi monumentali della nostra madre terra – soprattutto gli autentici santuari della natura e della storia -, potrebbero risultare profanati non solo dalla distratta indifferenza dell’uomo comune, ma soprattutto dal cinismo imperante nella politica.
All’interno della politica stessa, pressoché ridotta a mestiere, abbiamo visto generarsi un progressivo detrimento, divenuto gradualmente insanabile. Lo ripeto da sempre: è andato purtroppo dissolto il contenuto etico del pensiero che rappresentava un tempo la prerogativa nobile dell’uomo pubblico, mentre nell’immaginario volgare abbiamo visto il termine “politica” ridursi al rango di una squallida parolaccia. Ma si avvertono chiari, come ho detto sopra, tutti i sintomi del cambiamento. Attendiamone con fiducia gli effetti benefici, perché la parabola discendente pare ormai arrestata. La gente si mostra sempre più decisa ad affrontare le emergenze descritte. Purtroppo l’Amministrazione municipale, cui attualmente le Isole appartengono, negli ultimi tempi ha operato come diavolo preferiva. Lo stesso ex primo cittadino era parso in molti frangenti ragionare da proprietario di quelle terre la cui gestione gli venne affidata per una corretta riorganizzazione di tutte le emergenze connesse ai bisogni della popolazione. La realtà innegabile è un dato che sta sotto gli occhi di chiunque, provato di fatto sulla pelle dei residenti,.
Chi non vivesse il dramma quotidiano della popolazione locale potrebbe stentare a comprendere ad esempio in quale tragedia si traduca un’eventuale penalizzazione circa la frequenza invernale dei collegamenti marittimi con la terraferma. Pare una storia d’altri tempi, eppure nell’anno di grazia 2011 la gente si vede ancora oppressa dall’angoscia di una vita costretta negli angusti meandri della precarietà. I pochi residenti – quegli ammirevoli “eroi” che di recente ho voluto encomiare in un mio articolo – debbono tormentarsi quotidianamente nell’incertezza sull’arrivo del pane, dei viveri, della nave cisterna con l’acqua. Perché la fornitura idrica perviene ancora con la cisterna, dal momento che il dissalatore venne dismesso ormai alcuni anni addietro, appena costruito. Un altro scheletro nell’armadio comunale?
Il Comune, anziché porsi con coraggio ad affrontare le difficoltà più drammatiche, ha tirato a campare in qualche modo, fra una trasvolata e l’altra del Sindaco verso la Libia. Il solo “coraggio” che gli viene riconosciuto da qualche sbrigativo supporter consisterebbe nell’aver affermato più o meno: “meglio Gheddafi che Al Qaeda”. Una bestemmia inqualificabile, secondo il mio parere. Per il disbrigo delle incombenze di prammatica il Comune stesso ha stipulato contratti temporanei, limitati alla durata di qualche mese, allevando così precari piuttosto che costituire nuove opportunità d’impiego per i giovani residenti che volessero accedere ai posti comunali tramite specifici concorsi pubblici. Le voci, probabilmente attendibili, che si sovrappongono in coro sono sempre le stesse: Anziché disperdere le risorse nella distribuzione di piccoli favori, sarebbe sacrosanto comporre il tessuto sociale in una visione articolata, un ragionevole progetto che si occupasse di riorganizzare l’arcipelago. Avrei osato sperare che l’amministrazione elaborasse un pensiero mirato con onestà intellettuale nella direzione suddetta, tanto da consentire ai residenti una vita migliore.
In conclusione, penso che la sola soluzione utile risiederebbe in un rinnovato assetto demografico capace di trattenere sul terreno delle isole la totalità dei residenti. Ciò comporterebbe anche l’interesse ad adeguare la ricettività, e quindi l’afflusso turistico, ad una piena continuità annuale. Non sono vuoti pensieri di prospettive inattuabili, ma possibilità concrete al cui realizzo necessitano soprattutto persone serie, amministratori responsabili e concreta volontà comune di sviluppo con amorevole riguardo alle umane aspirazioni, ai palpiti vitali, all’energia, al meraviglioso intelletto creativo della splendida realtà tremitese, intramontabile come la dimensione infinita dello spazio e del tempo.Il cambiamento auspicabile coinvolge in primo piano la tradizione, l’ambiente, la sopravvivenza stessa degli ultimi rappresentanti di un mondo sempre più ricco di fascino e di messaggi coinvolgenti. Il creato non consente ancora alla Terra di lasciar crescere in modo uniforme nel proprio contesto l’intero inventario del nostro mondo. Sotto lo stesso cielo troviamo sempre le riserve del patrimonio naturale, entro spazi straordinari le cui dimensioni devono essere così grandi che l’occhio vi si perde, ma l’immaginazione vi si ritrova. E’ questa meraviglia ad accompagnare in un’esistenza privilegiata la piccola comunità che popola le Isole Tremiti, sempre più immersa con l’animo nell’abbraccio dell’immensità marina.
In tale cumulo di sensazioni irrazionali lo spettatore sbigottito stenta ad ordinare un percorso attivo per la conoscenza e si ritrova così a vagare diviso fra realtà e suggestione, nell’aspirazione inesausta a rinvenire, fra reperti e frantumi, qualche simbolo ancora palpitante dell’armonia, del bello, dell’umanità.